“1938-2018. Cosa significa una legge razziale”, incontro al Bo con Liliana Segre
Stück significa pezzo, in tedesco.
Uno Stück con matricola numero 75190, 32 chili di peso al 1 maggio del 1945, 15 di età. Uno Stück sopravvissuto a tre selezioni e una marcia della morte lunga 700 chilometri. Il 30 gennaio 1944, affronta un viaggio di una settimana su carro bestiame piombato per coprire 1.248 chilometri: dal binario 21 della Stazione centrale di Milano – a quello morto del campo di sterminio di Auschwitz.
Negli ultimi trent’anni Liliana Segre ha raccontato cosa significa essere uno Stück riuscito a sopravvivere al lager. Lo ha fatto modulando quel racconto e incidendo nella memoria di chi ascoltava nuovi particolari. Anche dettagli emersi con l’età, perché lei “tornata vecchia da Auschwitz” ha capito oggi, a quasi ottanta anni, cosa ha significato per un anziano essere deportato.
“Ricordo i vecchi con le gambe anchilosate dopo una settimana di viaggio in carro bestiame costretti a scendere dal treno tra urla, fischi, botte e latrati. Uno esce dalla sua testa in quei momenti, da se stesso, dalle sue gambe, dal suo cuore e si dice: ma sono proprio io? Io? Io? Io? Io? Erano tutti lì sul binario, divise in file. Separati gli uomini dalle donne. Accumunati dalla colpa di essere nati”.
La domanda è proprio questa: come si fa a immaginare tutto ciò? Può il racconto di un testimone, di uno Stück ritornato, restituire solo in parte tutto questo?
Eppure per Liliana Segre la marcia della vita è importante: “ho lottato con tutta me stessa per farcela e non cadere, una gamba dopo l’altra”.
E se a Palazzo Madama in veste di Senatrice a vita si descrive come una “vecchia signora che porta sul braccio il numero di Auschwitz” aggiunge subito “che ha il compito di ricordare e dare parola a chi non l’ha e soprattutto di aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze di che ci circonda. Di non anestetizzare le coscienze perché ognuno ha una responsabilità verso gli altri”.
Quel che non si può immaginare, si deve almeno capire. Capire dove tutto è iniziato. Capire un anno, il 1938. Una legge. Un manifesto e l’origine della “colpa di essere nati”.
Martedì 4 dicembre alle ore 15 in Aula Magna “Galileo Galilei” di Palazzo Bo, via VIII febbraio 2 a Padova, la senatrice della repubblica Liliana Segre dialoga le studentesse e gli studenti dell'Università di Padova, in occasione degli ottant'anni dalla promulgazione delle leggi razziali fasciste in Italia in un incontro dal titolo “1938-2018. Cosa significa una legge razziale”. Apre l'incontro il rettore dell'Ateneo Rosario Rizzuto. Introduce l'ospite Enrico Vitali, Università di Milano, presiede l'incontro Manlio Miele, docente dell'Università di Padova.
Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, è testimone dell'atroce realtà dei campi di concentramento nazisti. Di famiglia ebraica, aveva 8 anni quando venne espulsa da scuola, secondo quanto imponevano leggi razziali. Nel 1944 venne deportata al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati in quel campo,Liliana fu tra i venticinque sopravvissuti. Per molti anni Liliana, ancora ragazzina, non volle parlare pubblicamente della propria terribile esperienza. Da adulta iniziò a raccontare e per tutta la sua vita non smesso di portare testimonianza dell'inimmaginabile violenza umana.
Nel gennaio di quest'anno Liliana Segre è stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella "per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale".
Aggiornamento
I posti disponibili sono esauriti, sarà comunque possibile seguire l'evento in diretta streaming video sui canali Youtube e Facebook dell'Università di Padova.
Info web
https://ilbolive.unipd.it/it/event/19382018-cosa-significa-legge-razziale