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Tito Livio, lo sdegno dello politica: «La scuola libera perché antifascista»

Lo striscione esposto da una decina di neofascisti fuori dal Liceo Tito Livio, ha destato clamore e scatenato reazioni in tutto il paese

Lo striscione esposto da una decina di neofascisti fuori dal Liceo Tito Livio, ha destato clamore e scatenato reazioni in tutto il paese. E' quello che cercavano, dopotutto. Un'azione durata pochissimi minuti, il tempo di fare la foto con lo striscione srotolato, ha però provocato grande sdegno. Questo nella stessa giornata in cui a Firenze si sarebbe svolta la grande manifestazione antifascista nazionale, organizzata in seguito al pestaggio fascista davanti a un Liceo. Non a caso, verrebbe da dire. Ma è anche lo stesso giorno in cui, proprio a Padova, si è sfilato per protestare contro il ministro Piantedosi. 

Reazioni

L'assessora al sociale del Comune di Padova, Margherita Colonnello, ha così commentato: «Condanno la dimostrazione fascista davanti al Liceo Tito Livio. Il manifesto che portavano i dimostranti costituisce un vero e proprio attacco alla scuola democratica, che è libera in quanto antifascista. Agli studenti e ai docenti del Tito Livio, grande scuola che ho l'orgoglio di aver frequentato, va tutta la solidarietà. Il Tito Livio, grazie a docenti come Msrio Todesco, è stata una scuola cardine per la Resistenza. Il valore della libertà è custodito nelle sue aule e corridoi, non sarà un gruppo di fascisti esterno alla scuola ad intaccarlo». Si è fatta sentire anche la consigliera regionale del PD Veneto, Vanessa Camani: «Ancora una volta, laddove vengono affermati i valori costituzionali, che parlano di diritti e di libertà, frange politiche come CasaPound e la loro derivazione giovanile si insinuano in modo vergognoso. La vergogna sta nei simboli, come quelli esibiti a Padova da alcuni rappresentanti di Blocco Studentesco. E sta nelle parole, che hanno come unico obiettivo quello di combattere la Costituzione italiana sostituendo ad essa un generico richiamo alla libertà. Sappiano che nel nostro Paese, Costituzione e Libertà sono una simbiosi inscindibile», ha evidenziato. Poi anche Camani ha sottolineato quello che è stato il refrain di tutta la giornata a seguito del diffondersi della notizia: «La scuola è libera proprio perché fondata sulla Carta antifascista». Un punto sul quale non è che c'è da essere d'accordo o meno, perché è un principio fondante della nostra Costituzione. Anche i sindacati hanno duramente condannato quanto avvenuto a Padova: «Davanti a quest’ultima provocazione Cgil Cisl e Uil dicono chiaro e forte che la scuola è libera proprio perché antifascista. Dire il contrario equivale ad un ossimoro, uno slogan senza senso che può fare presa solo su chi non conosce la storia del nostro Paese e dimostra di non aver capito come si è sviluppato un regime feroce e repressivo che ha ingabbiato l’Italia per un ventennio portandola alle leggi razziali, alla guerra, distruzione e miseria». I sindacati rincarano poi la dose con quello che potremmo definire un ammonimento: «Un episodio come quello successo è indicativo della sfrontatezza con cui si muovono, anche nel nostro territorio, le organizzazioni di chiara matrice fascista. È giunta l’ora di porre un freno ad esibizioni come questa e il Governo farebbe bene a prendere una posizione di netta condanna. Al momento invece notiamo solo un assordante e imbarazzante silenzio». 

Sdegno

«Vergognoso - ha commentato la deputata del Pd, Rachele Scarpa - lo striscione esposto da alcuni militanti non più così giovani davanti al liceo Tito Livio di Padova. Nel loro volantino attaccano, citandole, le associazioni Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari, a cui esprimo solidarietà, perché negli scorsi giorni avevano ribadito, in seguito al grave pestaggio di Firenze, che non c’è posto per lo squadrismo nei nostri luoghi di istruzione». Anche l'onorevole Alessandro Zan ha sottolineato la gravità di quanto accaduto. Lo ha espresso in un tweet definendo provocazione l'esposizione dello striscione: «Le organizzazioni neofasciste devono essere sciolte. Il Governo da che parte sta?». Il giornalista padovano David Parenzo, che il Tito Livio lo ha frequentato, è stato meno prosaico e li ha definiti semplicemente «imbecilli». 

Zan tweet-2

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