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Nereo Tiso, Pd: «Adesione del comune rete Ready? Bisognava discuterne in consiglio comunale»

Il nodo del contendere è legato alla maternità surrogata, tema sul quale il consigliere  ha una posizione molto critica, che ribadisce. Ecco perché Tiso critica la decisione presa dalla giunta comunale

Non è affatto d'accordo, il consigliere Nereo Tiso, con la decisione della giunta padovana di aderire alla rete READY antidiscriminazione Lgbt. Il nodo del contendere è legato alla maternità surrogata, tema sul quale il consigliere  ha una posizione molto critica, che ribadisce. 

Consiglio

«Mi dispiace che, un argomento così importante, non sia stato discusso - esordisce il consigliere del Pd - in Consiglio Comunale, organo rappresentativo della città che è portatore di sensibilità diverse che avrebbero potuto confrontarsi. Non condivido il metodo soprattutto su queste questioni che hanno bisogno di un confronto ampio. Naturalmente su alcune questioni, come il significato di “famiglia”, le posizioni spesso divergono. Ma non è la sola. Non c’è mai stata un dichiarazione ufficiale da parte del movimento Lgbt sul rifiuto del metodo della maternità surrogata. Solo una minoranza di Arcilesbiche, a quanto è dato a sapere,  si è espressa contro. Chi decide di utilizzare questa pratica decide di privare della madre per il resto della sua esistenza il bambino che nascerà.   La madre surrogata firma un contratto per consegnare ad altri, il figlio che nascerà da lei, dal suo corpo. Una mercificazione che lede violentemente il corpo della donna utilizzandolo semplicemente come strumento per garantire il figlio partorito per conto di altri. Tutti ci guadagneranno da questa pessima pratica: naturalmente la donna che mette a disposizione se stessa e, talvolta, la sua povertà;   l’organizzazione e, infine, chi porterà con sé il bambino».

Donne

«Qui non c’è solidarietà, attenzione a chi è in difficoltà, ma solo - ci tiene a evidenziare Tiso - mercificazione della vita della donna. Ricchi personaggi che si possono permettere di spendere tra 130/150 mila euro per andare in USA o Canada e comprare il corpo di una donna scelta secondo le proprie caratteristiche per partorire un figlio per loro conto. Una pratica ignominiosa che utilizza il corpo, l’utero della donna per soddisfare i propri desideri di paternità. Donne che mettono a disposizione se stesse per partorire senza diventare madri e “vendendo” il figlio del proprio ventre a uomini  che lo richiedono perché non potranno mai averne. I meno ricchi possono recarsi in India dove i prezzi sono decisamente più bassi perché, donne miserabili, sono disponibili per poter sfamare gli altri, spesso innumerevoli, figli. Il consumismo dei corpi e dell’assenza di madri. Non riesco a rendermi conto che si facciano queste scelte che di umano hanno ben poco: usare il corpo delle donne come merce, e comprare un figlio che sarà senza madre. Perché privare della madre un bambino? (O, seppur con altre tecniche, del padre?). Credo che tutti noi, abbiamo o abbiamo avuto, un rapporto speciale con nostra madre che rimarrà indelebile per tutta al nostra esistenza. A questo questo bambino verrà precluso per scelta. Un figlio che, nelle pagine web delle agenzie organizzate per queste pratiche, nascerà sicuramente “sano”».

Bambini

«Che fine faranno - conclude Tiso - i bambini che si scoprirà non essere sani? Forse questa non è discriminazione perpetrata da chi, giustamente, non vuol essere discriminato? Per questo, ritengo che all’interno della rete Ready, così come leggo nella dichiarazione d’intenti, ci sia una sorta di ipocrisia. Giustamente si chiede per Lgbt solidarietà perché nessuno deve essere discriminato, ma si trascura di parlare di questa violenta pratica che, oltre che discriminatoria,  usa la debolezza della donna e lascia il figlio senza se madre. Credo che tutto ciò fosse sufficiente per una maggiore riflessione nella nostra città».

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