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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Corbo (Pd): "Parlamentare al massimo per tre mandati"

Il consigliere provinciale padovano del Partito Democratico interviene sul tetto massimo e le relative deroghe che il partito ha posto ai mandati dei parlamentari

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi

Le deroghe. Questo è ormai diventato il tema forte nel dibattito interno al Pd. Lo Statuto del Partito prevede infatti che si possa ricoprire il ruolo di parlamentare al massimo per tre mandati. Poi, ci si troverà altro da fare nella vita. Sono previste tuttavia delle deroghe, che il Partito nazionale concede a parlamentari di lungo corso che, per qualche motivo, si ritiene debbano essere ricandidati per la quarta (o quinta, o sesta) volta. Ed allora si discute su quante saranno queste deroghe: non più di venti dice qualcuno, non più di trenta dice qualcun altro...e, mentre fuori l'economia reale e quella finanziaria stanno crollando, dentro il Partito ci si balocca con questo ennesimo pretesto per non parlare di temi reali.

Dico la mia opinione, con l'idea che tale questione venga affrontata in fretta, risolta in maniera radicale e poi finalmente si possa tornare (o cominciare) a parlare delle cose che interessano veramente al Paese. Secondo me, se si prevede un tetto massimo ai mandati dei parlamentari, non ha alcun senso prevedere deroghe. Potremmo non fissare alcun tetto, affidando per esempio agli elettori di scegliere i parlamentari in sede di primarie senza limitazione alcuna, ma, ripeto, nel momento in cui un tetto invece lo fissiamo, non c'è alcuna motivazione razionale per derogare a questo.

Altrimenti, stiamo replicando la solita logica correntizia, per la quale tutti i vari notabili otterranno la deroga in cambio del loro prezioso appoggio alle prossime primarie, mentre persone anche capaci, saranno (giustamente) escluse per il superamente del limite dei tre mandati. Alle scorse elezioni fu, per la stessa ragione, escluso Nando Dalla Chiesa, mentre tutti i "papaveri" ricevettero la loro bella deroga. A quel tempo, come Giovani Democratici, protestammo, chiedendo che anche a Dalla Chiesa venisse estesa la preziosa dispensa, ma, probabilmente, anche la nostra era una posizione debole, perchè ad ogni deroga segue una "mancata deroga", con (legittime) polemiche annesse. Insomma, mi viene in mente il famoso comandamento imposto dalla casta dei suini nella "Fattoria degli animali" di Orwell «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri». 

Per questi motivi, ritengo non si debba concedere alcuna deroga alle prossime elezioni politiche rispetto al limite dei tre mandati. Gli esclusi, dopo aver trascorso così tanto tempo in Parlamento, avranno certamente le competenze e le conoscenze necessarie per trovare un altro lavoro, nelle istituzioni, in politica o magari anche fuori, continuando a contribuire al bene del Pd e dell'Italia. Nel frattempo, si potrebbero liberare degli spazi per i giovani che da tanti anni lavorando nei circoli, per gli amministratori che ogni giorno si confrontano coi problemi del territorio, per professionisti e lavoratori che, portando nuova linfa dall'esterno, si candidino a vincano alle elezioni primarie per il Parlamento.

Ovviamente, un'eccezione dovrebbe in ogni caso essere prevista: quella per il candidato premier. Se infatti le primarie per la premiership dovessero indicare come candidato una persona già da un bel po' in Parlamento, sarebbe un ridicolo eccesso di zelo impedirgli di candidarsi: lui dovrebbe guidare il Governo o, nella peggiore delle ipotesi, l'opposizione ed è quindi opportuno che alla Camera (od al Senato) ci stia. Ma tale deroga rimanga isolata, e si dia così un bel segnale all'esterno, si mostri che il PD è un gruppo che lavora insieme, e non un'accozzaglia di notabili in cerca di riconferma. E, a quel punto, si torni a parlare di cose serie.

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