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Economia

Coronavirus, Pan: «Occasione per impostare un "nuovo Rinascimento" dell’economia regionale»

«La crisi dettata dall’emergenza Coronavirus deve diventare occasione per ripensare il modello distributivo delle filiere agroalimentari venete, in particolare dei comparti del "food" e del "wine" che sono l’asse portante dell'"industria" turistica e dell’export veneto»

«La crisi dettata dall’emergenza Coronavirus deve diventare occasione per ripensare il modello distributivo delle filiere agroalimentari venete e per impostare un "nuovo Rinascimento" dell’economia regionale, e in particolare dei comparti del "food" e del "wine" che sono l’asse portante dell'"industria" turistica e dell’export veneto»: lo ha ribadito l’assessore regionale all’Agricoltura, Giuseppe Pan, incontrando i grossisti, i rappresentanti dei grandi mercati ortofrutticoli del Veneto (Verona Mercato, MAAP di Padova e C.O.M di Treviso), dei mercati dei produttori (Chioggia e Lusia) e di Federdistribuzione.

I dati

Un incontro (in videoconferenza), coordinato dal direttore del Direzione Agroambiente della Regione Gianluca Fregolent, che fa seguito a quelli con il "Tavolo verde" regionale, gli operatori della filiera del latte, del settore ortofrutta e del florovivaismo, organizzati dall’assessore per monitorare e rappresentare le esigenze dei diversi comparti del sistema agroalimentare veneto in vista dei prossimi decreti di aiuto straordinario che il Ministero per le Politiche agricole sta formulando. Se il sistema delle grandi catene dei supermercati e ipermercati registra in questi giorni incrementi di fatturato del 14-15% a livello nazionale, con aumenti delle vendite di frutta e verdura del 10-12%, diversamente i grandi mercati ortofrutticoli regionali registrano solo nelle due prime settimane di marzo un calo dei volumi e del fatturato del 20-25% , con punte fino al 40 % per i grossisti del Maap di Padova, a causa del crollo del turismo e del fermo totale della ristorazione. Per i produttori diretti di radicchio, primizie e ortaggi in foglia - hanno testimoniato i mercati di Brondolo a Chioggia e di Lusia in Polesine - lo stop dei mercati rionali e delle fiere di primavera ipoteca il 70 per cento del fatturato annuale e getta nell’incertezza totale aziende agricole, centri di raccolta e l’intera filiera territoriale. Ma, nel contempo, l’impennata delle vendite online fa ragionare produttori locali e grossisti sull’apertura di nuovi canali distributivi, sinora poco esplorati.

Giuseppe Pan

Spiega l'assessore Pan: «La filiera agroalimentare è l’asse portante della società e dell’economia. È stata la prima ad essere colpita dall’emergenza sanitaria, ma deve essere anche la prima a ripartire, con un nuovo modello organizzativo che colga le opportunità indicate dalle criticità emerse in questa grave esperienza di crisi. Dobbiamo farci trovare pronti alla ripartenza, progettando sin d’ora nuove sinergie tra le catene della grande distribuzione, le grandi piattaforme distributive dei mercati all’ingrosso, le realtà dei mercati dei produttori e le nuove catene distributive al dettaglio, per rilanciare, in Italia e all’estero, immagine, qualità e vendita del "made in Italy". In questo momento procediamo a quantificare le perdite effettive e quelle potenziali dei diversi comparti, ma presto arriveranno aiuti e finanziamenti dall’Unione Europea e dallo Stato italiano: non è mia intenzione perseguire la logica dei bandi di compensazione o indennizzo, ma intendo piuttosto progettare l’impiego delle risorse straordinarie che arriveranno per sostenere l’evoluzione del nostro modello produttivo e distributivo e creare piattaforme, strutture di servizio e impianti di trasformazione e stoccaggio oggi indispensabili per la tenuta delle filiere e la loro competitività nei mercati nazionali e internazionali. Solo coniugando le esigenze della grande distribuzione organizzata con quelle dei produttori locali e creando le condizioni per cui le grandi catene privilegino il cibo italiano potremo impostare un vero piano di rilancio e promozione delle eccellenze alimentari del "made in Veneto"».

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