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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Commercio, Nicola Rossi: "E' allarme rosso"

Il presidente di Confesercenti: "Hanno deciso di farci chiudere tutti"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi

L’allarme del Presidente Rossi non lascia spazio a dubbi: la volontà di questo governo e dei partiti che lo sostengono è chiara, hanno deciso di distruggere il sistema distributivo delle nostre città. Gli allarmi che le organizzazioni del commercio hanno ripetutamente sollevato, sia a Padova che in Regione che a Roma, non sono serviti a nulla: si vuole continuare su questa strada.

Il Presidente Rossi, con concretezza ricorda i provvedimenti che dimostrano questa volontà: “Abbiamo cominciato con la liberalizzazione degli orari. In realtà si è solo autorizzata la grande distribuzione ad aprire tutte le domeniche spiegandoci (grazie alle mega ricerche Bocconiane commissionate dalla grande distribuzione) che aprendo di domenica sarebbero aumentate le vendite almeno di 3 / 4 punti percentuali. In realtà, dopo mesi di aperture domenicali le vendite sono crollate complessivamente del 6/7%, con , nella nostra provincia, perdite dall’8 al 12% per il sistema dei negozi, con il solo risultato (come avevamo ripetutamente denunciato) di  trasferire quote dalla piccola alla grande distribuzione ( circa il 4% in 6 mesi). Nella nostra provincia tutto il sistema commerciale in parte legato alle già concesse aperture festive ha subito un contraccolpo pesante, parlo dei negozi che operano nei comuni turistici, nelle città murate o in quelli che storicamente aprivano la domenica come Agna, Solesino e Bastia.

Si prosegue con la cosiddetta semplificazione, che di semplificazione non ha nulla e che invece continua ad eliminare i livelli di professionalità per l’ingresso nelle attività di distribuzione alimentari. Dal prossimo 14 settembre , in pratica, chiunque, con un semplice prestanome potrà aprire un bar, un ristorante, una gastronomia, un negozio di alimentari, una rosticceria ecc. e questo in barba alla tutela dei diritti dei consumatori. Infatti, continua Rossi, con la soppressione degli obblighi dei requisiti professionali per il commercio all’ingrosso di alimentari si aprono autostrade per l’abusivismo commerciale anche di prodotti alimentari al dettaglio. Ancora peggio per bar e gastronomie. Chiunque, anche chi non conosce una sola parola di Italiano, potrà aprire, grazie ad un semplice prestanome, un esercizio di vendita o somministrazione di alimenti e bevande, con il rischio di trovarci esercenti che non  sanno una parola di italiano, e che quindi non sono in grado di leggere neanche la data di scadenza dei prodotti venduti o somministrati, con i conseguenti rischi per la tutela della salute dei consumatori e della qualità del servizio offerto ai turisti.

Per ultimo, la perla di questi giorni, l’obbligo di pagare con bancomat per acquisti superiori ai 50 euro. Si tratta, continua Rossi, di un provvedimento blasfemo. Ancora una volta si vuol fare finta di essere cattivi con il sistema bancario mentre in realtà si continua ad aiutarlo. Lo abbiamo detto e testato ripetutamente. I nostri consumatori pagheranno con sistemi elettronici quando questi saranno semplici e con costi pari a zero. I provvedimenti che ci costringono a pagare in questo modo creano solo confusione e causano ulteriori costi.  Come possiamo dimenticarci che per un commerciante il pagamento con carte di credito ha un costo che varia da 0,5 al 2,5% del transato. Quando si impone il pagamento con sistemi elettronici non può il commerciante chiedere al cliente che tipo di carta utilizzare. O vogliamo far finta di credere che il governo imporrà il costo zero per le transazioni.  Sarebbe la barzelletta di settembre vista l’esperienza dei benzinai che dopo aver festeggiato il provvedimento governativo che imponeva il costo zero per transazioni fino a 100 euro si sono visti arrivare le disdette contrattuali dal sistema bancario e oggi pagano le commissioni.   Il pagamento con carte di credito lo stiamo spingendo da anni, continua Rossi, ma non lo si ottiene mediante obblighi legislativi, bensì riducendo ed in molti casi azzerando i costi di transazione.

Con questi provvedimenti, chiude Rossi, credo che l’osservatorio economico della Confesercenti provinciale dovrà rivedere le stime di chiusura entro il 31 dicembre, dai 300 esercizi ad almeno il doppio nella provincia, ed attenzione, anche se avremmo un saldo positivo tra aperture e chiusura in realtà avremmo una caduta delle professionalità e dell’offerta con gravi ripercussione non solo per il servizio e la competitività della rete distributiva ma anche per i presidi territoriali che i negozi rappresentano. Il rischio è che avremmo nuove aperture non di negozi che danno vita ad angoli della città bensì, come l’esperienza padovana insegna, ad angoli di degrado e di ghettizzazione.

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