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Bonavina: «Curva sud, noi parte lesa ma c'è ancora chi sostiene idiozie»

L'assessore allo sport torna a parlare delle indagini sui lavori all'Euganeo e si toglie qualche sassolino: «In trent'anni nessuno ci aveva mai messo mano. Se abbiamo chiesto i danni? Assolutamente, era anche previsto nel contratto in caso di ritardi»

Il can can che è tornato a scatenarsi attorno alla vicenda della curva sud dello stadio Euganeo, dopo un weekend animato dalle notizie sul termine delle indagini, l'invito alla trasmissione di TV7 Triveneta, condotta dal giornalista Francesco Cocchiglia, per  l'assessore e avvocato, nonché ex calciatore, Diego Bonavina, è stata l'occasione per tornare a parlare e rispondere sull'argomento. La premessa fa intendere che, nonostante i mesi difficili, è ancora convinto di questa operazione: «In trent'anni nessuno ci aveva mai messo mano. Di gente che dice quanto sia brutto l'Euganeo ce n'è tanta. Ma nessuno ha mai fatto nulla per migliorarlo» premette con una certa decisione, l'assessore allo sport. 

Il cantiere

Bonavina prima di tornare alla vicenda delle indagini spiega i prossimi passaggi che riguardano il cantiere: «La trave principale va leggermente rialzata e riposizionata. Non una operazione semplice, ma è necessario farlo per poter poi terminare il lavoro. Poi, nel giro di 20 giorni, il collaudo verrà terminato», spiega. «La curva sud va ultimata, e sono fermamente convinto che chi la giudica brutta cambierà certamente idea una volta finiti i lavori».

La "bellezza" dell'Euganeo

L'Euganeo è nato brutto, c'è poco da fare. Se anche solo metà delle perplessità nate attorno alla curva oggi, ci fossero state al tempo in cui è stato progettato, forse saremmo qui a raccontare storie diverse. Ma così non è andata. Figlio di Italia '90, è uno dei simboli dello sperpero e degli errori di quegli anni. La pista di atletica che costringe gli spettatori a trovarsi lontano dal terreno di gioco era legata a un vincolo, al netto del malaffare, le tangenti e tutte quelle cose di cui sappiamo che hanno contraddistinto quegli anni, soprattutto in occasione di grandi eventi. «I fondi usati nel 1990, in undici casi sono andati a chi nel progetto inseriva la pista di atletica, venendo richiesto un impianto polifunzionale, quindi tutti gli stadi nuovi la avevano. C'è però una eccezione. Trieste oggi ha uno stadio esteticamente bello perché loro scelsero, in alternativa, di fare una piscina, all'esterno. E il progetto passò e oggi si ritrovano uno stadio che magari non è perfetto, ma esteticamente è bellissimo ed è un piacere sia giocarci che sedersi a vedere la partita. Seguendo quel principio ci siamo mossi quando abbiamo chiesto il finanziamento. I soldi ricevuti per i lavori dello stadio sono fondi che richiedevano, per essere erogati, la stessa peculiarità: la polifunzionalità. I due palazzetti sono stati la proposta dell'amministrazione patavina e per questo il ministero ha finanziato il progetto». Il modello Trieste 90 aggiornato agli anni '20 del secolo successivo, in pratica. Ed ha funzionato. 

L'affidamento

«Noi abbiamo fatto una gara pubblica, hanno partecipato tre ditte. Chi ha vinto (La Esteel, n.d.r.) aveva fatto la proposta migliore. I lavori sono partiti a rilento a causa della pandemia. Il Covid ha inizialmente bloccato tutto, ma sapevamo perfettamente che una volta finita l'emergenza i lavori sarebbero ripresi. Il ritardo in principio nasce da questo. All'inizio non eravamo troppo preoccupati, anche se si è dovuto fare fronte ai rincari per la crisi mondiale causata dalla pandemia. Quello è stato un altro problema che abbiamo dovuto affrontare. E qualche intoppo lo ha creato, perché era difficile anche reperire i materiali in quel momento», spiega Bonavina ripercorendo i vari passaggi temporali che hanno caratterizzato i lavori per la curva sud. «Poi è arrivata l'apertura del fascicolo, che ha portato al un nuovo stop. Sono state fatte tutte le indagini possibili e immaginabili e sapete benissimo che anche il sottoscritto è stato chiamato in causa. Dopo di che lo stesso pubblico ministero ha ritenuto di chiedere l'archiviazione della mia posizione, perché dopo cinque mesi di intercettazioni, chi lo sa cosa pensavano di trovare, ma era abbastanza evidente che non ci fosse nulla da trovare. Il giudice ha avallato la richiesta di archiviazione, da quel momento, febbraio 2023, sono uscito anche da un punto di vista processuale, come il sindaco. Non c'era alcun disegno di chi lo sa che tipo, da parte nostra. Questo mi sembra chiaro ormai», dice un po' amareggiato Bonavina. 

I rinvii a giudizio

«A quel punto l'indagine è continuata. Noi rappresentiamo il Comune di Padova, rappresentiamo tutti i cittadini padovani. Si è fermata un'opera non si sa per colpa di chi. Bisogna essere garantisti fino alla fine e aspettiamo l'esito, ma certamente noi non stiamo inermi. Ma se quest'opera non è stata finita nei tempi che erano stati scritti, nell'appalto erano specificati, è chiaro che il comune di Padova ha subito un danno ed è parte lesa, al netto delle chiacchiere e delle idiozie che ancora c'è chi ripete. Ed è ovvio che chiederemo i danni, come era pattuito». La cimice a Palazzo Moroni, il telefono sotto controllo, l'indagine, rimangono una brutta pagina, anche personale. «Non è bello essere sbattuto sulle pagine dei giornali per una cosa che sai di non aver fatto. Ma nel momento stesso in cui si decide che si vuole lavorare per la città, si deve fare. Fare. Io ho scelto di fare così, con tutti i rischi del caso. Vorrei ricordare che erano trent'anni che l'Appiani era in quella situazione. E non si era neppure mai pensato a fare qualcosa. Anche lì, vedremo se saremo scontenti o al contrario, molto soddisfatti, quando tra poco termineranno i lavori. E l'Euganeo idem. Non si era mai fatto nulla. A criticarlo tutti bravi, ma mai nessuna amministrazione aveva anche solo pensato di metterci mano. Forse non era un'opera fondamentale per la città, ma mettere le mani sullo stadio, cercare di migliorarlo, io la ritengo una cosa giusta».

I palazzetti

«L'occasione è stata quella di dare alla città anche due palazzetti, di cui c'è bisogno perché non c'è solo il calcio ma anche tanti altre discipline che reclamano spazio - continua Bonavina - .E portare i tifosi a pochi metri dal campo, dopo anni di lamentele ci pareva una cosa giusta anche nell'ottica di aiutare la squadra della nostra città. Accontenta solo i tifosi, inteso solo gli ultras? Io sono convinto che una volta aperta, molte persone la riempiranno e anche l'atmosfera allo stadio cambierà». Bonavina appare talmente sicuro che dice, quasi a sfidare chi lo critica per questa vicenda: «C'è un'amministrazione comunale in Italia che investe su uno stadio comunale? Mi piacerebbe che qualcuno mi rispondesse a questa domanda».

Il processo

Infine un'ultimo sassolino se lo leva appena terminata la trasmissione. «Ieri (domenica per chi legge, ndr), ho addirittura letto che nonostante siamo stati prosciolti io e Sergio - dice Bonavina riferendosi al sindaco Giordani - secondo la Procura avremmo spinto perché si accelessero i lavori. Allora, chiariamoci: o siamo stati prosciolti o non lo siamo stati. Non esistono entrambe le cose. E in ogni caso, lo si dice in riferimento ad atti che dovrebbero essere secretati. Non so se propendere per una effervescente fantasia di chi lo ha scritto, oppure se pensare a quel famoso detto che dice che a pensar male si fa peccato, ma spesso non si sbaglia». 

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