Spiega il professor Foresta: «I PFAS, integrandosi nella membrana degli spermatozoi, non solo alterano la capacità fecondante, ma possono essere iniettati nell’ovocita durante le tecniche di fecondazione in vitro»
L’importanza di questo recettore è spiegata dal fatto che lo spermatozoo, per raggiungere l’ovocita e fecondarlo, deve percepire piccole variazioni di temperatura che gli permettono di risalire fino alla cellula uovo
La ricerca coordinata dal professor Foresta ha dimostrato per la prima volta a livello internazionale come circa il 20% dei Pfas presenti nel sangue sia poi ritrovato anche nel liquido seminale e in particolare negli spermatozoi, rappresentando pertanto un ulteriore fattore di rischio per la fertilità maschile
La ricerca condotta dall'Università di Padova su mille ventenni veneti parla chiaro: “Gli agenti inquinanti riducono la produzione di spermatozoi e la lunghezza dell’organo riproduttivo maschile”
Il team di Andrologia e medicina della riproduzione umana dell'azienda ospedaliera di Padova, diretto dal professor Carlo Foresta, ha condotto una ricerca su un gruppo di giovani frequentatori di saune