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Tasse, per gli albergatori padovani si preannuncia autunno caldissimo

Imu e tasi fanno schizzare da 599 a 770 euro l'aggravio per ciascuna delle 3.038 camere degli hotel nel comune di Padova. Federalberghi: "Un salasso, molti non sanno se sapranno far fronte a tutte le scadenze"

Sul fronte delle tasse, l’autunno si preannuncia caldissimo. Un po’ per tutti, ma soprattutto per gli albergatori, che tra Imu e Tasi si vedranno costretti a pagare il 28,50% in più di quanto non avessero fatto lo scorso anno. L’analisi, puntuale e, al tempo stesso, spietata, arriva dall’Ascom Confcommercio di Padova che ha raccolto i dati relativi a 3.038 stanze (tante sono quelle presenti negli immobili destinati ad albergo nel comune di Padova, categoria D2) che, mediamente, tra Imu e Tasi, passeranno da 599 a 770 euro.

SALASSO SU BILANCI GIÀ IN ROSSO. "Quasi un 30% in più di tasse – commenta Monica Soranzo, presidente degli albergatori di Padova Hotels Federalberghi Ascom – non credo possa chiamarsi altro che 'salasso'. Se noi variassimo in un sol colpo il prezzo delle stanze di cotanta cifra i clienti non solo ci abbandonerebbero ma, per assurdo, potrebbero rivolgersi a chi ha compiti di controllo. La verità è che non solo il prezzo delle camere non aumenta, ma addirittura, per far fronte alla penuria di ospiti, gli albergatori sono costretti a diminuirlo. Purtroppo – continua Soranzo – la convinzione comune è che gli imprenditori possano 'scaricare' i costi con tranquillità e senza grossi problemi. La realtà delle cose è invece che noi non si scarica più nulla e quel quasi 30% in più ci resta sul groppone incidendo pesantemente su bilanci già in rosso".

AUMENTO RENDITE CATASTALI. Uno dei motivi di aumento è di carattere generale, nel senso che la base imponibile Imu fa riferimento ad un aumento delle rendite catastali rivalutate del 5% dal governo Monti. Così, se nel 2012 la rendita catastale degli immobili padovani D2 (alberghi) era di 2.616.469 euro (fonte Osservatorio mercato immobiliare Agenzia delle Entrate) adesso è pari a 2.747.292 euro, che dà origine ad una base imponibile Imu (con la rivalutazione operata dal coefficiente 65) pari a 178.573.980 euro. Il risultato è che se il gettito Imu per l’anno 2013 (base imponibile per aliquota 1,02) è stato pari a 1.821.454 euro, per l’anno 2014 (con aliquota all’1,04) diventa pari a 1.857.169 euro, cifra che sommata ad una Tasi (base imponibile per aliquota 0,27) pari a 482,149 euro dà un totale di poco meno che 2 milioni e 400 mila euro (esattamente 2.339.319) che, suddivisi per camera, danno per l’appunto quei 770 euro che sono un giogo pesante da sopportare per chi fa impresa alberghiera.

DIFFICOLTÀ A PAGARE. "Ed infatti – rivela la presidente degli albergatori dell’Ascom – la sopportazione non solo è già arrivata al limite, ma lo ha superato. Più di un collega, infatti mi ha confessato di non essere in grado di pagare correttamente a tutte le scadenze". Un giogo che comunque l’Ascom prima (a titolo di ricorso-pilota) e alcuni alberghi poi, hanno già cercato di contrastare presentando a suo tempo istanza di rimborso al comune per l’Imu, atto necessario per procedere poi al ricorso vero e proprio da presentare alla commissione tributaria per ottenere la restituzione di quanto pagato. Una tassa, l’Imu, che l’Ascom ritiene illegittima per quanto riguarda gli immobili d’impresa, visto che la stessa Imu figura tra i costi indeducibili pur concorrendo alla determinazione del risultato economico dell’esercizio. In ogni caso Imu e Tasi sono solo la punta dell’iceberg. Iva, Irpef, contributi, addizionali, canone Rai e via di questo passo non è che siano spariti. Anzi. "Senza contare – conclude Soranzo – che c’è sempre la tassa di soggiorno che non grava direttamente su di noi (infatti è in capo ai clienti) ma finisce per rappresentare un aggravio che non aiuta di certo a riempire le camere".

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