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Il pilota padovano Sontacchi rilancia l'iniziativa "Ri-mettiamoci in moto"

Archiviato in maniera positiva il primo corso di pilotaggio per ragazzi disabili, il team Maxidrift torna in pista e per il futuro promette: “Con Benoit Thévenaz saremo i primi in Europa a rimettere in sella anche un pilota tetraplegico”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi

Percezione, riconoscimento, decisione, azione. Dietro la spiegazione tecnica del meccanismo cerebrale necessario per guidare in sicurezza, denominato catena PeRiDeA, c'è un mondo fatto di sogni. Un filo di gas e massima cautela col freno, senza la preoccupazione di finire nella sabbia. Lasciarsi andare all'emozione di una nuova prima volta con un un'unica raccomandazione: mai perdere la lucidità. A Castelletto di Branduzzo, Pavia, si riparte dalle basi per il primo corso di guida sicura e sportiva aperto anche a piloti disabili. Dieci i corsisti presenti in aula, con i loro accompagnatori.

"Il percorso - chiarisce il tecnico federale FMI, Paolo Marchioni - si articola secondo una prima fase teorica, abbastanza sostanziosa, utile a preparare i ragazzi a ciò che sta per accadergli. Vi saranno poi una serie di prove in sella - inserimento marce, frenata - a moto statica. Io sarò lì con loro; li assisterò passo passo e fin quando non sarà ciascuno dei partecipanti a dirmi che è pronto per provare non partiremo. Possono servire una, due, tre prove. Non c'è fretta. L'importante, quando si decide di partire, è avere la consapevolezza che si può fare. Ma a scegliere saranno sempre loro. Due tecnici del nostro staff li aiuteranno nella partenza, a cui dedicheremo particolare attenzione. Una volta preso il via, io li precederò in pista e adeguerò la mia velocità a quello che è il loro passo. Costruiremo insieme la velocità che ritengo che ciascuno dei corsisti possa mantenere, senza andare in pericolo. Il secondo giorno poi, una volta acquisita maggiore confidenza, procederemo secondo un percorso personalizzato per ciascun pilota".

L'appuntamento del 22-23 marzo scorsi "si è chiuso con estrema soddisfazione", spiega l'ideatore Maximilian Sontacchi, pilota paraplegico oggi responsabile del team Maxidrift: "I ragazzi che hanno deciso di unirsi a noi nel progetto "Ri-mettiamoci in moto", nato soltanto lo scorso anno, sono sempre più numerosi e questo non può che renderci orgogliosi. Rispetto alla scorsa stagione abbiamo rinnovato la location, spostandoci da Cremona a Castelletto di Branduzzo, la nostra nuova casa per questo 2016; riconfermando però la stessa formula, con una prima parte di avvicinamento teorico e psicofisico alla guida del motociclo e una seconda parte che prevede la messa in pratica su pista con moto adattate; ovviamente rispettando tutti i canoni di sicurezza, come da regolamento. Disponiamo di quattro Kawasaki ZX-6R 636; il costo d'acquisto dei comandi speciali necessari ad adattare la moto all'uso di un disabile rappresenta al momento il nostro limite principale ma vedere la motivazione, la passione, che riusciamo a trasmettere a questi ragazzi che con il nostro appoggio trovano la forza di salire nuovamente in moto dopo l'incidente non ha prezzo".

Chiedersi come questo possa avvenire, è una domanda che sorge spontanea. Un'idea difficile da concepire. Un po' per chiunque: "Conoscevo la storia di Max; possono dirti quello che vuoi, ma finché non sei tu a sperimentare in prima persona, sulla tua pelle, questa esperienza, non ce n'è", racconta Federico Perotti, primo prodotto della scuola, ormai parte integrante del team Maxidrift. "Abbiamo fatto fede di un sacco di insegnamenti ed errori del corso passato per migliorarci; la nuova location è bella e il fatto dell'ovale decisamente interessante: avere una zona dove fare il primissimo giretto da soli è una vera figata. Paolo, inoltre, si riconferma bravissimo anche a livello del training mentale: importantissimo, molto più di quello tecnico. Sbloccarsi a livello psicologico è la cosa più difficile. Bisogna darsi degli obiettivi ma, vi assicuro, non c'è niente da reimparare. Non si perde niente dell'insegnamento di prima, è soltanto un discorso di testa. Certo, se uno era un fermone prima… è un fermone anche adesso (scherza, ndr). Tecnicamente dal primo corso ad Adria non ho appreso niente di nuovo, eppure, vado dieci volte più forte. Si tratta solo di ritrovare fiducia".

Il secondo step, per un corso dal livello leggermente più avanzato, è fissato ora per il 15 aprile presso il Motodromo di Castelletto di Branduzzo (PV); i migliori tra i corsisti saranno scelti per prendere parte ad una giornata di test in programma il giorno seguente (16 aprile) a Adria con lo scopo di valutare la possibilità di entrare a far parte della squadra corse, con la partecipazione alle principali tappe del circuito europeo Rehm Race Days.

Desiderio, volontà, istinto. E una caparbietà impressionate, anche quando la disabilità si fa un pochino più significativa. "Il nostro progetto - rivela Maximilian Sontacchi - è arrivato anche all'estero, dove ha riscosso un discreto successo mediatico. Quest'inverno abbiamo avuto l'opportunità di essere ospiti di un ex stella del motocross, Benoit Thévenaz, che gestisce una pista a Bullet (Svizzera). Quel weekend ha rappresentato una svolta per noi: adesso l'idea è quella di rimettere in sella non soltanto ragazzi paraplegici ma anche tetra-plegici, quindi non auto-sufficienti. Sarebbe un primato in Europa. Una bella sfida".

Che l'atleta romando, seguito dal terapista ticinese Andrea Lombardi, è già pronto a cogliere al volo: "Una nuova stagione di motocross, la decima, sta per iniziare senza di me. Ci sono momenti che sono sempre piuttosto delicati da vivere ma, nonostante il passare degli anni, la passione non è sfumata. Mi sono sempre ripetuto che col tempo sarebbe svanita, invece, direi che non è proprio questo il caso. Ho deciso di venire ad assistere al primo corso organizzato da Maximilian portando il mio KTM elettrico e, come previsto, abbiamo preso le misure per poter provare anche la moto da pista. Le modifiche da apportare alla Kawasaki ZX-6R 636 non sono troppe; cambio, frizione e freni a parte. Nel frattempo ho girato per la prima volta con il mio KTM su una pista da supermotard: all'inizio avevo un po' di apprensione ma la gestibilità di questa moto è sorprendente; giro dopo giro ho preso dimestichezza e sono perfino riuscito ad abbassare i miei riferimenti cronometrici di 11 secondi. E' chiaro che sono ancora lontano dai tempi di una volta ma l'importante è riuscire a migliorarsi sempre. E le sensazioni, al termine del weekend, erano più che positive". Perché dare tutto sé stesso per ciò che si ama vuol dire rialzarsi e spingersi oltre i propri limiti, pur di arrivare alla meta. Anche nella corsa più difficile della propria vita.

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