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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Agricoltura: per CIA-Agricoltori italiani, un'estate da dimenticare. Ingenti danni nella Bassa Padovana

«Abbiamo già richiesto l’intervento di Avepa, affinché effettui i dovuti controlli e, nel caso del superamento del 30% del danno, chieda alla Regione l’apertura dello stato di calamità», ha dichiarato il Direttore di CIA Padova, Maurizio Antonini 

Il maltempo ha coinvolto indistintamente tutto il territorio provinciale, ma la parte più colpita dalla grandine è stata la Bassa padovana, dove chicchi grandi come noci hanno letteralmente devastato vigneti, coltivazioni di orticole e cereali, in particolare il mais, una coltura messa già a dura prova, prima dalle basse temperature del mese di maggio, poi dalla siccità arrivata all’improvviso.

Agricoltori

La CIA-Agricoltori italiani di Padova sta monitorando la situazione, registrando danni ingenti da parte degli agricoltori che, dopo la grandinata e l’ennesima pioggia quasi monsonica, stanno contattando gli uffici di Zona per chiedere sostegno in un momento drammatico. Attualmente, soltanto gli ultimi episodi di grandine e maltempo hanno causato un taglio del 30% nella produzione dei raccolti. I Comuni della Bassa più danneggiati sono stati Stroppare di Pozzonovo, Anguillara, Agna, Torreglia, Stanghella, Zovon di Vo’, ma la lista sembra destinata a crescere, specie considerando il perdurare delle piogge.

Stato di calamità

«Abbiamo già richiesto l’intervento di Avepa, affinchè effettui i dovuti controlli e, nel caso del superamento del 30% del danno, chieda alla Regione l’apertura dello stato di calamità – dichiara il Direttore di CIA Padova, Maurizio Antonini  - ma i danni non sono soltanto questi: un’estate da dimenticare, per l’agricoltura in generale, e anche per quella padovana, che deve fare i conti con le mutazioni climatiche sempre più evidenti, con l’adozione di misure d’emergenza, fattore che aumenta ulteriormente i costi di produzione e gli oneri burocratici, e con la presenza di insetti infestanti, come la cimice asiatica, che sta colpendo con particolare durezza le aziende dedite al biologico, produttrici di frutta, specie di mele e pere: “Queste realtà non hanno la possibilità di difendersi utilizzando i prodotti convenzionali – conclude il Direttore Antonini -, e stanno registrando un danno che, in molti casi, arriva anche al 90%, con prodotti ortofrutticoli che non hanno neppure più le caratteristiche per poter entrare nella filiera della trasformazione».

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