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Negozi di vicinato, il "grido d'allarme": almeno duemila hanno chiuso o lavorano in perdita

Chiudono i negozi, le città si desertificano: è un grido d'allarme giornaliero, dai mercati a sotto Salone, dai negozi di quartiere a quelli dei comuni minori

Chiudono i negozi, le città si desertificano: è un grido d’allarme giornaliero, dai mercati a sotto Salone, dai negozi di quartiere a quelli dei comuni minori. "È il tema dell'ultimo decennio. Tra grande distribuzione, e-commerce, la totale deregolamentazione delle aperture (tutte le domeniche e le festività aperto), a cui va aggiunta la grande possibilità di mobilità dei consumatori, i negozi di vicinato hanno visto ridursi il loro mercato di circa il 6% negli ultimi 3 anni e di circa il 13% dal 2006". A parlare è il direttore di Confesercenti Padova, Maurizio Francescon.

I DATI. "Solo nella provincia di Padova, i negozi di vicinato hanno perso in 10 anni 650 milioni di ricavi - spiega Francescon - significa che mediamente questi negozi hanno perso circa 60mila euro di ricavi annui e che almeno 2.000 commercianti hanno chiuso i battenti o stanno lavorando in perdita in attesa della pensione. Ed ecco allora la chiusura di negozi storici in tutta la provincia, il grido d'allarme di Sotto Salone, ma anche le difficoltà nei mercati o la crisi nei quartieri e nei comuni più piccoli".

"I SINGOLI EVENTI NON BASTANO". "Troppo spesso abbiamo pensato che si possa rispondere alle nuove esigenze dei consumatori organizzando mega eventi, riempendo i centri storici di persone. Notti bianche, Black Friday, o altre iniziative. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: pienone di gente ma affari nei negozi limitati. Questa non è la strada giusta - continua Francescon - l'obiettivo non è rendere occasionalmente attrattivo il centro o il quartiere; obiettivo deve essere quello di costruire e definire, all'interno delle aree urbane, un sistema commerciale, una rete di piccole attività che siano loro per prime attrattive. La capacità attrattiva non è l'evento ma l'organizzazione dei negozi che devono saper costruire un'offerta di prodotti e di servizi altamente competitiva, con attività di marketing, con capacita di accoglienza dei consumatori".

LA GUIDA DI UN MANAGER. "C'è una risposta quasi unica a questa situazione - conclude Francescon - dobbiamo gestire le attività economiche che operano nei centri urbani, nei quartieri, come si gestiscono le grandi aziende, attraverso accordi di rete tra i piccoli operatori e la guida di un manager. Questa è l'esperienza che Confesercenti sta portando avanti. Questa è a mio avviso l'unica strada percorribile per salvaguardare la qualità della vita nelle nostre città".

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