A Este la mostra "Molteplicità"
L’esposizione pittorica “Molteplicità” (patrocinata dal Comune di Este) propone le recenti opere della serie omonima e delle serie “Residuali” e “Presagi” incentrate sulla ricerca della visione prospettica della realtà composta di piani molteplici stratificati e combinati in pieghe vitali e produttrici di senso. Nel doppio campo di pieghe della coscienza da una parte e di pieghe della materia dall’altra, nella molteplicità di linee spazializzanti le intuizioni pure, nuclei di potenza, quali i punti-piega, accelerano linee di fuga generatrici di creatività nella zona di scambio tra i due campi, nel divenire-altro (proiezione verso un differimento continuo), risarcendo la residualità impersonale e ristabilendo il punto zero dell’arte e dell’uomo.
La materia del reale e la materia dei fatti di coscienza sono costituiti da pieghe nelle pieghe ripiegate all’infinito in successione, dapprima nello spazio e poi nel tempo. Il prima e il dopo spazializzati entrano nel campo ottico formando linee stratificate di intrecci e, inspessendosi, di piani. Nel campo ottico essi piegano nei punti-piega o bordi-piega che producono a loro volta derivazioni, svolte, cambiamenti. Da punti fisici diventano punti di vista e infine punti metafisici: il punto-piega è il punto in cui la coscienza si proietta secondo il proprio punto di vista e per il quale esiste il mondo.
Le pieghe sono prima della coscienza e poi del mondo. La spazializzazione dei fatti di coscienza nel tempo attua un secondo io che sacrifica il primo io, più profondo, da cui si ha un residuo impersonale minore, quantitativo, ad uso sociale, necessario, ma che nega la propria intensità. Nel sistema-molteplicità di pieghe e punti-piega vi sono linee di fuga che non hanno né inizio né fine, senza regole cartesiane e prospettiche, che corrono in velocità sfuggendo alla razionalizzazione e alla normalizzazione. Le linee di fuga resistono alla riduzione a residuo impersonale. Sono linee di deterritorializzazione che si dirigono verso l’io profondo, l’io puro, l’io creativo, le intuizioni innate. Il piano di fuga svolta in uno scenario indeterminato, sfuocato, pieno di pieghe, adimensionale.
Tra i piani o tra i sistemi di molteplicità si aprono fratture che sono esse stesse linee-segmenti di fuga apparentemente riversanti di vuoto ma ridondanti di pieghe. Porte di entrata e di uscita permettono il passaggio dall’io superficiale all’io profondo, da una molteplicità all’altra, da una piega ad un’altra, da una possibilità ad un’altra all’infinito. Ma incombe il presagio che la stanza della memoria, organizzata e spazializzata nel tempo, si dissolva, perché la stratificazione non è fatta di piani mnemonici ma di intrecci di infinite possibilità (le pieghe) in cui naufragare.
ARTISTA: ANDREA SPINARDI. Conseguita la maturità classica e laureatosi in Architettura allo I.U.A.V., sperimenta l’espressione pittorica come traduzione grafica dei “fatti di coscienza”. Vive e lavora a Villanova del Ghebbo in provincia di Rovigo: www.spinardiandrea.com - spinardi70@gmail.com.