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Città metropolitana, Ivo Rossi: "Non perdiamo un'altra occasione"

Il sindaco reggente di Padova torna sulla possibilità di accorpare Padova e Treviso a Venezia. La prossima settimana l'incontro con Orsoni e Moretti per tracciare la road-map, partendo dalla fusione delle aziende di trasporto

Assieme al tema dell'abolizione delle Province, dopo l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri di un nuovo disegno di legge costituzionale ad hoc che "abroga il termine Province dalla Costituzione" e che tenta di fare quello che il decreto legge contenuto nel "Salva Italia" di Monti non era riuscito in quanto "incostituzionale" per la Consulta, torna in grande spolvero anche quello della città metropolitana e, con esso, della possibilità di accorpare Padova e Treviso a Venezia.

GEOMETRIA VARIABILE. Il sindaco reggente di Padova, Ivo Rossi, intervenuto in occasione del convegno "Venezia Metropoli: Governo e governance per la città metropolitana di Venezia" organizzato dalla Fondazione di Venezia, si è detto fiducioso. "Ci può aiutare il fatto che sia stato tolto il rilievo costituzionale - spiega il primo cittadino euganeo - visto che questo ci dà la flessibilità di poter pensare a una struttura a geometria variabile. E, se il parlamento sarà conseguente, vedo la possibilità di pensare concretamente alla realizzazione della Città metropolitana come la intendiamo noi".

STRUTTURE COMUNI. Per Rossi il dato di fondo da cui muovere è quello che "tale città esiste già". "Se vogliamo competere a livello globale - ha proseguito - bisogna però attrezzarsi adeguatamente, perché non possiamo permetterci il lusso di non avere delle idee. Già dalla prossima settimana, dunque, dovremmo riuscire a fare dei passi avanti, assumendo iniziative dirette, mirate a condividere le azioni amministrative e a realizzare un ufficio comune, che dialoghi attraverso Skype, che pensi e progetti al servizio del territorio. Il tema è quello della condivisione delle strutture comuni. Penso, ad esempio, ai centri di ricerca e ai parchi scientifici e tecnologici, che dipendono da noi e che noi stessi possiamo semplificare. Solo così possiamo fare passi avanti, per evitare di ritrovarci tra dieci anni a discutere come vent'anni fa: cosa che non possiamo più permetterci, perché il mondo sta cambiando molto in profondita".

"LE REGIONI, UN OSTACOLO". Rossi ha quindi puntato il dito sulla lentezza del Paese e sulla Regione. "Il nostro - ha detto - è un Paese fermo, in cui le riforme avvengono lentissimamente, anche se questo non giustifica l'assenza delle riforme . Ecco perché bisogna fare delle forzature, in un Paese che vive di strappi, per evitare che anche questa diventi un'occasione persa. Siamo noi, dunque, a dover fare dei passi avanti: penso, ad esempio, alla fusione delle aziende di trasporto, per la quale la prossima settimana ci incontreremo con Orsoni e Moretti per tracciare la road-map, partendo dalle due aziende padovane e poi allargandoci a Venezia, visto che, bando alle chiacchiere, non ci sono alternative". "In tutto questo - secondo Rossi - c'é poi l'ostacolo della Regione, che, sulla base dell'esperienza che ho maturato direttamente tra il 1990 e il 2000, mi fa impressione per come si è andata via via configurando come ente di rappresentanza del territorio, quasi contro le città. E questo, indubbiamente, è un problema".

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