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Laureati, occupati e contenti: gli ex studenti Unipd promuovono a pieni voti l'Ateneo

Il 90,4% delle persone laureate nell'Ateneo patavino si dichiara soddisfatto della propria esperienza universitaria e sia il tasso d'occupazione che la retribuzione netta di chi si laurea a Padova si attestano sopra la media nazionale

Il Consorzio interuniversitario AlmaLaurea ha presentato il "XXII Rapporto sul Profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati", frutto di indagini che hanno coinvolto 76 università ad oggi aderenti.

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Anche la performance dell'Università di Padova è stata analizzata, e con ottimi risultati: il 90,4% delle persone laureate nell'Ateneo patavino si dichiara soddisfatto della propria esperienza universitaria e sia il tasso d'occupazione che la retribuzione netta di chi si laurea a Padova si attestano sopra la media nazionale, soprattutto a cinque anni dalla laurea. A un anno dal conseguimento del titolo triennale, il tasso di occupazione è di oltre l'83% e in media, su 10 persone laureate, 3 (28,7%) possono contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, 4 (39%) su un lavoro non standard, 1 (9,9%) è impegnata in un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.), e 2 (23,8%) sono occupati da un lavoro part-time. La retribuzione nel primo lavoro, con in mano una laurea triennale, è in media di 1.255 euro mensili netti. Il tasso di occupazione di laureati e laureate di secondo livello, a un anno dal conseguimento del titolo, è di circa il 77% (sale a 89% a cinque anni dalla laurea): con contratto a tempo indeterminato è il 23,7%, con lavoro non standard il 34,1%; svolge un lavoro autonomo l'11,5% e un lavoro part-time il 25%. Per chi stringe una laurea magistrale, la retribuzione è in media 1.274 euro mensili netti (1.527 dopo 5 anni). Il 71,1% dei laureati e delle laureate è inserito nel settore privato, mentre il 21,5% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit 7,2%. L’ambito dei servizi assorbe il 72,3%, mentre l’industria accoglie il 25,5% degli occupati; 1,5 la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.

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