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Stop Ceta, già 20 Comuni padovani con Coldiretti: "Grave danno per il made in Italy”

Anche i Consorzi di tutela hanno già approvato la delibera per dire no al trattato Ue – Canada. “L’adozione di questa delibera – afferma il presidente Miotto - è un chiaro segnale che arriva dalla nostra provincia a difesa dell’identità e della specificità del prodotto”

Sono già 20 i Comuni della provincia di Padova che hanno approvato la delibera proposta da Coldiretti Padova per dire no al trattato Ceta di libero scambio tra e Ue-Canada. La presa di posizione di un’amministrazione comunale padovana su 10 arriva a supporto dell’azione di Coldiretti che in questi giorni registra anche il rinvio della legge di ratifica nell’agenda dei lavori del Senato di questa settimana. “L’adozione di questa delibera da parte dei Comuni padovani – afferma Federico Miotto, presidente di  Coldiretti  - è un chiaro segnale che arriva dalla nostra provincia a difesa dell’identità e della specificità del “made in Italy” agroalimentare che ha proprio nel legame con  territorio il suo valore aggiunto”. 

COMUNI. Ecco i Comuni che ad oggi hanno già approvato la delibera mentre ve ne sono altrettanti che la porteranno al più presto in giunta o consiglio comunale: Agna, Carmignano di Brenta, Castelbaldo, Cinto Euganeo, Cittadella, Conselve, Galliera Veneta, Gazzo Padovano, Granze, Lozzo Atestino, Masi, Montagnana, Piazzola sul Brenta, Rovolon, Saletto, San Giorgio in Bosco, San Martino di Lupari, San Pietro in Gu, Sant’Elena, Urbana.

OBIETTIVI. Grazie alla risposta di molti Sindaci – continua Miotto - si allarga di giorno in giorno il fronte che chiede al Governo e al Parlamento di non compromettere il patrimonio del nostro settore primario e consegnare ad un mercato senza regole le nostre denominazioni d’origine. Sono proprio i prodotti a marchio di qualità ad essere più esposti al rischio di contraffazione, con grave danno per il “made in Italy”. Un rischio che dobbiamo scongiurare con tutte le nostre forze. Il rinvio della ratifica in Senato è solo un primo obiettivo, per questo proseguiamo con maggiore determinazione nel coinvolgimento dei Comuni in questa azione che riteniamo doverosa per tutelare proprio i prodotti della nostra terra”.

CONSORZI. Non è un caso infatti che contro il Ceta i primi a prendere posizione e a schierarsi con gli agricoltori siano stati proprio i consorzi di tutela delle tipicità padovane:  il Consorzio Prosciutto Veneto Euganeo Berico, il Consorzio Vini Colli Euganei, il Consorzio Vini Doc Bagnoli, il Consorzio Vini Doc Corti Benedettine e il  Consorzio Tipici Padovani e Radicchio Bianco Fior di Maserà. 

MANCATA TUTELA. “Non possiamo rimanere indifferenti di fronte ad un trattato internazionale che per la prima volta legittima la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi e che meglio rappresentano il nostro settore primario, con ricadute negative dell’ordine di centinaia di milioni di euro“, aggiunge Miotto. “Il Ceta infatti, contrariamente a quando sostengono altri rappresentanti del mondo economico, non tutela la varietà e la distintività del nostro patrimonio agroalimentare, anzi dà esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali e locali.

PRODOTTI. "L’agricoltura padovana è fortemente minacciata da questa pericolosa deregulation un po’ in tutti i settori. - continua -Sul fronte dei radicchi, ad esempio, viene tutelato solamente il radicchio rosso di Treviso mentre sono esclusi gli altri quattro radicchi prodotti in provincia di Padova. Non va meglio per il nostro prosciutto Veneto Berico Euganeo, che ha a Montagnana uno dei principali centri di produzione e che dovrà confrontarsi con le imitazioni che richiamano nomi italiani. Proprio a Roma oggi abbiamo scovato una imitazione dell’Asiago, che pure dovrebbe essere tutelato con il Grana Padano, e che invece viene scopiazzato all’estero. A rischio anche il Montasio, prodotto anche nelle stalle dell’Alta Padovana. Difficoltà anche per gli asparagi veneti, di cui Padova è fra i principali produttori, che troveranno concorrenti che sfruttano l’italian souding ingannando i consumatori. Non è un caso che tanti Comuni siano al nostro fianco, rischiamo di veder scomparire un patrimonio economico del nostro territorio”.

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