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Politica

La chat dei Cinque Stelle mette nei guai il loro addetto stampa: il caso sul tavolo dell'Ordine

Martedì pomeriggio la posizione di Ferdinando Garavello è stata discussa nella riunione del Consiglio dell'Ordine a Venezia. E' possibile che si dia il "la" a iter che porterebbe il professionista incontro a provvedimenti disciplinari

Il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti del Veneto si è riunito martedì 6 febbraio per decidere se aprire un provvedimento disciplinare nei confronti di Ferdinando Garavello e trasmetterlo al consiglio di disciplina territoriale. Il giornalista di Este, ex cronista de Il Gazzettino e responsabile della comunicazione per la campagna elettorale del Movimento 5 Stelle del Veneto, è finito al centro delle polemiche per il messaggio su Telegram in cui si invitava la settantina di candidati, a trovare notizie compromettenti sugli avversari politici. Il protagonista non rilascia dichiarazioni e si prende tutte le responsabilità. Sostiene dal primo momento che quella è una sua iniziativa personale, lanciata in una chat dove gli iscritti sono tutti i candidati. Il suo comportamento appare in contrasto con alcune norme etiche della professione giornalistica che vanno chiarite, per questo è dovuto intervenire il Consiglio dell'Ordine che con una nota, già venerdì 2 febbraio, annunciava l'apertura di un fascicolo e che si sarebbe discusso il caso per decidere se sottoporlo alla valutazione del Consiglio di disciplina. Intanto Garavello ha lasciato la collaborazione col giornale che durava da parecchi anni.

I fatti

Il massaggio di Garavello, per nulla nuovo intendiamoci, era quello di trovare tutti i modi possibili per attaccare gli avversari politici, cercando e spulciando nelle vite dei candidati delle varie liste. Si faceva pure riferimento a foto da usare per fare campagna stampa negativa sugli altri candidati. La direttiva di Garavello è stata impartita in una chat di Telegram alla quale sono iscritte una settantina di persone che aderiscono al movimento, che però evidentemente ha al suo interno qualche qualche nemico. Infatti lo screen shot di questa incauta direttiva è finito a una giornalista del Gazzettino, stesso giornale per il quale collaborava da almeno 15 anni lo stesso Garavello. Il delatore ha arrecato un grave danno al M5S e quindi è certo che i pentastellati vogliano scoprirne il nome, e non solo in ambito locale. C’è uno che da dentro rema contro, un doppiogiochista, un corvo, o è stata solo ingenuità per qualcuno non avvezzo alle crudeltà della politica? La cronista che ha ricevuto lo screen shot della conversazione, ha solo fatto il suo lavoro pubblicandolo e raccontando la vicenda, che ha subito provocato una bufera sui "metodi" dei 5 Stelle. Il leader Di Maio, impegnato in Sardegna, ha dovuto rispondere sulla vicenda ai tanti giornalisti che lo incalzavano. “Sono iniziative personali che non sosteniamo”, ha dichiarato il candidato grillino. Commento che boccia l’operato dell’addetto alla comunicazione, ma non "lo scarica", al contrario di quanto scritto nei giornali in questi giorni. Da quando la notizia è uscita però la polemica ha raggiunto vette di inasprimento tipiche in questi tempi ancora più avvelenati dalla campagna elettorale, ed è decisamente uscita dai confini della provincia di Padova. Per i 5 Stelle è solo fango. Su Il Fatto Quotidiano, testata da sempre sensibile alle vicende del movimento, il direttore Marco Travaglio nel suo editoriale di domenica ha attaccato aspramente l’operato di Garavello, trattando la questione come si stesse parlando di uno capitato lì per caso e non di un professionista fino a qualche giorno fa molto stimato in tutto l’ambiente del giornalismo veneto. 

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Gli errori

Garavello ha commesso senza dubbio due gravi errori: il contenuto del messaggio, che è senza dubbio criticabile (anche se la politica insegna che su tutti i fronti la correttezza e il fair play non sono rispettati) ma poi ha peggiorato la situazione mettendo nero su bianco la discutibile strategia, sottovalutando il fatto che avrebbe potuto diventare pubblica. Incauto e ingenuo. Questo suppone si fidasse di tutti gli iscritti alla famosa chat. Forse che si sentiva sicuro di poter dire certe cose, se così fosse questo sarebbe un indizio che porterebbe a presumere che quelli forse non erano solo pensieri in libertà, ma qualcosa di più simile a una strategia condivisa con chi tiene le fila del movimento. A maggior ragione incauto e ingenuo.

La risposta del direttore 

Roberto Papetti, direttore de Il Gazzettino è dovuto intervenire con una lettera sul suo quotidiano a difesa del lavoro della giornalista che ha raccontato la vicenda, Alda Vanzan, e del suo quotidiano. Gli attacchi subiti subito dopo la pubblicazione dell’ormai celebre screen shot sono stati a dir poco decisi. Così ha scritto un editoriale dove difende a spada tratta il lavoro del giornale e della giornalista autrice dello scoop. Perché va detto, immediatamente dopo il messaggio di Garavello, gli stessi dirigenti locali presenti in chat hanno subito corretto il tiro. Ma questa parte non è stata pubblicata se non dopo diversi giorni, di qui le critiche durissime al giornale da parte dei sostenitori del movimento. “Non possiamo accettare l'ignobile accusa che ci è stata mossa dai vertici di M5s – scrive il direttore- di aver diffuso fake news, cioè notizie false. Noi non abbiamo inventato nulla. Abbiamo scoperto e pubblicato integralmente una comunicazione ufficiale del Movimento 5 Stelle inviata via chat a tutti i candidati veneti e firmata dal responsabile della comunicazione del Movimento, Ferdinando Garavello. In questa chat, con toni perentori, si dava ordine ai candidati di «tirar fuori tutto il peggio che si può» per far campagna negativa contro gli altri candidati. Comprese appunto «nefandezze e foto imbarazzanti». Prima di dare alle stampe il giornale abbiamo interpellato il Movimento 5 Stelle e pubblicato integralmente la loro risposta scritta, che confermava l'esistenza di queste direttive. Cosa ci sarebbe di falso, di fake o anche solo di scorretto, in tutto questo? Assolutamente nulla, come ciascuno può capire. Abbiamo semplicemente fatto il nostro lavoro. Ma fa riflettere che questo possa essere considerato un reato da un movimento che aspira a governare il nostro Paese”.

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L'ordine dei giornalisti

Garavello, che del Gazzettino era un semplice collaboratore, quindi precario e senza garanzie, è in attesa di sapere che decisioni prenderà l’ordine dei giornalisti. A giudicare la vicenda ci sono anche alcuni tra i colleghi che scrivono sullo stesso giornale dal quale, subito dopo i fatti, si è dimesso. La linea difensiva che continua a tenere il professionista è che tutti i suoi colleghi e superiori sapevano che da anni lui si occupava della comunicazione del Movimento Cinque Stelle, un lavoro che aveva accettato anche per rendere più solida la sua posizione economica dato che il suo rapporto professionale con il giornale è sempre stato precario. 

Giornalismo e precariato

E questo è l’ennesimo paradosso. Sono la maggioranza i giornalisti precari che sono costretti a fare un secondo lavoro per potersi mantenere. Scrivere su un giornale è diventato quasi un lusso che molti precari si possono permettere solo quando trovano una ulteriore entrata. Per questo molti collaboratori dei quotidiani, anche quelli nazionali, fanno anche gli addetti stampa, i social media manager o altre attività attinenti alla comunicazione, nella migliore delle ipotesi. Se la politica conferma le sue magagne e ancora una volta non ne esce bene, anche per il giornalismo è un colpo non da poco. Se da una parte molti articoli richiamano a una etica e una morale, una equidistanza e un equilibrio che è raro poi vedere davvero praticato, se molti giornali evidentemente tirano il carro per un candidato o una forza politica in maniera neppure troppo celata, perché stupirsi se chi un giornale non lo ha cerca di organizzare una controffensiva con mezzi diversi ma di fatto usando gli stessi metodi dei quotidiani e dei periodici? Allo stesso tempo fa sensazione che dopo cinque anni di collaborazione alle campagne del movimento 5 Stelle dal punto di vista della comunicazione, sembra quasi che al giornale dove Garavello collaborava non si sapesse quale fosse la sua seconda attività.

Il precedente Destro - Zanonato 

C’è un precedente del Maggio 2009 che immediatamente torna alla memoria pensando a questo caso, che coinvolge lo stesso giornale e lo stesso direttore Papetti. L’sms della senatrice Destro che gli avrebbe spedito prima di una intervista pubblica a Flavio Zanonato, allora candidato sindaco con il PD.  «Bisogna far uscire dalle righe il nano», aveva scritto Giustina Destro. Secondo Zanonato l'aveva ricevuto proprio il direttore Roberto Papetti, che però ha sempre negato. Le tensioni anche allora erano per motivi elettorali e il motivo del contendere erano questioni legate alle banche. Sembrano tempi così lontani, quando le chat di whatsapp o telegram non esistevano, ma tant’è.

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