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Teatro Riviere / Via Livello, 32

Sara Lazzaro, la giovane attrice padovana sul palco del Teatro Verdi con "Le donne gelose"

Fa tappa al celebre teatro del capoluogo la commedia goldoniana cupa e brillante, che vede in scena Sara Lazzaro, talentuosa artista originaria della zona dei colli Euganei

Dall'1 al 5 febbraio il Teatro Verdi ospita lo spettacolo "Le donne gelose", particolarissima commedia di Carlo Goldoni che catapulta lo spettatore nell'atmosfera cupa e angosciante di una Venezia settecentesca in cui la gelosia fa da filo conduttore alle vicende dei protagonisti.

La direzione è del giovane e brillante Giorgio Sangati, che ha scelto di coniugare le caratteristiche tipicamente venete della commedia, come i costumi e l'uso del dialetto, con dettagli senza tempo e innovativi.

Uno dei personaggi di spicco è la giovane Orsetta, una "Lolita del ‘700" come l’ha definita il regista, impersonata da Sara Lazzaro, 33enne originaria di Rovolon, bilingue e una vita passata tra l'Italia, gli States e Londra.

Per PadovaOggi abbiamo incontrato Sara Lazzaro.

Ciao Sara, come ti senti a recitare nella tua città natale, su un palco illustre come quello del Teatro Verdi e in uno spettacolo squisitamente veneto?

Mercoledì sera è andata in scena la Prima ed è stata una bellissima iniziazione. É la prima volta che da professionista recito a Padova in una cornice così importante e proprio al Verdi ho mosso i primi passi nel mondo del teatro, ne ho ricordi davvero significativi. É stato come chiudere il cerchio.

Ricordi qualche aneddoto o momento particolare che ti lega al Verdi?

Uno degli spettacoli che più mi è rimasto impresso è “Giorni felici” di Beckett, con Giulia Lazzarini, a cui ho assistito proprio al Teatro Verdi. Avevo circa vent'anni, ma ricordo ancora di esserne rimasta stregata.

Lo spettacolo è in dialetto veneto: tu sei bilingue e hai vissuto a lungo all'estero, come è stato misurarti con la recitazione dialettale?

L'ironia è proprio nel recitare al Verdi e in dialetto, sono immersa nel Veneto a tutto tondo!
Ho madre americana e padre padovano, quindi in casa ho sempre vissuto il bilinguismo ma poco il dialetto, che ho invece imparato con gli amici e durante gli studi a Venezia.
La cosa più interessante è che il dialetto per noi è a tutti gli effetti una lingua straniera e tutti noi attori - veneti ma di zone diverse - ci siamo dovuti misurare con il veneziano del Settecento.
Per questo motivo in scena ci sono sovratitoli in italiano, fondametali per il pubblico persino a Venezia.

“Le donne gelose” è stato scritto nel 1752, e può sembrare un universo a parte rispetto alla realtà odierna. Esistono invece delle affinità tra le tematiche dello spettacolo e il mondo di oggi?

Assolutamente sì! La linea registica scelta da Giorgio Sangati è precisa, con una scenografia stilizzata e geometrica, che non richiama il passato ma uno spazio-tempo sospeso, a eccezione dei costumi iper-dettagliati e colorati, che spiccano sulla scena nera.
Mantenendoci il più possibile inerenti al testo originale, abbiamo ricreato la gelosia, l'invidia, l'azzardo come malattia, la società decadente e l'angoscia, che sono purtroppo caratteristiche della società odierna.

La forte attualità e la particolarità della messa in scena sembrano distaccarsi dalla cifra tipica delle commedie goldoniane, cosa ne pensi?

Giorgio Sangati è stato molto coraggioso decidendo di andare contro lo stereotipo goldoniano della commedia a battute veloci. Questo spettacolo è ricco di violenza e aggressività ma soprattutto, cosa bella e rara, lascia ampio spazio alle donne, che non sono le classiche donzelle del Settecento, ma caratteri forti e agguerriti.

Hai partecipato a film e serie tv di successo, anche il teatro potrebbe avere un così grande impatto sul pubblico se fosse più accessibile?

Io vengo dal teatro e cerco di occuparmi equamente sia di teatro che di cinema. Il teatro potenzialmento ha forse più forza rispetto al cinema, il problema è appunto l'accessibilità al mondo del teatro, che purtroppo appartiene troppo poco alla cultura italiana (e non solo) di oggi.

Il tuo lavoro ti porta costantemente in giro per il mondo, è un sacrificio o un valore aggiunto?

Vado sempre a giorni alterni. La vita vagabonda ha sempre un alone di avventura, è intrigante, ma a un certo punto diventa necessario avere un baricentro.
Un obiettivo di quest'anno è trovare una base, da cui potermi poi muovere. Avere un punto fisso a cui tornare è ciò che ti permette di spostarti!

Avrai altri impegni professionali nel prossimo futuro?

Oltre alla tournée mi stanno arrivando proposte sia di cinema sia di teatro, ma per scaramanzia non ne parlo ancora! Uscirà invece in tv il film “In arte Nino”, dedicato a Nino Manfredi, in cui interpreto uno dei suoi amori giovanili.

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