"Questa è guerra!", 100 anni di conflitti messi a fuoco dalla fotografia
Questa è guerra! racconta un secolo di guerre attraverso 120 immagini , selezionate da Walter Guadagnini, tra le più emblematiche dei diversi conflitti.
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Ultimi giorni per “Questa è Guerra!”
Orario prolungato, visite a tema, performances
Ultimissimi giorni per chi non ha ancora avuto modo di immergersi, a Palazzo del Monte di Pietà in Piazza Duomo a Padova, nel racconto fotografico di un secolo di guerre nel mondo.
La mostra “Questa è guerra! 100 anni di conflitti messi a fuoco dalla fotografia” curata da Walter Guadagnini e proposta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, chiuderà i battenti, senza possibilità di proroga, domenica 31 maggio.
Per gli ultimi “due giorni”, la Fondazione propone alcune “occasioni speciali”. A partire dall’apertura straordinaria di sabato 30 maggio, giorno in cui la mostra prolungherà il suo orario di apertura dalle 21 alle 24. In quel lasso di tempo l’accesso sarà gratuito. Non solo: in mostra i visitatori saranno accolti da una performance del gruppo Abracalam che propone un percorso fatto di musica, canto e danze ispirati a testi e memorie della Grande Guerra.
Domenica 31 maggio, ultimo giorno di apertura, visita guidata gratuita intorno al tema “Reporter e reportage di Guerra”.
I grandi reporter, da Robert Capa, August Sander, Ernst Haas, Eugene Smith e Henri Cartier-Bresson ad Eugeny Chaldey sono tra le tante “firme” di “Questa è Guerra!”. Dietro ad ogni loro fotografia c’è la loro scelta sul cosa far vedere e cosa tenere nascosto. Per questo è fondamentale allenarsi a filtrare ciò che vediamo per approdare una corretta interpretazione e comprensione dei fatti.
Questo il filo conduttore, più che mai di attualità, della visita guidata gratuita, curata da ImmaginArte.
Per parteciparvi è sufficiente munirsi del biglietto di ingresso ridotto e attendere la partenza della visita alle 10.30.
Ingresso gratis per i papà, nella loro Festa, e in replica, la domenica
Non si tratta di esercizio di “par condicio” ma di un invito alle famiglie, in tutte le loro componenti, a visitare la grande mostra QUESTA E’ GUERRA! allestita a Palazzo del Monte di Pietà a Padova.
Così dopo aver accolto, lo scorso 8 marzo, le donne per la loro Festa, anche i papà avranno accesso gratuitamente all’esposizione promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
Accadrà in due diverse giornate, il 19 marzo, data in cui è in calendario la Festa del Papà, con replica il 22 marzo, ovvero la domenica successiva. “Il perché della doppia opportunità è presto detta: molti papà durante la settimana sono oggettivamente impossibilitati, essendo occupati al lavoro, ad accogliere il nostro invito”, affermano i responsabili della Fondazione. “Limitando l’opportunità di visita gratuita al solo 19 marzo, ci saremmo trovati con una iniziativa a valenza sicuramente simbolica ma senza possibilità di ricaduta effettiva”. Di qui la “replica” nella prima giornata festiva successiva al 19 marzo, ovvero domenica 22.
Sia il 19 che il 22 marzo, ingresso gratuito per tutti i papà che si presenteranno in biglietteria (entro le 18.00 nel caso di giovedì 19 marzo; entro le 19.00 nel caso di domenica 22 marzo).
Per informazioni e prenotazioni, contattare il Call Center allo 0425-460093 o mandare una mail all’indirizzo prenotazioni@palazzodelmonte.it
QUESTA E’ GUERRA!
100 anni di conflitti messi a fuoco dalla fotografia
Palazzo del Monte di Pietà, Piazza Duomo, 14 – Padova
www.questaeguerra.it
In onore della “Bella Partigiana”, 8 marzo gratuito per le signore alla mostra “Questa è guerra”.
SCOPRI CHI È LA “BELLA PARTIGIANA”
L’invenzione della fotografia cambia radicalmente la rappresentazione della guerra: il racconto diventa soprattutto immagine, sintesi, evidenza, emozione, con una diffusone planetaria prima inimmaginabile. La Grande Guerra, la Guerra Civile Spagnola, la Seconda Guerra Mondiale, il Vietnam producono reportages leggendari come quelli di Capa, Cartier-Bresson, Jones Griffiths. Le guerre recenti, in ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e quelle contemporanee e ancora in corso in Congo, Libia, Palestina, Sudan, sono testimoniate sempre più da cittadini-reporter. La guerra cambia e la fotografia guarda ad essa con occhi diversi. Questa mostra forte e appassionante documenta in quali modi la fotografia ha raccontato i grandi conflitti del passato e come racconta quelli di oggi. In un percorso ricco, ben documentato, attivamente coinvolgente.
La mostra – la prima del genere in Italia – presenta alcune caratteristiche particolari, che la rendono un evento in grado di attirare l'attenzione di un vasto pubblico di appassionati non solo di fotografia, ma anche di storia e di costume.
La scansione è quella cronologica tradizionale, che affronta le varie guerre che si sono succedute nel corso del XX secolo e all'inizio del XXI: la Prima Guerra Mondiale, la Guerra Civile Spagnola, la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra d'Algeria, la Guerra del Vietnam, quella serbo-bosniaca, il lungo conflitto medio-orientale, le guerre in diverse parti dell'Africa, dal Rwanda al Congo, l'attacco alle Torri Gemelle e la conseguente Guerra al Terrore e i più recenti focolai in Ucraina e ancora in Medio Oriente. Ma all'interno di queste vicende, sono stati individuati punti di vista particolari, che hanno caratterizzato il rapporto tra la guerra e la documentazione e la narrazione fotografica.
Per quanto riguarda la Prima Guerra Mondiale, ad esempio, l'accento cade sulle incredibili novità tecnologiche che questo conflitto ha sperimentato per la prima volta, ed ecco dunque le foto aeree, che trasformano il territorio in una composizione quasi astratta, le foto dei carri armati, nuovi strumenti di combattimento, e le stesse macchine fotografiche, che sono, per la prima volta nella storia, nelle mani dei soldati stessi, che inviano a casa o ricevono da casa i ricordi più preziosi. Tutte immagini che provengono dall'eccezionale e ancora poco studiato patrimonio del Museo della Terza Armata di Padova.
A questo proposito, particolare importanza ha la selezione di oltre 20 fotografie scattate dalla Principessa Anna Maria Borghese, nobildonna romana appassionata di fotografia e membro della Croce Rossa al fronte, straordinario esempio di come la fotografia abbia saputo raccontare la vita quotidiana dei soldati con la vera istantaneità delle prime macchine Kodak.
Allo stesso modo, anche la Guerra Civile Spagnola è narrata in prima persona dai miliziani di entrambe le fazioni, e dai numerosi giornali che hanno coperto fotograficamente l'evento come mai prima era successo. E proprio da uno di questi servizi compare una delle foto più celebri della mostra, e dell'intera storia della fotografia, il Miliziano Caduto di Robert Capa, autentica icona del XX secolo, che viene presentata assieme a un'altra immagine celeberrima, quella scattata da Gerda Taro – compagna di Capa – a una miliziana che si sta addestrando a sparare. E' questa un'altra caratteristica fondamentale della mostra: l'avvicinamento tra le foto degli amatori, dei protagonisti in prima persona degli eventi, e quelle dei grandi fotoreporter, a dimostrare come la fotografia sia stata davvero a tutti gli effetti il mezzo preferito di espressione e di racconto degli eventi nel corso del secolo. Ecco allora che la seconda Guerra Mondiale viene narrata dalle strepitose e preziosissime immagini dei giganti della fotografia del Novecento : Robert Capa, August Sander, Ernst Haas, Eugene Smith e Henri Cartier-Bresson, Bill Bandt, Eugeny Chaldey. Di tutti questi autori si sono privilegiate le immagini che raccontano non tanto le battaglie (solo la selezione di Smith è interamente dedicata ai soldati in battaglia), ma le conseguenze che la guerra ha portato alle popolazioni : ecco allora la documentazione oggettiva, spietata di Sander della Colonia prima e dopo i bombardamenti, le commoventi immagini del rientro a casa dei soldati austriaci in una Vienna in rovine di Ernst Haas, le strepitose, a volte drammatiche , a volte anche umoristiche immagini di Cartier-Bresson sui campi profughi, con la celebre icona della collaborazionista nazista additata da una sua vittima. Ma a fianco di queste, ecco anche le storie della Resistenza italiana, alcune ricostruite a posteriori e altre invece realizzate proprio sul campo da un partigiano il cui nome è rimasto, probabilmente storpiato, solo nella memoria di Robert Capa (a cui aveva affidato le immagini) ed è così passato alla storia.
Le distruzioni della guerra sono esemplificate dagli scatti realizzati a Dresda e Hiroshima dopo i bombardamenti, e da una parete di funghi atomici, prove fotografiche degli esperimenti continuati nel corso degli anni Cinquanta. Poi, la guerra di Algeria con i ritratti delle donne algerine di Marc Garanger e quella che è stata definita “l'ultima guerra fotografica”, quella del Vietnam. Qui Don Mc Cullin, Eve Arnold e Philip Jones Griffiths propongono tre sguardi diversi, che pongono però sempre in discussione la necessità di questa guerra, evidenziandone anche il carattere simbolico. Il racconto della guerra, da questo momento in poi, è affidato principalmente alla televisione; la fotografia, pur sempre presente sui campi di battaglia, diviene più uno strumento di riflessione, addirittura di discussione : per questo la mostra abbandona il reportage e trova invece immagini di grande potenza e incisività in alcune immagini realizzate da alcuni dei più importanti artisti del nostro tempo. La Beirut martoriata di Gabriele Basilico, le ricostruzioni storiche, da grande quadro di storia di Luc Delahaye, i colori allucinati di Richard Mosse che raccontano l'allucinata guerra in Congo, l'esperienza multimediale di Gilles Perress, le torri d'avvistamento israeliane che nella composizione di Taysir Batnjj diventano quasi delle opere d'arte concettuale, e infine due possibili conclusioni della mostra : da un lato la drammatica ostentazione delle giornate di rivolta ucraine da parte di Boris Mikhailov, che ritorna così a un tema “storico” dopo molti anni di sperimentazioni più specificamente sociali, dall'altro il progetto – interamente prodotto e finanziato per questa occasione – di Adam Broomberg & Oliver Chanarin, una delle coppie di artisti oggi maggiormente sulla cresta dell'onda, che da anni riflettono proprio sulla guerra e sul modo di rappresentarla, che mettono in luce come anche nel dramma della guerra possano esistere dei momenti in cui il caso può far sì che accada un lieto fine.
A queste immagini, si accompagnano poi i giornali del tempo, documentari, la possibilità di visitare siti web particolari che offrono spunti di riflessione sugli eventi e soprattutto sul rapporto tra guerra, fotografia, informazione e documentazione.
Una mostra realmente multimediale, con al centro le immagini, e gli uomini e le donne.