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Lunedì, 29 Aprile 2024
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"Sinfonia in rosso", il docu-dramma sulla Padova di fine anni Settanta

Un lungometraggio per non perdere la memoria dell'inizio del movimento studentesco. La testimonianza del sociologo Sabino Acquaviva restituisce una ricostruzione non del tutto storica, ma emozionale

Il Dipartimento dei beni culturali dell’università di Padova, con il sostegno della regione del Veneto, ha avviato l’importante fase ideativa e di ricerca per la realizzazione di "Sinfonia in rosso", lungometraggio, che avrà la consulenza scientifica di Carlo Alberto Zotti Minici, la produzione di Videolab di Michele Parisi e la regia di Toni Andreetta. Le riprese del progetto cinematografico sono già iniziate e mirano a realizzare un docu-dramma su Padova alla fine degli anni Settanta, periodo in cui prendeva piede il movimento studentesco.

SEMI DEL RANCORE IRRAZIONALE E DELL’ODIO. Toni Andreetta, regista, attore, professore al Dams di Padova in Teoria e pratica del documentario, per analizzare quegli anni, parte da una lunga intervista raccolta da uno dei testimoni più influenti di quel periodo: Sabino Acquaviva. “Gran parte della narrazione di questo lavoro - racconta Andreetta - attinge alla lunga e contraddittoria esperienza del sociologo Acquaviva quando, docente universitario e preside di Scienze politiche, fu testimone a Padova della rivolta studentesca alla fine degli anni ’70. Sabino ebbe modo di osservare quella rivolta allo stato nascente, indagando le motivazioni profonde dei ragazzi rivoltosi e scoprendo che spesso la legittima opposizione alle ingiustizie e ai privilegi, in una società in forte trasformazione, nascondeva i semi del rancore irrazionale e dell’odio, derivanti da vicende dolorose e frustranti vissute prima, in famiglia o a scuola, condizioni che spesso spingono l’animo umano a farsi ribelle ancor prima di vestire un’ideologia”.

RICOSTRUZIONE EMOZIONALE. Non si tratta di un documentario sugli anni di piombo di Padova, ma più precisamente di un docu-drama. Nella fase di ricerca e di ideazione, più che puntare sulla ricostruzione dei fatti, il regista ha preferito indagare le emozioni e le sensazioni oggi sedimentate nella memoria della gente e soprattutto di chi ha vissuto da vicino quelle fasi di lotta armata contro lo Stato, quando Padova, punto focale delle inquietudini giovanili, era divenuta città “laboratorio” di gruppi sovversivi ed eversivi e uno dei centri propulsori degli “opposti estremismi”.

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