Notturni d’Arte - Gaspare Pacchierotti, divo apprezzato anche da Napoleone
Con l'appuntamento dei Notturni d’Arte di mercoledì 20 agosto alle ore 21 a Villa Pacchierotti Zemella, in via Chioggia 31 (alla Mandria), si entra nel mondo e nella dimora del grande sopranista Gaspare Pacchierotti (Fabriano 1740 – Padova 1821), che calcò le scene e le corti europee, in particolare quelle inglesi e che si fece seppellire proprio presso questa villa, alla sua morte avvenuta nel 1821. Una serata all'insegna della musica, grazie anche al concerto dell'ensemble Sans Souci, composta da Giuseppe Nalin (oboe barocco) e Pierluigi Polato (arciliuto), a cura del V.P.A. Villa Pacchierotti Association.
I Notturni d'Arte, giunti alla XXVIII edizione, sono organizzati dall'Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Padova con il contributo di Cassa di Risparmio del Veneto.
Nato a Fabriano (Ancona) il 21 maggio 1740, Pacchierotti studiò nella città natale; nel 1765 fu assunto alla Cappella di San Marco a Venezia; nella città lagunare avvenne la sua prima uscita ufficiale in un teatro d’opera nel 1766 e il debutto nel ruolo di primo soprano nel 1769. Del 1771 è la scrittura al San Carlo di Napoli, alla quale seguirono altri incarichi in varie città italiane: Bologna, Alessandria e Milano. Nel 1778 venne a Padova, per la stagione teatrale della fiera del Santo. Qui cantò al Teatro Nuovo nel Quinto Fabio del Bertoni. Il successo fu enorme: le cronache dell’epoca tramandano che "gli uomini ammattiscono e le donne svengono nei palchetti". Diventò il più grande cantante italiano dell’epoca, protagonista alla Scala di Milano così come a Londra. A tal punto giunse la sua fama che il cronista veneziano Luigi Ballarini così informò Daniele Dolfin, ambasciatore della Repubblica Serenissima a Parigi: "È arrivato il gran Pacchierotti che lo ammirano per le strade come fosse l’Imperatore".
Nel 1792 partecipò all’inaugurazione del Teatro La Fenice, eseguendo i Giochi d’Agrigento di Paisiello. Si trattò di una delle ultime apparizioni pubbliche di Gaspare. Poi, il "cigno" o "usignolo", come veniva acclamato, diede l’addio al palcoscenico, al culmine della celebrità concedendosi soltanto due ulteriori uscite pubbliche ufficiali, tra cui un concerto in onore di Napoleone Bonaparte, allora generale, nel 1797 a Padova, al quale fu costretto a partecipare nonostante i suoi sentimenti patriottici di fedeltà alla soppressa Serenissima. Il Bonaparte aveva una predilezione per le voci dei castrati; esisteva un biglietto, inviato dal Generale a Gaspare, che ricordava l’incontro tra i due e il ringraziamento di Napoleone a un divo che in quel momento certamente era di gran lunga più famoso di lui.
Nei primissimi anni dell’Ottocento il cantante decise di trasferirsi stabilmente a Padova, acquistando nel 1804 Ca’ Farsetti, situata tra Prato della Valle, il complesso monastico di Santa Giustina e l’Orto Botanico. La sua casa diventò un circolo intellettuale; tra i suoi ospiti, personaggi della levatura di Foscolo, Alfieri, Monti, Canova, Goldoni e i fratelli Gozzi. Anche il grande Rossini fu tra gli ospiti del palazzo padovano, e, benché fosse noto il contrasto in campo musicale tra i due, il compositore pesarese ammirava a tal punto l’arte del sopranista tanto da asserire: "Datemi un Pacchierotti e scriverò anche per lui". Un altro visitatore illustre fu Stendhal che a proposito del Pacchierotti affermò: "Sei conversazioni di musica con questo grande artista valgono più di tutti i libri che si possono leggere sull’argomento".
Il musico Gaspare Pacchierotti si spense a Padova il 28 ottobre 1821 e fu sepolto nell’oratorio della sua dimora di campagna alla periferia di Padova, in zona Mandria. Di impianto settecentesco, Villa Pacchierotti si presenta ancor oggi nella forma originaria a due piani, con coronatura finale a timpano triangolare. Davanti alla villa si stende la corte, affiancata dalla barchessa. A completare l’insieme è un piccolo oratorio, di elegante fattura, a pianta ottagonale, sottolineato da paraste con capitelli ionici, cornici sovrapposte e timpano triangolare.