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Economia Monselice

Lavoratore investito in bicicletta, Adl Cobas accusa: «Aziende e comuni responsabili»

«Non si tratta di una morte accidentale ma di un omicidio sul lavoro frutto di scelte imprenditoriali che mettono all’ultimo posto salute e diritti dei lavoratori», reclamano con forza da ADL Cobas che hanno indetto un'iniziativa per mercoledì 28 dicembre di fronte alla sede di Agrologic

Una giornata di mobilitazione per sensibilizzare rispetto a un problema troppo sottovalutato, quello della sicurezza dei lavoratori che si recano nei luoghi di lavoro. Sono tantissimi i lavoratori che si muovono in bicicletta per raggiungere le sedi dei magazzini e delle aziende dove sono impiegati, fondamentale potersi spostare in sicurezza. Un aspetto che secondo Adl Cobas non viene neppure preso in considerazione. L'ultimo caso drammatico verificatosi proprio nella Bassa ha messo in evidenza questo tipo di problematica. Nella giornata di lunedì 21 dicembre infatti, è morto, dopo una settimana di agonia, Tsharet Secu, investito da un’auto mentre stava tornando dal magazzino Aspiag/Despar di Monselice in bicicletta alle 4 del mattino nei pressi di Battaglia Terme. «Non si tratta di una morte accidentale ma di un omicidio sul lavoro frutto di scelte imprenditoriali che mettono all’ultimo posto salute e diritti dei lavoratori», reclamano con forza da ADL Cobas. Per questo hanno indetto un presidio che si terrà mercoledì 28 dicembre di fronte alla sede di Agrologic. Già in settimana la Cgil aveva organizzato una iniziativa di fronte al Municipio di Monselice a cui hanno partecipato anche alcuni consiglieri comunali e la prima cittadina del comune della Bassa, Giorgia Bedin. 

Agrologic

«La costruzione del polo logistico Agrologic di proprietà di ASPIAG Service SRL, oltre ad  avere portato un ulteriore colpo alla già precaria situazione ambientale della bassa padovana (180.000 mq di cemento su un’area occupata di 300.000) su una zona agricola, più un inquinamento enorme dovuto alla circolazione di migliaia di camion), con l’inizio delle attività di logistica ha fatto emergere con estrema chiarezza come, per Aspiag e per chi ha concesso le autorizzazioni, ciò che conta sono solo ed esclusivamente i profitti, mentre sul come vengono piegate le vite delle persone  alle necessità della movimentazione delle merci, non conta nulla, tanto più se a subire gli effetti di tutto ciò sono migranti. Secu, assunto da una agenzia di lavoro interinale, Ova Work, con sede legale a Bucarest,  da settembre del 2021, con un contratto di lavoro a tempo determinato  e part time al 60 %,  già alla quinta proroga, è morto per questi motivi. Per poter avere un permesso di soggiorno, per poter vivere, ha dovuto accettare qualsiasi condizione, dovendo spostarsi in bici da Battaglia Terme a qualsiasi ora del giorno o della notte e con qualsiasi condizione climatica. Esattamente un anno fa, proprio davanti al polo logistico di Agrologic, di proprietà di Aspiag/Despar, avevamo denunciato, oltre alle condizioni di lavoro interne al magazzino, il problema legato alla viabilità, perché era una questione più che evidente. Alcuni lavoratori avevano denunciato da tempo di aver subito infortuni “in itinere” perché costretti a raggiungere il magazzino con monopattini e biciclette, a qualsiasi ora del giorno e della notte, sei giorni su sette, con qualsiasi condizione atmosferica, in una strada altamente trafficata, soprattutto dai mezzi pesanti». 

Mag Servizi e Aspiag

«Già dai primi incontri con  Mag Servizi e Aspiag avevamo chiesto che venissero fatti investimenti per poter permettere ai lavoratori di raggiungere il posto di lavoro in sicurezza, per esempio, che in attesa dei mezzi pubblici le aziende fornissero loro stesse dei bus navetta. Avevamo chiesto anche in tal senso che i turni di lavoro tenessero conto delle esigenze dei lavoratori, perchè era risaputo che la zona non fosse servita e che, come era ben noto soprattutto alla Mag Servizi, i dipendenti, non essendoci disponibilità di case nelle vicinanze, le avevano trovate in altri comuni o addirittura a Padova. Non solo le nostre richieste sono rimaste inascoltate, perché è stato evidente fin da subito che le Aziende sono interessate più al profitto che alle condizioni di vita dei lavoratori ed è in funzione di questo obiettivo che Aspiag e Mag Service hanno fatto e stanno facendo di tutto per eliminare la presenza di Adl Cobas da Aspiag. Aspiag ha investito 280 Milioni di euro per la costruzione di questo mostro di cemento, e ancora ne sta spendendo perché  l’impianto di domotica, celebrato sui media locali come grande investimento innovativo, da tre anni non è ancora in grado di funzionare, tanto da costringere l’azienda  a riaprire il magazzino ortofrutta di Padova pagando l’affitto ad Interporto».

Sicurezza

«Nessun euro però - proseguono dal sindacato di base -  è stato speso per la sicurezza dei lavoratori, anzi Despar e Mag servizi hanno cercato di risparmiare anche sulla forza lavoro, dato che la maggior parte dei lavoratori sono precari, assunti tramite Agenzie Interinali,  pagati con il minimo sindacale, con contratti a termine, rinnovati di mese in mese, e molto spesso sono ex richiedenti asilo, soggetti più fragili e facilmente ricattabili perché disposti a qualsiasi cosa pur di avere un lavoro per poter avere un permesso di soggiorno, come nel caso del povero Secu. Come nessun euro è stato speso a favore degli abitanti vicini all’impianto, ai quali avevano garantito la costruzione di barriere fonoassorbenti, per limitare l’inquinamento acustico provocato dai camion che entrano a qualsiasi ora del giorno e della notte».

Accusa

L'accusa di Adl Cobas è forte: «I responsabili di questo omicidio sul lavoro, perché di questo si tratta, sono in primo luogo Aspiag , enti pubblici e Comuni che, succubi del potere della Grande Distribuzione, permettono a queste grandi aziende di costruire e devastare il territorio, senza  mettere in  conto le conseguenze che queste scelte comportano, sia dal punto di vista umano che da quello ambientale, favorendo solo gli interessi e i profitti a discapito dei diritti che vengono sistematicamente calpestati».

                                      

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