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Marco Damilano e il suo "Un Atomo di verità" ad Albignasego

Il direttore de L'Espresso presenta il suo nuovo libro che ripercorre la vicenda di Aldo Moro a quarant'anni dalla sua uccisione. Al parco di Villa Obizzi, venerdì 6 alle 21

Il direttore del settimanale L' Espresso, venerdì 6 luglio sarà alle 21 ad Albignasego, a Villa Obizzi,  per presentare il suo nuovo libro: "Un atomo di verità". Al centro della sua nuova pubblicazione la vicenda drammatica di Aldo Moro: cosa ha significato quella vicenda tragica per la politica e la società italiana? Lo abbiamo chiesto all'autore.  

Le carte private

Ai tempi del rapimento si diceva che le lettere che scriveva tradivano poca ludicidità, se non peggio. Tu che idea ti sei fatto nello specifico? "Ho potuto consultare - ci racconta al telefono Marco Damilano -  le sue carte private, visionare più di quindicimila foto che raccontano la sua vita. Moro ha sempre parlato e scritto allo stesso modo, sia da giovane, quando fu scelto tra i costituenti. Lo stile, i contenuti, erano gli stessi anche alla fine, quando scriveva le lettere dalla sua prigione. Non era affatto impazzito come qualcuno lo ha dipinto". 

Viaggi

Sei stato anche nei luoghi della sua vita oltre che consultare documenti e carte private? "Ho viaggiato molto - spiega il direttore de L'Espresso -  per visitare i suoi luoghi e quelli di coloro che lo hanno influenzato. E' però un libro che contiene anche episodi che sono legati pure ai miei, di ricordi. Mio padre, era un cronista Rai, mi portò a vederlo. Fu la prima volta che vidi una figura importante delle politica. Stava pregando in una chiesa, non avevo mai visto una figura così importante dal vivo. Ero davvero molto piccolo. Quindi sì, c'è anche la cronaca personale. Poi il 16 marzo 1978 ci passai con il pullmino della scuola per l'incrocio di via Fani. Gli attentatori erano già lì ma noi non potevamo saperlo. Quella mattina, dopo la strage, tutti i genitori vennero a prenderci per riportarci a casa. Mai dimenticherò quel giorno". 

Moro e la società italiana

"Il rapimento Moro - conclude Damilano - per importanza nella sua drammaticità può essere paragonato all'undici settembre per gli USA. Nulla sarà più come prima. Anche qui è stato così. Episodi di questa portata oltra allo scalpore che immediatamente provocano, innescano paura ma allo stesso tempo creano anche un senso di comunità". La cosneguenza più grave qual'è stata, se dovessimo sceglierne giusto uno:  "La democrazia italiana, dalla morte di Moro, si è pian piano ma costantemente sempre più indebolita. Questo è l'aspetto anche più preoccupante". 

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