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Confindustria Padova, 'appello' ai partiti politici: "Ecco le priorità per chi salirà al Governo"

Ad elencarle il presidente Massimo Finco: "Meno spesa e tasse uguale più lavoro e crescita"

Una sorta di "lettera aperta" ai partiti politici, per indicare le priorità che dovranno essere messe in cima all'agenda da chiunque salirà al Governo: a scriverla Massimo Finco, presidente di Confindustria Padova.

Le priorità

Ecco le priorità: più spazio a investimenti pubblici e privati, su infrastrutture, capitale umano e ricerca; Impresa 4.0 strutturale rafforzando dal lato formazione e lavoro, specie per i giovani; fisco per lo sviluppo, premiale per l’impresa che investe ed assume. Secondo Confindustria Padova questi sono i cardini di un piano organico per il lavoro e la crescita su cui il prossimo Governo dovrà agire con coperture certe e risolutezza, almeno pari a quella con cui dovrà perseguire la riduzione di debito e spesa pubblica (spending review), precondizione per liberare risorse produttive e ridurre le tasse, con priorità assoluta al taglio del cuneo fiscale (10 punti sopra la media Ue) per alleggerire il costo del lavoro e rendere più pesanti le buste paga. Stando alle volontà di Finco qualunque esecutivo uscirà dalle urne dovrà mettere in cima alla sua agenda questi punti per passare dall’inversione di tendenza a una vera e solida ripresa e allargare le Pmi che crescono e competono nei mercati internazionali.

"I temi dell'industria devono essere prioritari"

Questo il pensiero di Massimo Finco in vista del voto del 4 marzo: "L’industria cresce il doppio del Pil (+3%), ha ripreso ad assumere e investire e sta tirando l’Italia fuori dalla Grande Crisi. A gennaio solo in Veneto 18.700 assunzioni a tempo indeterminato. Eppure i temi dell’industria contano poco o nulla nei programmi elettorali dei partiti. È un paradosso drammatico per il secondo Paese industriale d’Europa: lo sviluppo e i posti di lavoro non li portano le promesse né la spesa pubblica, possono venire solo dalle imprese. Come Confindustria Padova sentiamo il dovere di denunciare questo paradosso e chiedere un drastico cambio di rotta, nell’interesse non di una parte ma di tutto il Paese. Non esiste sviluppo, reddito e benessere senza impresa. Chiunque si candida a governare il Paese riparta da questa consapevolezza. È questo il messaggio forte degli imprenditori padovani a tutte le forze politiche e ai candidati nei nostri collegi. Siamo tornati a crescere, ma l’Europa corre ancora il doppio. Non dobbiamo accontentarci, ma guardare chi sta davanti, non chi sta dietro. E per farlo puntare sull’industria, ridurre i pesi che ci frenano come il total tax rate (62%, contro il 48,9% della Germania) - continua Finco -. La fiera di promesse dei partiti è perfino offensiva. Basta illudere gli elettori che vi sia una torta da dividere. Non c’è più da tempo. Non ci sono scorciatoie o ricette per allargare la torta, diverse da quella di investire sulla produttività e la competitività delle imprese e del Paese".

"Serve continuità per investire"

Conclude il presidente di Confindustria Italia: "L’impresa ha bisogno di continuità per investire. Di scelte dettate non dall’ideologia, ma dagli effetti sull’economia reale. Non bisogna arretrare dalle riforme fatte e che funzionano, anzi migliorarle e accelerare facendoci guidare da competenza e serietà. Ma la domanda non è solo cosa preservare del lavoro fatto, ma quali riforme vanno fatte per accrescere la crescita, fino al 3% annuo. La posizione di Confindustria Padova è molto chiara. Una delle priorità per le nostre imprese rimane il fisco. Noi non entriamo nella ridda di proposte e riforme fiscali avanzate dalle diverse forze politiche. A noi tocca dire una cosa semplice e chiara. Gli oltre 30 miliardi che sono la somma di gettito Irap e Imu-Tasi gravanti sulle imprese, in aggiunta agli altri 30 miliardi di gettito Ires, devono significativamente diminuire. Se non si tiene la barra su questo obiettivo, non si ricostituiscono i margini d’impresa, si strozza la ripresa degli investimenti, si mortifica la capacità dell’impresa sia di impegnare risorse nel welfare aziendale, sia di riconoscere ai propri lavoratori un miglior reddito attraverso la produttività e l’abbattimento del cuneo fiscale. Una delle precondizioni è «ridurre il debito e la spesa pubblica, dove si annidano ancora sprechi, inefficienze e l’invadenza della politica. Insomma, meno spesa improduttiva, da tradurre - a parità di saldi - in contestuali tagli alle imposte. È questo il patto che chiedono le imprese. La proposta pragmatica di Confindustria è ridurre la spesa corrente dell’1% all’anno su un monte aggredibile di 360 miliardi, superando tabù come costi standard nei servizi pubblici e accorpamento dei Comuni, efficienza e merito nella Pa. Dal nuovo Governo ci aspettiamo che dica che queste riforme vanno fatte per un dividendo comune: abbassare le tasse su lavoro e impresa per più occupati e crescita inclusiva. Le forze politiche dicano cosa sono disposte a fare".

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