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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

«Guerra in Ucraina e prezzi alle stelle, prepariamoci a un anno complesso»: la previsione di Confartigianato

«L'aumento del prezzo delle materie prime farà inevitabilmente salire i costi di produzione delle attività manifatturiere, con danni durissimi da sopportare soprattutto per le piccole e medie imprese»

«A poche ore dall’avvio della invasione abbiamo visto gas e petrolio alle stelle, borse in picchiata, prezzi delle commodities come grano e alluminio impazziti. Qualsiasi sia lo scenario che si svilupperà ai confini tra Ucraina e Russia, l'Italia deve prepararsi ad un anno assai complesso: l'aumento del prezzo delle materie prime farà inevitabilmente salire i costi di produzione delle attività manifatturiere, con danni durissimi da sopportare soprattutto per le piccole e medie imprese». La preoccupazione è di Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Padova e Veneto che prosegue: «A gennaio l’Istat ha certificato un aumento dell’1,6% dell’inflazione su base mensile e del 4,8% su base annua (era +3,9% solo un mese fa), incremento che porta il tasso di inflazione al 3,9%, Top dal 1996. Un valore che rappresenta un massacro per le tasche delle famiglie che, oltre ai rincari delle bollette di luce e gas, dovranno fare ben presto i conti con prezzi al dettaglio sempre più elevati con il serio rischio che i consumi crollino come conseguenza del caro-vita. Consumi già al palo a causa della ridotta mobilità delle persone e della mancanza di turismo straniero».

Pandemie economiche

Aggiunge Boschetto: «Sono queste le nuove “pandemie economiche” a cui si deve dare una risposta. Il rischio di fronte a costi più che triplicati -sottolinea- è che si traducono in saracinesche abbassate o, in un futuro prossimo, in un rincaro sul prezzo al cliente (già vittima di un impoverimento del suo potere d'acquisto) che non fa altro che spaventare ulteriormente e rendere il futuro più nero. È importante rendere palese il grandissimo sforzo messo in atto dalle decine di migliaia di imprenditori artigiani che, schiacciati da un lato dal caro-commodities non energetiche, che a gennaio 2022 segna un +20,4%, dai prezzi all’importazione di beni intermedi - tipicamente materie prime e input produttivi - che a novembre 2021 salgono del 18% su base annua, dal deragliamento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas - secondo le tariffe approvate dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), nel primo trimestre 2022 un kWh di materia energia elettrica (per arrivare al costo totale vanno sommate le spese di trasporto, oneri e accisa) costa ad una micro impresa 4,6 volte (+360%) quello pagato un anno prima, mentre il costo di un metro cubo di materia gas naturale si è moltiplicato per 4,4 volte (+336%), riescono comunque ed incredibilmente a non scaricare ancora il problema sull’occupazione (per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, gli effetti si vedranno nei prossimi mesi) e soprattutto sulla clientela, visto che sempre ISTAT registra una “inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, stabile a +1,5%».

Aiuti

Denuncia infine il presidente Boschetto: «La funzione da ammortizzatore è però a tempo determinato e non più sostenibile. Soprattutto per le nostre filiere manifatturiere che si confrontano ogni giorno con i concorrenti europei (francesi e tedeschi soprattutto), Paesi in cui l’inflazione energetica è la metà di quella italiana. Non è più rinviabile un piano di emergenza economica. Basta palliativi, occorre uno sforzo complessivo di sostegno strutturale e definitivo accompagnato da una forte operazione di semplificazione normativa. È necessario attuare una riforma strutturale della bolletta elettrica che elimini gli assurdi squilibri che mettono in crescente difficoltà i piccoli imprenditori. E non è tutto: si sta aprendo anche un nuovo fronte, quello del credito. È importante che si arrivi rapidamente ad una proroga dell’efficacia del provvedimento di moratoria per le MPI per evitare quella che potrebbe delinearsi come una gravissima crisi e la chiusura di molte imprese. Insomma, la stagione della pandemia non è finita è solo cambiata e non va mollata la presa. Il sostegno del Governo è determinante e non deve mancare».

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