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Politica

Metà Lega vuole la testa di Salvini, Stefani: «Parla ancora chi ha perso tutti i congressi»

La frattura all'interno del partito ormai è insanabile, ma soprattutto pubblica. Il segretario regionale risponde alle critiche dei militanti e dell'eurodeputato Gianantonio Da Re

«Chi fa polemiche da anni e ha da poco perso tutti i congressi in Veneto, è ora che si metta a lavorare». Stavolta il segretario regionale della Lega, Alberto Stefani, tira fuori le unghie e prova a difendere il partito dagli attacchi subiti dall'interno. Attacchi e difese che però mostrano tutta la fragilità della Lega in Veneto, quando il suo nome non è più legato al presidente Luca Zaia. Un partito diviso da almeno due anni, che rischia di arrivare però ai prossimi appuntamenti con le urne ancora più spaccato e senza più la fiducia dei suoi elettori.

I fatti

Stefani ha risposto ai militanti veneti e allo storico eurodeputato Gianantonio Da Re, che hanno ormai dichiarato guerra al leader e ministro dei Trasporti Matteo Salvini anche dalle pagine di Repubblica, dove hanno annunciato l'ammutinamento: «O va via lui o lo cacciamo» le dichiarazioni rilasciate al quotidiano. Più "politico" Da Re: «Ci ha disintegrati e dopo le Europee dovrà prendersi le colpe - le parole dell'eurodeputato - Ci danno al 5,5%” e senza terzo mandato». Posizioni condivise anche da un altro storico leghista, Roberto Marcato: «Serve un cambio di rotta». Marcato ormai da più di un anno è in totale rottura con i vertici del partito in Veneto, tanto da essere corteggiato da uno dei suoi nemici dichiarati, Flavio Tosi, che smania per portarlo in Forza Italia. Ma il primo della sua lista però è Stefani, che a Marcato ha soffiato il posto da segretario regionale, a cui “bulldog” ambiva con la convinzione di essersi guadagnato il sostegno di Zaia. Ora invece prosegue l'asse tra Stefani e i due sottosegretari padovani Massimo Bitonci e Andrea Ostellari, che da Roma comunque continuano a tenere le fila. Ognuno con il proprio metodo. E poi c'è il contorno di tutte le vicende legate ai piccoli Comuni, dove molti dei sindaci leghisti passano il tempo a contare i numeri della propria maggioranza e ad attendere “coltellate” come Giulio Cesare.

La replica di Stefani

A rispondere a quella parte di leghisti veneti che vuole la testa di Salvini è stato quindi inviato Stefani, erede ormai di chi ha qualche capello bianco in più: «Nel momento in cui, finalmente, dopo 30 anni di battaglia politica, l’Autonomia richiesta dai Veneti con un referendum sta per essere approvata in Parlamento, bisogna lavorare e non fare polemica – dice Stefani - .Mi riferisco soprattutto a chi fa polemiche da anni e ha da poco perso tutti i congressi in Veneto, da ultimo quello Nazionale, e non di poco. Per rispetto delle nostre migliaia di iscritti che, tra le altre cose, sono in aumento del 30%, e dei nostri amministratori, in crescita anche loro (40 nuovi amministratori nel 2024, 90 nel 2022-2023, ndr), chi vuole bene al Veneto ed alla Lega deve lavorare, lavorare e lavorare. La Lega é il secondo partito della coalizione, in Veneto e in Italia, ed il nostro obiettivo è tornare ad essere il primo, rivincendo anche le elezioni regionali del 2025 con un nostro candidato».

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