“Venezia e una fisarmonica. Storie di un cantastorie” al Ramin di Cadoneghe
Mercoledì prossimo, 14 dicembre, terza e ultima tappa di Radiomondo Festival 2016 all’auditorium Ramin di Cadoneghe. Alle ore 21 andrà in scena “Venezia e una fisarmonica. Storie di un cantastorie” con Gualtiero Bertelli, che sarà accompagnato sul palco da Paolo Favarido al pianoforte, Domenico Santaniello al contrabbasso e violoncello e Maurizio Camardi ai fiati.
Gualtiero Bertelli, cantastorie veneziano, racconta 50 anni di carriera in questo spettacolo che vede Venezia - la sua storia, il suo immaginario, la sua vita quotidiana - come spartito e una fisarmonica come voce. Una vita dalle molte stagioni, quella narrata in musica da Bertelli: dall’infanzia alla Giudecca, romanzesco microcosmo popolare, all’impegno artistico e politico, dagli incontri con Luigi Nono, Giuliano Scabia, Dario Fo, Giovanna Marini e molte altre figure della cultura italiana tra gli anni 60 e 70 agli anni del lavoro come maestro elementare, fino alla più recente stagione sui palcoscenici con il teatro-canzone.
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Ingresso libero.
DETTAGLI
VENEZIA E UNA FISARMONICA
Storie di un cantastorie
di e con
Gualtiero Bertelli – voce, fisarmonica, chitarra
e
Maurizio Camardi – sassofoni, flauti etnici
Paolo Favorido – tastiere
Domenico Santaniello – contrabbasso
Regia di
GUALTIERO BERTELLI
Una produzione
Gershwin Spettacoli
Presentazione
“Mètite in testa che la fisarmonica ti ga da impararla, parché chi che sa un strumento no mor da la fame. Mal che la vada, un posto al ponte de l’Accademia ti lo troverà sempre”.
Con grande saggezza popolare, Enrico Bertelli, operaio all’Arsenale di Venezia, così si raccomandava al figlio, il piccolo Gualtiero, che imbracciava a mala pena una fisarmonica ben più grande di lui.
Gualtiero Bertelli, cantastorie veneziano, è andato molto più in là del “ponte dell’Accademia”, e non solo grazie alla musica. Dove, come e con chi lo racconta in questo spettacolo che ha Venezia – la sua storia, il suo immaginario, la sua vita quotidiana – come spartito e una fisarmonica come voce per interpretare una vita dalle molte stagioni: quella dell’infanzia alla Giudecca, romanzesco microcosmo popolare, e quella dell’impegno artistico e politico e degli incontri con Luigi Nono, Mario Isnenghi, Giuliano Scabia, Gianni Bosio, Roberto Leydi, Dario Fo, Giovanna Marini, Ivan Della Mea e molte altre figure della cultura italiana tra gli anni Sessanta e Settanta; quella degli anni del lavoro come maestro elementare e come amministratore locale; fino alla più recente stagione che lo ha riportato a calcare con successo il palcoscenico nella forma del teatro-canzone.
Una memoria privata e pubblica che attraversa cinquant’anni di carriera e settant’anni di storia italiana, tra musica e politica, impegno artistico e civile con il tono leggero e corale di una commedia goldoniana.
Note di regia
Onestamente devo ammettere che mi dava una certa aria d’importanza dire “Mi sono la fisarmonica”. In Campomarte mi gero quelo che sonava la fisarmonica, n’importa come. Solo io suonavo la fisarmonica.
Mio nonno mi adorava perché finalmente aveva un fisarmonicista in casa e ascoltava i miei strazianti esercizi come se fossero composizioni di Mozart. Per tutti ero un degno erede dei Bertelli, famegia de musicisti!
Questa storia mi dava un’aura da diverso, e non mi dispiaceva perché i diversi erano quelli che sapevano fare a pugni e io non ero forte; i diversi erano i più ricchi e noi eravamo mediamente tra i più fortunati perché mio padre aveva la paga sicura, ma el fio del luganegher era più ricco, e anca quelo del panetier; i diversi, infine, erano i più studiati, cioè nissuni, perché ben pochi andavano avanti dopo le elementari. C’era solo un geometra da qualche parte, che infatti era “el geometra”.
Si capisce che chi suonava la fisarmonica era uno diversissimo!
Biografia
Gualtiero Bertelli è nato a Venezia nel 1944. Dopo aver fondato nel 1964, con Luisa Ronchini e altri, il Canzoniere Popolare Veneto inizia a comporre canzoni, in veneziano e in italiano, e a incidere dischi con l’etichetta de “I Dischi del Sole”: tra i suoi maggiori successi, Vedrai com’è
bello, eseguita anche da Bruno Lauzi come sigla di una trasmissione televisiva, e Nina ti te ricordi, reincisa nel 2002 da Giovanna Marini e Francesco De Gregori. Tra gli anni Sessanta e Settanta è tra le più apprezzate voci del Nuovo Canzoniere Italiano, progetto di ricerca musicale che, negli anni del boom economico e delle trasformazioni antropologiche del paese, ripropone la ricca tradizione del canto sociale italiano nella forma della canzone di protesta sociale e politica. Nel 1987 all’album Barche de carta viene assegnata la Targa del Premio Tenco. Nel frattempo, partecipa alla vita politica attiva, venendo eletto nelle liste del PCI come indipendente e ricoprendo la carica prima di consigliere comunale e poi di assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione del comune di Mira, in provincia di Venezia. Ripresa l’attività musicale nei primi anni del Duemila, fonda La Compagnia delle Acque, con la quale da più di un decennio
presenta spettacoli di teatro-canzone, in collaborazione, tra gli altri, con giornalisti come Gian Antonio Stella, Edoardo Pittalis, Fabrizio Gatti.
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