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Domenica, 28 Aprile 2024
Economia Cittadella

Diga sul Vanoi, il progetto del Consorzio Brenta ancora sulla graticola ecologista

Il bacino è fortemente voluto in primis dalla Regione Veneto e dal Consorzio Brenta per combattere la penuria d'acqua nei comprensori: ma il Trentino, che sulla carta non era «stato informato», si oppone per gli elevatissimi rischi idrogeologici

Il caso della diga sul Vanoi tra Bellunese e Trentino, il serbatoio voluto dalla Regione Veneto per combattere la penuria d'acqua lungo il Brenta tra Bassanese, Vicentino e Padovano ma inviso alla Provincia autonoma per ragioni di impatto ambientale, è tornato al centro del dibattito dopo le polemiche delle settimane passate culminate con una invettiva del compositore Bepi De Marzi. Ieri 13 luglio la associazione ambientalista bassanese Aria,  con una nota di fuoco,, è uscita allo scoperto spiegando che il progetto caro alla giunta regionale veneta «non è né risolutivo né veramente green». Il 28 giugno poi quando il sindaco di Romano D'Ezzelino, il civico Simone Bontorin alle telecamere di Rete veneta aveva in qualche modo messo in discussione l'amplissima autonomia decisionale in capo alla amministrazione trentina, la politica della città del Concilio era andata in fibrillazione.

LA STILETTATA
Ad ogni modo a regime la diga, si legge nella nota, darebbe vita a un invaso da circa 33 milioni di metri cubi, eretta tra Veneto e Trentino, su un territorio la cui classe di pericolo nella  «Carta di sintesi della pericolosità» è a livello 4, cioè al massimo livello secondo quanto riportato da un'apposito censimento trentino. Si tratta di «un immenso bacino che sommergerebbe una valle trentina i cui versanti, testati negli anni '60 da esperti ingegneri e geologi, presentano cavità importanti a fianco del torrente, cavità ricche di sabbia e materiale cedevole. Basterebbe questo, a nostro avviso, per allarmare la popolazione tutta, risvegliando - si legge - atroci ricordi, indelebili ferite, che portano cuore e mente alla tragica sera del 9 ottobre 1963, la sera del disastro del Vajont».

IL PUTIFERIO
Non più tardi del 27 giugno infatti Vicenzatoday.it aveva dato conto del vero e proprio putiferio politico che l'opera (finanziata per la parte progettuale con un milione di euro con una intesa tra Regione Veneto e Consorzio Brenta con sede a Cittadella aveva scatenato. Un'opera i cui costi effettivi peraltro sono tutt'altro che certi anche se si parla di una cifra monstre, almeno a livello indicativo, di cento milioni di euro.

L'ATTACCO DI EUROPA VERDE
Il 10 luglio invece era stato il partito di Europa verde sia nel Bassense che nel Trentino a bocciare seccamente il progetto con una nota congiunta dopo che un ordine del giorno (ossia una raccomandazione alla giunta comunale) a favore della sua realizzazione era stato votato dalla maggioranza di centrodestra in seno al consiglio comunale di Bassano Del Grappa durante l'assise del 29 giugno.

LA BORDATA DI ANDREA ZANONI: «RISCHI DI FRANA»
E ieri frattanto si è levata contro il bacino una voce di peso. Quella del consigliere regionale veneto del Pd Andrea Zanoni. «Da sempre noi siamo favorevoli a invasi di dimensione medio-piccola capillarmente diffusi sul territorio. Pensare ad un'opera come  quella sul Vanoi, caratterizzata da criticità micidiali, a partire dai rischi di frana, costituisce un modo di affrontare i problemi, un approccio tipico degli anni '50». Fa sapere Zanoni ai taccuini di Vicenzatoday.it.

IL GORGOGLIO INTESTINALE DEL PD
Ora quella del consigliere trevigiano è un'uscita che fa gorgogliare i villi intestinali il centrosinistra e dei democratici in particolare che un anno fa, anche se in termini generali, quando il capogruppo dell'opposizione era il democratico Giacomo Possamai (da pochi giorni sindaco a Vicenza), votò alla unanimità l'opzione per sondare l'opera il cui progetto è stato per l'appunto appaltato al Consorzio Brenta, senza però che, almeno apparentemente, Palazzo Balbi avvisasse le autorità trentine. Cosa che aveva scatenato le ire del vicepresidente della stessa giunta trentina ossia Mario Tonina un civico che viene dato in avvicinamento al Patt (Partito per l'autonomia del Trentino e del Tirolo), anche perché per l'appunto proprio il numero due dell'esecutivo sostiene «di non essere stato mai informato» delle intenzioni di Venezia. Dopo le polemiche deflagrate sui media trentini e venti è stata la stessa giunta trentina (capitanata dal presidente Maurizio Fugatti del Carroccio) a sbattere la porta in faccia al piano coltivato in laguna da almeno un anno. Ora non è ancora dato sapere se quella di Zanoni sia una posizione preponderante nel Pd, giacché il partito in queste settimane infatti è rimasto in silenzio. Di contro però è un fatto che Zanoni non partecipò «al voto» che all'unanimità a palazzo Ferro Fini aveva impegnato la giunta a spingere per un progetto caro i leghisti Roberto Ciambetti e Giuseppe Pan: il primo, sandricense, è il presidente del consiglio regionale: il secondo, cittadellese, è una delle punte di diamante del Carroccio in loco.

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