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Economia

Credito alle imprese, a settembre -6,8% i prestiti registrati a Padova

Secondo i dati della Banca d'Italia, la riduzione colpisce soprattutto il manifatturiero (-12,4%) e le imprese con meno di 20 addetti (-11,7%). Appello di Confindustria: "Nuovo patto tra imprese, banche e professionisti"

"Manca domanda e manca liquidità. Il peggioramento delle condizioni di offerta del credito è diventato un gravissimo problema, che pesa su imprese già provate dalla recessione. Quanto ancora possiamo resistere?". Questo il desolante affresco dipinto giovedì da Confindustria Padova attraverso il delegato al credito e finanza, Mario Ravagnan, dal convegno dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Padova, svoltosi nella sala convegni di Intesa Sanpaolo a Sarmeola di Rubano.

I DATI. La fotografia del corto circuito tra crisi economica e crisi di liquidità sta nei numeri che Banca d’Italia diffonde mensilmente. A settembre i prestiti alle imprese in Italia sono diminuiti su base annua per il diciassettesimo mese consecutivo (-7,5%). A Padova la frenata è stata analoga (-6,8%). Volgendo lo sguardo a prima della crisi, la distanza si allarga. A settembre 2008, prima della crisi, lo stock di finanziamenti alle imprese padovane era di 18 miliardi di euro, a settembre 2013 si è ridotto a poco più di 16 miliardi (-9,2%). Quasi 2 miliardi di impieghi evaporati. La riduzione colpisce soprattutto il manifatturiero (-12,4%) e le imprese con meno di 20 addetti (-11,7%).

SPEZZARE LA SPIRALE: LE PROPOSTE. "Serve uno choc positivo a sostegno dell’economia reale - ha proposto Ravagnan - Un nuovo patto tra imprese, istituti di credito e professionisti che metta in campo soluzioni concrete, praticabili e immediate per fare affluire liquidità alle imprese sane. È la condizione per spezzare la spirale crisi economica, crisi di liquidità e provare a svoltare. Se non c’è liquidità la tenuta del sistema è a rischio ed è difficile che le imprese tornino a investire. Alle banche chiediamo la capacità di “leggere” il potenziale di crescita di un’azienda, capacità che si è indebolita durante la crisi e che va pienamente recuperata. Significa andare in azienda, respirarne l’aria, visitare i reparti, conoscere i prodotti e i mercati, “leggere” il potenziale di crescita delle nostre imprese. Vuol dire anche usare forme di finanziamento ancora poco utilizzate, come il factoring, o alternative al credito bancario come i minibond, rendendoli accessibili ad aziende medie e piccole. Da parte nostra, dobbiamo far crescere la cultura finanziaria nelle nostre aziende, renderle sempre più trasparenti, capaci di presentare con professionalità agli istituti la propria idea di business".

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