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La rete antifascista dopo gli scontri di piazza: «Noi caricati senza motivo. Il questore deve dimettersi»

E' stato ribadito che nel corteo non c’era solo un centro sociale ma una rete di realtà diverse come Non Una di Meno, Asu, Adl Cobas e altri. «Ci sono ragazze ferite e un uomo ha rischiato di perdere l'occhio»

La rete antifascista che ha organizzato il presidio poi divenuto corteo contro la presenza di antiabortisti e Forza Nuova ha, in una conferenza stampa sabato 30 marzo, ha spiegato le proprie ragioni rispetto a quanto accaduto la sera del 29 e le cariche della polizia. Secondo la questura provocate, secondo gli organizzatori invece le cariche sono state assolutamente ingiustificate. Per questo chiedono le dimissioni del Questore, Paolo Fassari. A organizzare l'appuntamento di venerdì il centro sociale Pedro, Adl Cobas e San Precario ai quali si sono aggiunte diverse sigle e realtà della città. 

Richiesta di dimissioni

«Il questore deve dimettersi - hanno detto - Non c’è stata nessuna aggressione da parte del corteo». Alcuni attivisti erano travestiti da donna, con indumenti che richiamano a un immaginario antico. Vestiti di nero, con il foulard e lo scopettino. La “donna del Medioevo” che vorrebbero ancora oggi così coloro che sfilavano tra Santo e piazza Antenore. In conferenza stampa è stato fatto notare che non potevano essere queste piccole scope, un problema di ordine pubblico. «E non c’è stato alcun lancio di bottiglie», sottolineano.

Contuse

Sono intervenute anche le persone, ragazze per lo più, che sono rimaste contuse. Lisa ha ricevuto 5 punti di sutura in testa, Irene ha invece un lieve trauma cranico. Proprio lei chiede che si metta un numero di riconoscimento sui caschi della polizia. Poi la richiesta al prefetto: «Me lo paghi lui il ticket sanitario di 25 euro. E poi si dimetta». Il passo indietro del questore è il leit motiv di tutta la conferenza stampa: «Non è affatto piaciuta la gestione dell’ordine pubblico».

Rete antifascista

Giordano Padovan, di Rif. comunista, ha preso un colpo all’occhio e rischia di dover essere operato. Anche lui presente in conferenza stampa, a testimonianza che nel corteo non c’era solo un centro sociale, il Pedro, ma una rete di realtà diverse come Non Una di Meno, Asu, Dal Cobas, la rete degli Studenti Medi, Catai, Potere al Popolo, Marzolo,  Palestra Popolare Chinatown, Quadrato Meticcio  e altri.

Scudi

A detto di Padovan, «gli scudi più piccoli in dotazione alle forze dell’ordine hanno complicato tutto, tanto che la polizia reagiva anche al solo sentire un piccolo contatto perché con le gambe scoperte anche un piccolo movimento poteva essere interpretato con un atteggiamento aggressivo».

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