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Economia

Agricoltura, urgono 3mila lavoratori stagionali. Cia: «Vanno salvati i nostri prodotti»

La Confederazione italiana agricoltori chiede alle istituzioni di intervenire affinché le filiere di prodotti agricoli locali non vadano perdute a causa della mancanza di manodopera

L'economia è quasi immobile a causa del Coronavirus eppure c'è un settore che oggi più che mai ha bisogno di lavoratori. É quello dell'agricoltura: moltissimi prodotti sono alla fase della raccolta ma manca la manodopera che abitualmente giunge dall'estero. Con le frontiere bloccate si rischia che le colture non possano giungere sulle tavole, finendo per privilegiare i prodotti provenienti dall'estero affossando ulteriormente l'economia locale.

Eccellenze a rischio spreco

A lanciare il grido d'allarme è la Confederazione italiana agricoltori (Cia) di Padova. «La stagione è iniziata e con essa la raccolta di fragole, lattuga, cicorie, coste, asparagi che in molti casi sono eccellenze del nostro territorio come i bisi (piselli) di Baone - commenta il direttore Maurizio Antonini - Tali eccellenze rischiano di rimanere sui campi, con danni enormi per l’intera filiera agroalimentare». Cia chiede espressamente alle istituzioni di intervenire: «In tanti supermercati sono esposti prodotti esteri ma adesso più che mai bisogna privilegiare le nostre tipicità per far ripartire l’economia locale - prosegue Antonini - Il Governo deve intervenire, specie per risolvere il problema dei lavoratori stagionali».

Reintrodurre i voucher

La raccolta dei prodotti va quasi sempre realizzata a mano. Abitualmente la manodopera arriva dall'Est Europa ma oggi, con le frontiere bloccate, si rischia di non trovarla. Cia stima che nel Padovano servirebbero oltre 3mila lavoratori e per semplificarne l'approvvigionamento propone di reintrodurre i voucher agricoli: «Permetterebbero lo svolgimento dei lavori da parte di studenti, disoccupati, pensionati, lavoratori stagionali di altri comparti - spiega il direttore - Poter regolarizzare con voucher ad hoc la loro prestazione sarebbe un’utile integrazione al reddito e una risorsa importante per la continuità delle produzioni».

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