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Economia

Tasse: entro il 17 giugno 65 adempimenti e quasi un miliardo da pagare per i padovani

Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha calcolato che i contribuenti del Veneto dovranno versare 4,9 miliardi di imposte, circa 970 milioni l’esborso di quelli padovani

Come ogni anno, il mese di giugno è cruciale per il pagamento delle tasse. Tra le scadenze previste ci sono alcune voci particolarmente pesanti per i contribuenti. In particolare, a consultare il calendario fiscale dell’Agenzia delle Entrate, non si può non restare colpiti dal fatto che il 17 giugno si assommino ben 65 adempimenti, fra cui 59 versamenti.

Tasi e Imu

Per citare solo gli appuntamenti principali, va ricordato che quello è l’ultimo giorno utile per pagare l’acconto su Imu e Tasi, tasse riguardo alle quali è venuto meno il divieto di aumento dei tributi locali rispetto al livello 2015, con la conseguenza che in molti Comuni le aliquote, in quella che sarà la successiva fase di saldo, potrebbero aumentare. Ovviamente non è tutto: i contribuenti a partita Iva che hanno scelto di pagare il dovuto a rate, con la prima quota il 18 marzo, dovranno saldare i contributi appunto entro il 17 giugno. Ma anche la Tasi va versata il 17 giugno e riguarda tutti i soggetti proprietari di casa con eccezione delle abitazioni principali non “di lusso”. Imprenditori, professionisti e lavoratori autonomi, dipendenti e pensionati, società ed enti non commerciali: quasi tutti gli italiani saranno chiamati a pagare. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha stimato che il peso che graverà sui contribuenti veneti sarà di circa 4,9 miliardi e che, in particolare, quello sui contribuenti padovani sarà di quasi un miliardo, ovvero 970 milioni, considerando imprese e famiglie.

Burocrazia asfissiante

«E all’ammontare delle cifre si aggiunge l’asfissiante peso della burocrazia, a dispetto dei proclami dei vari governi che si sono succeduti negli anni. Quello in carica, in particolare, si è presentato come il Governo del cambiamento, ma non ha cambiato nulla. Anzi, con il suo approccio tragicamente dilettantesco sembra perdere il controllo di ciò che già c’era», rileva Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «L’Italia continua a occupare posizioni di fondo classifica nella graduatoria del Paying Taxes della Banca mondiale-Pwc. L’ultima edizione del rapporto (del 2019, relativa al 2017), evidenzia come il total tax rate sia tornato a salire, assestandosi al 53,1%, rispetto al 48% dell’anno precedente. Per quanto riguarda poi il tempo necessario a una Pmi per svolgere alcuni adempimenti fiscali standard (calcolare e pagare l’imposta sulle società, l’Iva, le imposte sui salari e i contributi) siamo a 238 ore all’anno, lo stesso impiegato in Messico. Nell’Unione Europea soltanto Portogallo, Polonia, Ungheria e Bulgaria fanno peggio. Le incertezze interpretative complicano il quadro, rendendo il sistema simile a una giungla, come potrà confermare qualsiasi commercialista, costretto a barcamenarsi fra scadenze attese e possibili proroghe, spesso necessarie».

Soluzioni taumaturgiche

Ma quali sono le ragioni sottostanti? «Viene facile indicare un sistema che pretende dati a profusione dal contribuente rendendo il quadro fiscale farraginoso o ostile, come dimostra anche l’alto numero di contenziosi tributari. E poi sono da considerare i ritardi con cui l’amministrazione predispone gli strumenti indispensabili per mettere i contribuenti nella condizione di poter adempiere ai propri obblighi fiscali, basti pensare solo all’obbligo della fatturazione elettronica, introdotta a gennaio tra informazioni incomplete e istruzioni incerte. Chi ci governa continua a promettere soluzioni taumaturgiche, tra flat tax e nuovi condoni, ma di una vera semplificazione, oggi indispensabile come l’aria per respirare, non c’è traccia».

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