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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Legambiente: "Due Carrare, nessun allarmismo per il vincolo. Regione in ritardo da un decennio"

Secondo l'associazione ambientalista "Il doveroso vincolo paesaggistico proposto dalla Soprintendenza, investita dal devastante progetto del mega outlet, introduce delle limitazioni e complicazioni per l’attività edilizia all’interno delle aree vincolate, ma non tali da giustificare allarmismo"

Riceviamo e pubblichiamo da Legambiente Padova:

Il doveroso vincolo paesaggistico proposto dalla Soprintendenza per l’area di Due Carrare e Battaglia, investita dal devastante progetto del mega outlet, sicuramente introduce delle limitazioni e complicazioni amministrative per l’attività edilizia all’interno delle aree vincolate, ma non tali da giustificare l’allarmismo, a nostro avviso eccessivo, che si sta facendo crescere (strumentalmente?) tra i proprietari di immobili.

SALVAGUARDIA E VALORIZZAZIONE


In questa vicenda è bene chiarire che tale procedimento nasce da una visione innovativa del concetto del paesaggio e dai colpevoli ritardi della Regione Veneto. Infatti è stata la Convenzione europea del 2000 a riconoscere il paesaggio quale «componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, una questione che interessa tutti i cittadini e deve venir trattato in modo democratico, soprattutto a livello locale e regionale». “E’ bene sapere – ricorda Sergio Lironi, Presidente Onorario di Legambiente Padova – che l’Italia nel 2004 si è impegnata ad attuare detti principi attraverso l’elaborazione di Piani paesaggistici regionali finalizzati alla salvaguardia del patrimonio storico e culturale e alla riqualificazione del territorio. Una salvaguardia e valorizzazione che non può interessare - come avveniva un tempo - solo singoli beni di rilevanza storica, architettonica e naturalistica, ma deve riguardare contesti più ampi”.

IL RITARDO


Una pianificazione che non si limita all’imposizione di vincoli, ma che detta le regole per una gestione del territorio. “Purtroppo ad oggi in Veneto assistiamo ad un ingiustificato grave ritardo decennale con cui la Regione sta procedendo nell’elaborazione dei Piani Paesaggisti”, conclude Lironi. Per cui in presenza del devastante progetto di cementificazione di un territorio di rilevantissimo valore paesaggistico (presenza del Castello del Catajo e della villa Dolfin), la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio ha giustamente avviato un procedimento di costituzione di vincolo indiretto di tutela. “Esaminando la proposta di vincolo – fa notare Lorenzo Cabrelle del Direttivo di Legambiente Padova - si nota che sono individuati puntualmente i limiti di intervento per le attività agricole e per gli interventi edilizi, disciplinando questi ultimi a seconda delle categorie edilizie e dell’epoca di costruzione dei fabbricati. Quindi si possono affrontare le pratiche con certezza della norma”.

IL PROVVEDIMENTO

Ad esempio dal provvedimento sono escluse le nuove edificazioni, mentre per gli interventi sull’esistente sono consentiti la manutenzione ordinaria, la straordinaria ed il restauro, purché eseguiti nel rispetto delle caratteristiche tipologiche e stilistiche dei fabbricati. Per la vetustà dei fabbricati, il discrimine è stato posto con riferimento alla metà del secolo scorso, prescrivendo l’obbligo della conservazione e del rispetto plani-volumetrico per gli edifici antecedenti a tale data che conservino caratteristiche dell’architettura o dell’edilizia storica del tempo. L’articolo 7 impone l’obbligo del nulla osta della Soprintendenza e gli interessati potranno acquisirlo autonomamente o chiedere che sia lo sportello unico per l’edilizia ad occuparsene nel caso in cui l’intervento sia soggetto a SCIA o a rilascio del permesso di costruire. Nel caso in cui l’intervento sia di manutenzione ordinaria, o attività libera, l’acquisizione del nulla osta è a carico del soggetto interessato. “Sicuramente per accelerare i procedimenti autorizzativi – conclude Lorenzo Cabrelle - è auspicabile che i sindaci dei comuni concordino con il Soprintendente procedure semplificate, ricorrendo ad esempio all’istituto della conferenza di servizi o all’ottenimento di disciplinari per poter gestire direttamente gli interventi di manutenzione ordinaria”.

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