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Economia

Ceta, il plauso di Coldiretti: "Lo stop del governo difende anche tipicità padovane"

Il presidente Massimo Bressan: "Oltre settanta sindaci della nostra provincia si erano espressi contro il trattato che minaccia il Prosciutto Dop, il Grana Padano e le altre produzioni a marchio"

Una scelta giusta non ratificare il Ceta, il trattato di libero scambio con il Ceta, una risposta dovuta anche ai sindaci padovani che si erano espressi contro l’accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia e le sue produzioni d’eccellenza, a partire dal Prosciutto Veneto Berico Euganeo e dal Grana Padano». Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova, accoglie con soddisfazione le dichiarazioni del Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio che ha annunciato l’intenzione del Governo di chiedere al Parlamento di non ratificare il trattato CETA e gli altri accordi simili, come del resto previsto nel contratto di governo. 

"Minaccia al made in Italy"

«I mesi scorsi si sono espressi contro il trattato che minaccia il vero made in Italy - aggiunge Bressan -oltre settanta sindaci padovani, votando l’ordine del giorno messo a punto da Coldiretti, insieme agli esponenti dei Consorzi di tutela Doc e Dop:  il Consorzio Prosciutto Veneto Berico Euganeo, il Consorzio Vini Colli Euganei, il Consorzio Vini Doc Bagnoli, il Consorzio Vini Doc Corti Benedettine e il  Consorzio Tipici Padovani e Radicchio Bianco Fior di Maserà.  E’ un chiaro segnale che arriva dalla nostra provincia a difesa dell’identità e della specificità del “made in Italy” agroalimentare che ha proprio nel legame con  territorio il suo valore aggiunto. Sono proprio i prodotti a marchio di qualità ad essere più esposti al rischio di contraffazione, con grave danno per il “made in Italy”, pensiamo ai nostri formaggi Dop, al Prosciutto Veneto Berico Euganeo Dop che ha il suo fulcro a Montagnana, ma anche ai cinque radicchi veneti a marchio Igp tutti prodotti nel padovano. Si allarga di giorno in giorno il fronte che chiede al Governo - aggiunge Giovanni Roncalli, direttore di Coldiretti Padova - di non compromettere il patrimonio del nostro settore primario e consegnare ad un mercato senza regole le nostre denominazioni d’origine. Nel Parlamento uscito dalle urne c’è peraltro una ampia maggioranza assoluta trasversale contraria al trattato, afferma la Coldiretti che è stata protagonista della mobilitazione NO CETA sul territorio nazionale insieme ad una inedita alleanza tra diverse organizzazioni Coldiretti, Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch". 

L'accordo

"L’accordo - aggiunge Roncalli -  è entrato in vigore in via provvisoria il 21 settembre 2017 in attesa di essere ratificato da tutti i Parlamenti degli Stati membri dell’Ue ma al momento, per le forti opposizioni, si sono espressi solo 11 Paesi su 28 ossia Danimarca, Lettonia, Estonia, Lituania, Malta, Spagna, Portogallo, Croazia, Repubblica Ceca, Austria e Finlandia. Per l’Italia l’opposizione è giustificata dal fatto che con il Ceta per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più’ prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali. La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma si è dimostrata essere soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi, dal Giappone al Messico, dall’Australia alla Nuova Zelanda fino ai Paesi del Sudamerica (Mercorsur) che sono stati così autorizzati a chiedere lo stesso tipo di concessioni. Su un totale di 292 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna tutela nel trattato. Il Ceta prevede l’azzeramento strutturale dei dazi per l’importazione dal Canada del grano dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosato nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia. E pesa anche l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia”. 

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