"Vengo anch'io, Jannacci e noi": teatro canzone Strapalco
A dieci anni dalla sua scomparsa il Cinema Rex Padova renderà omaggio al Grande Maestro Enzo Jannacci, e lo farà sabato 16 dicembre ore21 proponendo lo spettacolo VENGO ANCH'IO JANNACCI E NOI (Teatro Canzone con la Compagnia Strapalco e 3 Musicisti) con la Regia di Ernesto Aufiero. La prevendita è già attiva su: https://ticket.cinebot.it/rex/titolo/518 oppure è possibile acquistare i biglietti con posti numerati c/o la cassa del Cinema Rex durante gli orari e i giorni di apertura della sala.
- Info. 3474409953
- Biglietto unico: 10 euro
"VENGO ANCH'IO JANNACCI E NOI" - regia di Ernesto Aufiero.
Gli altri interpreti sono:
LA GANG
- Laura De Nicolao (ballerina)
- Charlie Agostini (mimo),
- Alessandro Benfatto (attore),
- Renato Cestaro (mimo/percussioni),
- Irene Franceschet (ballerina)
LA BAND
- Alessandro Modenese (chitarra / voce),
- Laura Pirri (cantante)
- Lorenza Bano (violino),
Le atmosfere delle periferie per ricordare l’arte e la comicità surreale del cantautore milanese. In primo piano le canzoni di Jannacci, i nonsense, i brani dedicati ai disperati del mondo, quelli degli amori perduti, dell’impegno contro le guerre e lo sfruttamento. Ci siamo innamorati delle storie di Jannacci, che raccontano di un’umanità cialtrona, dolente, rassegnata, folle, egoista, generosa e distratta. Le sue canzoni sono umanità in movimento, popolate da esseri così poco interessanti per il prossimo da parere nissun, dei nulla con gli occhi impastati di cemento, traffico, fatica e lacrime che vivono e muoiono contromano. Non sono grandi malfattori, ma pali guerci di bande di ladri improvvisati, sono mariti che si accorgono che gli affanni per le rate di questo e di quello hanno ucciso l’amore. Non sono grandi eroi, ma uomini che sanno morire con dignità allungando il passo. Sono i protagonisti di storie minime, sono persone, non personaggi, che raccontano tutta la loro vita in un lampo, nel tempo di una canzone. «Le mie canzoni parlano di gente strana, particolare, che si veste come capita, ma non sono mica degli originali e non sono dei poveri, sono dei nullatenenti. A Milano li chiamano barboni. Parlano sempre da soli, ma in milanese, e pur non essendo degli sportivi, portano le scarpe da tennis».