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Consumo di suolo, Veneto e Padova ancora maglia nera: la città è per metà cementificata

Il rapporto Ispra anche quest'anno conferma un trend assolutamente preoccupante. Per quanto riguarda la nostra regione, inoltre, Padova provincia e Padova Comune, hanno il primato della più alta percentuale di suolo consumato, con rispettivamente il 18,69% e il 49,76% di superficie impermeabilizzata

L’annuale Rapporto sul consumo di suolo presentato da Ispra certifica e conferma il secondo posto del Veneto, peggio fa solo la Lombardia, sia per percentuale di suolo consumato. pari all’11,88% della superficie regionale, sia per l’incremento di consumo di suolo netto pari a 739 ettari avvenuto nell’ultimo anno. A questo si aggiunge che, Padova provincia e Padova Comune, hanno il primato della più alta percentuale di suolo consumato, con rispettivamente il 18,69% e il 49,76% di superficie cementificata. Dopo due estati con temperature medie mai registrate prima, quella appena passata e quella scorsa, il tema delle isole di calore ma anche del dissesto idrogeologico in relazione alla crisi climatica, non hanno innescato un vero cambio di rotta. E questi dati lo confermano.

«Questi dati descrivono in primo luogo un sostanziale fallimento della legge veneta sul consumo di suolo - commenta Sergio lironi, Presidente onorario di Legambiente Padova - Nel giugno del 2017 la Regione Veneto, prendendo atto dei disastri ambientali generati dall’incontrollata urbanizzazione e cementificazione del territorio dei decenni passati, ha approvato la legge 14/2017, contenente un insieme organico di principi e di disposizioni per il contenimento del consumo di suolo. A sei anni di distanza è quanto mai necessario ed urgente fare un bilancio degli effetti prodotti dalla legge». 

Da questo punto di vista, i dati dell’ultimo Rapporto Ispra 2023 sono a dir poco preoccupanti. Nel 2022 il suolo consumato nel Veneto risultava pari a 217.824 ettari, corrispondenti all’11.88% dell’intera superficie territoriale (contro una media italiana del 7,14%). Ma la cosa più preoccupante è che i dati relativi agli ultimi anni documentano come, anche dopo la legge 14/2017, i valori del consumo di suolo annui non sono affatto diminuiti. Anzi hanno registrato un significativo incremento. «Prima dell’approvazione della legge regionale 14/2017, dal 2012 al 2016, l’incremento annuale medio risultava pari a 512 ettari. Nel 2017, per effetto dell’allarme generato dalla prospettiva di una prossima limitazione delle possibilità edificatorie, il consumo di suolo annuo ha raggiunto il valore record di 1101 ettari. Negli anni seguenti, dal 2017 al 2021, la media annuale si è attestata su 743,73 ettari.  E’ dunque oggi lecito parlare di un sostanziale fallimento di una legge che, pur enunciando finalità e principi del tutto condivisibili, non ha saputo individuare norme e strumenti operativi in grado di conseguire le finalità indicate. Di questo attualmente, nel momento in cui la Regione ha in cantiere l’approvazione di un Testo Unico della legislazione urbanistica ed edilizia, si dovrebbe tener conto analizzandone le cause e quindi i necessari correttivi». 

Tra questi, secondo Legambiente, prioritario è che vengano del tutto escluse le deroghe relative agli interventi attuati con le norme dello “sportello unico per le attività produttive (SUAP), in quanto è proprio con l’utilizzo di questa normativa che si è generata nel Veneto negli ultimi anni una consistente parte del consumo di suolo effettivo.

 «Secondo il Rapporto Ispra - commenta Sandro Ginestri Presidente di Legambiente Padova - logistica e grande distribuzione organizzata figurano tra le principali cause di incremento della superficie consumata in Italia. In termini assoluti il primato è del Nord-Est con 1.671 ettari, e il valore più alto di densità di consumo di suolo associato alla logistica tra il 2021 e il 2022 è stato riscontrato in aree rurali. Qui a Padova, ad esempio, l’assalto della grande distribuzione organizzata ai terreni agricoli, è ben rappresentato dalla proposta dei supermercati Alì di costruire un grande hub logistico su una superficie rurale di 15 ettari a Granze di Camin. Fondamentale sarà la decisione che il Consiglio comunale vorrà prendere nell'approvare o meno su questo progetto. Basti pensare che con il nuovo Piano degli interventi elaborato dall’Architetto Boeri il Comune ha previsto 4,3 ettari di aree di nuova urbanizzazione per tutta la città, mentre il progetto di Alì cancellerebbe da solo più di 10 ettari di terreni agricoli». 

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