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Economia

Tasse: 1 miliardo in due settimane per i padovani. Confapi: «É come pagare il reddito di cittadinanza a tutto il Sud»

A novembre i contribuenti italiani sono obbligati all'appuntamento con il fisco. Carlo Valerio: «Basta sproporzioni tra quello che il Veneto dà allo Stato e quello che riceve»

Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, considerata l’incidenza del Pil locale rapportato a quello nazionale, commenta la situazione dei contribuenti veneti e padovani. Con l'approssimarsi del 16 novembre, il commento del presidente Carlo Valerio è perentorio: «É evidente la sproporzione tra il contributo del Veneto alle casse dello Stato e il ritorno al territorio».

É ora di pagare

Le scadenze fiscali e tributarie si accavallano tra il 16 e il 30 novembre. La data che imprenditori e cittadini devono annotare è venerdì 16 novembre. Da quel giorno, per due settimane, si condensano le più pesanti scadenze fiscali e tributarie per i contribuenti italiani. Si comincerà con il versamento dell’Iva per il mese di ottobre e per il terzo trimestre dell’anno e il versamento delle ritenute Irpef di dipendenti e collaboratori. E si arriverà a venerdì 30 novembre, quando occorrerà provvedere agli acconti Irpef, Ires e Irap e all’invio telematico del modello Uniemens.

Confapi stila il report: ecco i costi per i padovani

Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’economia, nelle casse dello Stato finiranno 57 miliardi di euro, circa 2 miliardi in più rispetto al 2017. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, considerata l’incidenza del Pil locale rapportato a quello nazionale, ha stimato che il peso che graverà sui contribuenti veneti a novembre sarà di circa 5,25 miliardi mentre quello sui contribuenti padovani sarà di 1 miliardo e 39 milioni, considerando nell’insieme imprese, lavoratori dipendenti e possessori di altri redditi. Nello specifico, la voce che inciderà di più è quella relativa alla liquidazione dell’Iva (1,380 milioni in Veneto, 273 milioni a Padova), seguita dall’acconto Ires (1,288 milioni in Veneto, 255 milioni di euro a Padova) e dalle ritenute su dipendenti e collaboratori (1,058 e 209 milioni).

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Progetti per il territorio

Cosa si sarebbe potuto fare con questi soldi versati dai contribuenti del Veneto alle casse dello Stato? Ad esempio finanziare interamente per due volte i 2 miliardi e 258 milioni di euro dei lavori della Pedemontana, il più grande cantiere aperto oggi in Italia. O coprire dieci volte la cifra destinata alle famiglie della regione che soddisfano i requisiti per il reddito di cittadinanza, che, stando ai parametri che sembra saranno adottati, sono il 5,8% di quelle dell’intera Italia. O, sempre per restare sul tema reddito di cittadinanza, considerato che per la misura saranno stanziati 9 miliardi di euro e che le famiglie con i requisiti di ammissione sono per il 48,6% localizzate al Sud e nelle Isole, è come se i soldi dei contribuenti veneti coprissero interamente la quota loro destinata.

Italia, fanalino di coda

«Ovviamente i calcoli relativi a cosa si sarebbe potuto fare con le tasse versate sono solo provocazioni, ma, se chiamiamo in causa il reddito di cittadinanza, è per sottolineare come con questa misura si vadano a trasferire risorse da chi lavora a chi non lavora e quanto sia evidente la sproporzione tra il contributo del Veneto alle casse dello Stato e il ritorno al territorio. Non solo: il problema è che alla pressione dell’Erario si aggiunge quella della burocrazia», afferma Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «Cito quanto fatto notare dalla confederazione in una recente audizione alla Commissione Finanze della Camera dei deputati: nel rapporto internazionale che misura la “facilità” del sistema fiscale l’Italia si classifica ultima in Europa e 141esima nel mondo. Un imprenditore italiano medio effettua in un anno 15 versamenti al fisco, 6 in più di un suo collega tedesco, 7 in più di un inglese, di uno spagnolo o di un francese e 9 in più di uno svedese. Impieghiamo in media 238 ore annue per pagare le imposte, il 46% in più della media Ocse. Ecco: sono costi, tempo e risorse sottratte all’attività d’impresa».

Bisogna semplificare

La semplificazione si ottiene con una revisione profonda e razionale del sistema fiscale. «Ad esempio la base imponibile Irap è ormai molto simile a quella Ires e l’Irap e si configura sempre più come una addizionale dell’Ires. Una semplificazione potrebbe essere l’eliminazione della dichiarazione Irap e degli adempimenti connessi e la sua trasformazione in una percentuale aggiuntiva dell’Ires. Nonostante alcuni interventi di razionalizzazione e snellimento che si sono realizzati negli ultimi anni, il numero dei tributi è tutt’ora troppo elevato e determina un aggravio di costi sia per le imprese che rappresentiamo sia per la stessa pubblica amministrazione che deve gestirli. Per cui occorre realizzare, innanzitutto, una riduzione quantitativa degli stessi individuando due soli enti impositori, uno a livello nazionale e uno a livello regionale» conclude Carlo Valerio.

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