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«Ci saranno più falliti che vittime di Coronavirus»: il grido di allarme di Fabio Bui

«Questa ondata di panico sta facendo precipitare nel baratro economico le nostre aziende e attività commerciali: prima che sia troppo tardi smettiamo di fare pressapochismo»

Riceviamo da Fabio Bui, presidente della Provincia di Padova, e pubblichiamo:

«Nemmeno la tragedia ben più grave di Cernobyl del 1986, ha raggiunto un tale grado di isterismo e di approssimazione informativa. Allora i danni alla salute e all’ambiente furono di gran lunga più drammatici. Questa ondata di panico sta facendo precipitare nel baratro economico le nostre aziende e attività commerciali: migliaia di disdette nelle strutture alberghiere e turistiche, nei ristoranti, disdette di commesse già raccolte e confezionate per i Paesi del mondo. Prima che sia troppo tardi smettiamo di fare pressapochismo e lasciamo che in merito alle strategie per il contenimento del virus e rispetto alle valutazioni sul suo grado di aggressività, parlino solo ed esclusivamente gli scienziati e i sanitari, figure per le quali l’Italia non è seconda a nessuno. Dico questo perché presto il virus avrà una cura e un vaccino, mentre se continuiamo a parlare del nostro Paese come fosse un lazzaretto, non troveremo altrettanto velocemente il rimedio per riparare ai danni economici che si stanno creando. Due domande, però, sorgono spontanee: gli altri Paesi europei, come mai non stanno affrontando questa emergenza con lo stesso grado di isterismo? Perché non parlano del virus e difendono, invece, il loro sistema Paese riconducendo nel giusto ambito questo argomento strettamente sanitario? Il rischio tutto italiano è quello di parlarsi sempre addosso, amplificare le cose negative e non spendere alcuna parola per valorizzare le straordinarie eccellenze che il nostro Paese produce e dovrebbe difendere. In realtà per l’ennesima volta ci siamo dimostrati i più bravi: sì, i più bravi perché abbiamo fatto gli accertamenti e le verifiche del caso e, in brevissimo tempo, abbiamo attuato efficaci misure di contenimento del contagio elaborando anche soluzioni. Il nostro territorio è fatto soprattutto di piccole e medie imprese che sono quelle che rischiano di pagare il prezzo più alto perché hanno una marginalità ridotta rispetto alle grandi aziende. Se mandiamo in necrosi questo sistema sarà difficile che lo stesso si riprenda. La concorrenza straniera esagera volutamente e sta facendo passare la linea che i nostri prodotti non sono sicuri. Analogamente questo accade anche nel settore delle fiere e del turismo. Sulla base di uno studio di Confturismo, pagheremo una cifra sugli 8 miliardi di euro solo nei prossimi due mesi. L’Organizzazione mondiale del turismo dimostra statisticamente che dopo eventi catastrofici, inclusi gli attentati e la Sars, la ripresa può paradossalmente essere rapidissima. Sicuramente, quindi, il periodo non sarà dei più facili e ci sarà la necessità e il dovere di fare promozione in modo coordinato, unitario e incalzante: mi auguro e, come rappresentante delle Istituzioni farò la mia parte, che anche in questa situazione la reazione del nostro territorio sia pronta e determinata, non con tavoli di discussione continua, ma con scelte concrete e incisive. Il Coronavirus può essere una opportunità per premere sull’acceleratore, per approfittare e sbloccare opere pubbliche ferme da anni: decine e decine di miliardi di commesse sarebbero un grandissimo volano non solo per la grandi imprese ma anche per le Pmi. Cerchiamo di sburocratizzare, rendere più snelle le regole, intervenire tempestivamente, tutti insieme, per fronteggiare l’emergenza e trasformarla in opportunità di crescita. Come diceva Albert Einstein “Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni Nazione, perché è proprio la crisi a portare progresso… Smettiamola, una volta per tutte, l’unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla”. Facciamone tesoro».

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