rotate-mobile
Politica

Ostanel sul fine vita: «Introduciamo una possibilità, aumentiamo i diritti, non ne togliamo»

Interviene subito dopo il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, per esprimere un parere diametralmente opposto, la consigliera Elena Ostanel. E' il secondo intervento della giornata, il primo tra i favorevoli

Interviene subito dopo il consigliere regionale Stefano Valdegamberi, per esprimere un parere diametralmente opposto, la consigliera Elena Ostanel. E' il secondo intervento della giornata, il primo tra i favorevoli. «Per la prima volta nella sua storia nell’aula del Consiglio regionale Veneto si discute e vota una legge di iniziativa popolare. Una legge che più di 9000 cittadini del Veneto hanno sottoscritto, chiedendoci di discuterla ed approvarla.E davanti a questa richiesta dal basso, serve che ogni rappresentante eletto per stare in quest’aula si prenda la propria responsabilità di fronte alle cittadine e ai cittadini veneti, con ancora più attenzione rispetto ai provvedimenti di ‘ogni giorno’. Perché su questa legge ci sono più di 9.000 nomi e cognomi, persone, cittadini veneti, elettori di posizionamenti politici trasversali. cattolici e laici, di destra e di sinistra, che farebbero questa scelta o meno, che magari hanno dei dubbi ma accanto hanno un amico, un familiare, un paziente che chiede la libertà di scegliere o che sanno potrebbe averne bisogno». 

«L’appello che mi sento di fare, fin dall’inizio di questo mio intervento, è di mantenere il dibattito sul merito delle questioni poste dalla proposta di legge di iniziativa popolare, facendo un’operazione di verità, senza inquinare il confronto con aspetti che poco hanno a che fare con quello che stiamo andando ad approvare. Troppo spesso nel percorso di approvazione di questa legge ci siamo divisi in una polarizzazione, tra pro-vita e pro-choice, uscendo quindi dal merito della proposta e perdendo di vista la questione centrale, che è la persona nel suo diritto ad una vita vissuta con dignità dalla nascita fino alla morte e la relazione tra medico e paziente», spiega.

«I cittadini fuori da questa aula ci guardano con molta attenzione e si aspettano un dibattito certamente franco ma onesto e rispettoso. Purtroppo, spesso i toni che si sono visti in questi mesi hanno rispecchiato la necessità di alcuni di posizionarsi pensando di racimolare qualche consenso in più. Penso a chi ha voluto dipingere chi oggi voterà favore come quelli della “cultura della morte”, a chi ha minacciato di inserire i favorevoli in una specie di lista di proscrizione, in un clima di caccia alle streghe che non si addice ai toni che in quest’aula si dovrebbero tenere. O che almeno io ho sempre voluto vedere fin da quando vi vedevo in streaming mentre ancora non c’ero qui. O a chi ha pensato bene di attaccare l’ufficio legislativo che non ha fatto altro, nella difficoltà di norme sovrapposte e complicate, su un tema difficile, di provare ad indicarci la via. Sta a noi oggi decidere come votare e decidere se approvare o meno un progetto di legge di iniziativa popolare». 

«Sarebbe forse più corretto lasciar perdere queste dichiarazioni e lavorare per far rispettare le richieste dei cittadini, ma oggi vorrei che a chi ci guarda – e sono certa saranno in tanti - arrivasse chiaro il messaggio che quest’aula oggi è divisa, non tra favorevoli e contrari, ma tra chi ha svolto il suo lavoro con responsabilità e ha deciso. Non dovrebbe oggi guidarci nessuna massimizzazione del consenso. Se è un istinto, che spesso chi fa politica ha, e credetemi nessuno ne è immune, nemmeno io, penso a due cose semplici: alle parole di Stefano Gheller in quest'aula e al fatto che potrei essere io un giorno ad aver bisogno di una norma chiara, certa, sicura.  Mentre ero seduta accanto a lui in quest’aula ho pensato a cosa avrei fatto se fossi stata nelle sue condizioni. Se ci fossero stati i miei figli, i miei genitori, i miei amici più cari. E ho pensato che avrei voluto scegliere. E se in un primo momento avevo anche ventilato l’ipotesi di presentare un mio Progetto di legge sulla falsariga di quello che stiamo per votare, ho ritenuto opportuno lasciare appunto all’iniziativa popolare, dal basso, la possibilità di fare emergere questo bisogno. Perché l’obiettivo in politica non dovrebbe essere solo la ricerca di un consenso per sé e la forza politica che si rappresenta ma prima di tutto il cercare di dare risposte ai bisogni e cercare la strada migliore perché queste si concretizzino». Infine una precisazione su una questione molto dibattuta per tutto il giorno. Per cosa si vota: «Noi oggi siamo qui a discutere della regolamentazione di un diritto che, ricordo a tutti i colleghi consiglieri, esiste già, ed è sancito dalla Sentenza 242/2019 della Corte costituzionale. Perché sì, nonostante alcuni colleghi consiglieri abbiano raccontato in modo fazioso e scorretto quello che andremo a discutere oggi, “l’esecuzione del proposito di suicidio, – cito dalla sentenza della Corte – autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente” è già un diritto, manca solo una regolamentazione chiara che ne definisca tempi e modalità di esecuzione. Oggi noi non facciamo altro che rispondere alla richiesta che la Corte costituzionale già nel 2018 faceva al legislatore nazionale. Non inventiamo nulla di nuovo, rispondiamo anche ai cittadini, che ancora una volta ci ricordano quanto la politica sia un passo indietro rispetto alle richieste della società. L’introduzione della presente disciplina serve a definire un procedura armonica che definisce i tempi relativamente ad ogni fase, inclusa quella di competenza del Comitato etico e le modalità inerenti la procedura indicata dalla Corte costituzionale e, dunque, ad eliminare eventuali residui di incertezza e problematicità rispetto all’erogazione di una prestazione sanitaria suddivisa in più fasi, dalla verifica delle condizioni alla verifica delle modalità di autosomministrazione e del farmaco che possa garantire una morte rapida, indolore e quindi dignitosa nel senso più profondo del termine». Ostanel sottolinea: «Su una cosa vogliono essere chiara: se oggi noi approviamo questa norma, togliamo la libertà a qualcuno che non vuole beneficiarne di doverlo fare? La risposta è no. Introduciamo una possibilità, aumentiamo i diritti, non ne togliamo».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ostanel sul fine vita: «Introduciamo una possibilità, aumentiamo i diritti, non ne togliamo»

PadovaOggi è in caricamento