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«Scienza medica e musica mi hanno salvata»: la storia a lieto fine di mamma Claudia

La donna, pianista e compositrice, ha scoperto prima di essere incinta e quindi di soffrire di una rarissima patologia cardiaca che colpisce un individuo ogni 25.000: pochi giorni dopo il parto le è stato impiantato un defibrillatore

Al cuore (talvolta) si comanda: è il giorno di San Valentino di due anni fa quando Claudia Minieri - pianista, compositrice e cantante - scopre di aspettare un bambino. Ma la gioia per la vita nascente dura poco: dieci giorni dopo la donna si presenta al Pronto soccorso dell’Ospedale Madre Teresa di Calcutta di Monselice con cardiopalmo, batticuore, mancanza di respiro. Aritmie ventricolari minacciose costringono al ricovero nell’Unità operativa complessa di Cardiologia diretta dal dottor Giampaolo Pasquetto. Tenuta sotto stretto monitoraggio, Claudia viene sottoposta a esami non invasivi per via del suo stato interessante, elettrocardiogramma e holter confermano le aritmie minacciose, e all'ecocardiogramma si riscontrano alterazioni. 

Claudia, Andrea e Lorenzo

Trasferita da Monselice per essere seguita presso l’Ospedale di Padova dalla professoressa Barbara Bauce, iniziano mirate terapie farmacologiche stante l’alto rischio di morte improvvisa. I mesi successivi sono un continuo andirivieni tra casa e ospedale con ricoveri ed ulteriori, periodici accertamenti clinici. Una prima diagnosi: Claudia soffre di una patologia rarissima, una cardiomiopatia che colpisce 1 individuo ogni 25.000. E la gravidanza comporta di per sé alterazioni cardio-circolatorie, aumentando lo stato di stress. «Ho attraversato un momento di forte crisi, di rabbia e disperazione - racconta la donna - molto importante è stato il ruolo del mio compagno Andrea». La gravidanza prosegue con le dovute precauzioni, sotto controllo strettissimo, monitoraggi continui, riposo assoluto a casa. Tempo che Claudia, diplomata al conservatorio in pianoforte, musica da camera e clavicembalo, trascorre suonando, componendo e sperimentando nuove melodie, dalla musica classica all’improvvisazione, dall’opera alla canzone pop e d’autore. Tutto fila liscio fino a metà settembre quando i medici decidono, una decina di giorni prima della data programmata del parto, per un ricovero anticipato che si prolunga fino alla nascita di Lorenzo. E che Claudia, a causa del suo stato, potrà abbracciare solo dopo 30 ore. Il tempo di pochi abbracci però, il rientro a casa, e subito si rende necessario per lei un ulteriore ricovero presso l’Ospedale di Padova con esami mirati ed approfonditi per stabilire finalmente l’esatta diagnosi, la somministrazione di nuovi farmaci, che però non bastano. Si decide per l’impianto di un defibrillatore. Claudia fa finalmente rientro a casa a Este, con Lorenzo e Andrea. Sta bene.

Gli appuntamenti

Claudia Minieri sarà la protagonista, con la sua storia e la sua musica, a “I suoni del cuore”, l’evento organizzato dall’associazione Amici del Cuore di Monselice, in collaborazione con l’Ulss 6 Euganea e la Fondazione per il tuo Cuore venerdì 14 febbraio (non a caso giorno di San Valentino) alle ore 20.45 presso l'auditorium dell’Istituto Kennedy di Monselice. Anticipa Claudia: «Celebrerò la mia esperienza di malattia e rinascita in musica proponendo una playlist di brani famosi, da me rivisitati. I medici e la musica hanno salvato la vita mia, e di mio figlio. In scaletta, “La vita è bella” di Nicola Piovani, perché sì, la mia vita è diventata meravigliosa». La serata sarà naturalmente l’occasione per parlare di morte improvvisa e di prevenzione. Il giorno seguente, sabato, si terrà (dalle ore 9) nell’Auditorium dell’Ospedale Madre Teresa di Calcutta di Monselice “Update in Cardiologia 2020” sull’evoluzione dei percorsi diagnostico-terapeutici delle patologie cardiovascolari. Spiega il dottor Giampaolo Pasquetto, direttore Uoc Cardiologia di Monselice e responsabile scientifico dell’Update: «Lo scopo del corso è presentare sia le innovazioni farmacologiche e tecnologiche, sie le nuove linee guida che caratterizzano la moderna Cardiologia. Questo anche e soprattutto per arrivare alla definizione di protocolli condivisi nell’ambito della nostra realtà coinvolgendo tutte le figure professionali interessate, per raggiungere il comune obiettivo di una maggiore sopravvivenza e una migliore qualità della vita dei nostri pazienti».

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