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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

"Troppe" sagre, la provocazione di Appe Padova: «La Regione multi le amministrazioni comunali»

Sotto accusa da parte dell'Associazione Provinciale Pubblici Esercizi di Padova le troppe feste organizzate unicamente per fini commerciali, che contribuiscono alla continua morìa di ristoranti e trattorie

Una provocazione: la richiesta di multare per inadempimento i Comuni che non hanno dato sèguito alla Deliberazione di Giunta Regionale n. 184 del febbraio 2017. Così l’Appe (Associazione Provinciale Pubblici Esercizi di Padova) cerca di catalizzare l’attenzione su un tema, quello delle sagre e feste paesane, che da anni esaspera le attività di ristorazione, trattoria e pizzeria.

La "provocazione"

Spiega Filippo Segato, segretario Appe: «Certo, non può che essere una provocazione, ma rende l’idea di quanto ormai la situazione sia diventata insostenibile per i pubblici esercizi, che sono letteralmente falcidiati da una concorrenza impari, in quanto svolta con agevolazioni e regole diverse rispetto a quelle dei ristoranti in sede fissa». Il riferimento è alle tante attività di pubblico esercizio che, negli ultimi anni, hanno chiuso, non solo per colpa delle sagre, ma sicuramente anche per colpa delle sagre. «Stiamo tenendo - conferma il segretario - una triste contabilità, che attesta come nel corso degli ultimi 10 anni abbiano chiuso circa 110 attività “storiche” di ristorazione: praticamente una al mese, ininterrottamente, per dieci anni consecutivi, un dato che fa venire i brividi, anche solo pensando ai posti di lavoro persi e all’indotto sulla filiera agroalimentare andato in fumo». Dall’altro lato, invece, ci sono quelle che, tecnicamente, sono attività temporanee di somministrazione, ma che in pratica si traducono in capannoni, feste, sagre ed eventi, sempre più numerosi, di durata sempre più lunga e sempre più diffusi su tutto il territorio provinciale. «Qualche anno fa ne avevamo censite oltre 400, ma abbiamo contezza che adesso il numero è ulteriormente lievitato, il che dimostra come i nostri appelli alle pubbliche amministrazioni siano caduti nel vuoto».

Il bilancio

È sconsolato il tono del segretario Segato nel commentare un primo, provvisorio bilancio delle sagre e feste varie svolte finora nel 2019: «Sono sconsolato e anche deluso, perché mi attendevo una tutela maggiore da parte delle amministrazioni locali, nei confronti delle attività di ristorazione, di trattoria, di pizzeria, che dalle centinaia di manifestazioni temporanee subiscono una concorrenza fortissima e, in qualche caso, letale». L’Associazione degli esercenti, tuttavia, ci tiene a precisare di non voler accusare indistintamente tutte le sagre e feste paesane, ma di contestare le organizzazioni imprenditoriali, spesso mascherate da associazioni, cooperative o enti senza scopo di lucro, che in realtà svolgono una vera e propria attività di somministrazione gestita come un’impresa, che si sposta di comune in comune, proponendo e realizzando feste ed eventi che hanno l’unico scopo di “fare cassetto”. «Abbiamo sempre affermato - dichiara Segato - che i ristoratori non sono assolutamente contrari alle tradizionali feste del patrono, organizzate dalle parrocchie, né alle feste locali organizzate dalle Proloco, né tantomeno alle feste che hanno reali scopi benefici, anzi spesso sono proprio gli stessi ristoratori a erogare contributi o ad essere coinvolti nello svolgimento».

La richiesta

Prosegue Filippo Segato: «Quello che non ci piace è che vengano svolte decine e decine di feste della birra, feste della primavera, dell’estate, dell’autunno, feste del pesce, feste irlandesi e quant’altro, organizzate da realtà che nulla hanno a che vedere con il territorio, che non hanno alcuno scopo benefico e che, in sostanza, “depredano” le attività di ristorazione senza lasciare alcun beneficio sul tessuto economico locale». L’invito, che Appe rinnova per l’ennesima volta alle Amministrazioni Comunali della provincia, è quello di dotarsi di un Regolamento di disciplina degli eventi temporanei, che preveda un calendario di svolgimento delle attività e, soprattutto, una serie di requisiti che un organizzatore deve rispettare, per poter svolgere l’evento. Tra questi, ad esempio, la collaborazione con i fornitori e con i ristoratori del territorio, al fine di promuovere e non di soffocare le imprese che, ricorda l’Associazione, con la loro attività danno lavoro, erogano servizi e accoglienza tutto l’anno (non solo nella bella stagione) e pagano le tasse (alcune anche comunali). «Per questo - conclude Segato - a nome dei 3.000 pubblici esercizi della provincia di Padova, che danno lavoro a oltre 20mila addetti e muovono un giro d’affari annuo di oltre mezzo miliardo di euro, chiediamo nuovamente ai Sindaci di dare seguito alla delibera di Giunta Regionale n. 184 del febbraio 2017 che finora è sostanzialmente rimasta lettera morta».

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