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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Oltre 15 mila euro di spese in più all'anno per le imprese agricole padovane

È l’effetto della guerra in Ucraina, sottolinea un report di Crea. Cia Padova: «Le aziende sono in crisi, servono specifiche agevolazioni e la garanzia del prezzo finale di vendita dei prodotti»

Nel 2022 la guerra in Ucraina e l’onda lunga del covid potrebbero causare aumenti di spese per le 11.740 aziende agricole padovane fino a 15.722 euro (in più) rispetto all’anno precedente. Lo rivela uno studio di Cia Padova (rielaborazione dati del rapporto “Guerra in Ucraina: gli effetti sui costi e sui risultati economici delle aziende agricole italiane”, a cura di Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria). «Un ordine di grandezza che dà l’idea della difficilissima congiuntura che stanno attraversando tutte le imprese agricole - sottolinea il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato - .Subito dopo l’invasione della Russia sono stati registrati incrementi a doppia cifra dei costi di produzione, in particolare relativamente a carburanti, combustibili, fertilizzanti, sementi, piantine, prodotti fitosanitari e mangimi. Su tutti, l’aumento del prezzo dell’energia è il principale fattore scatenante l’inflazione».

Speculazioni e numeri

«Tutto questo spesso si declina in mere speculazioni da parte di chi fornisce le materie prime». Sei le voci di costo considerate nello studio: in primo luogo i fertilizzanti, che rappresentano la componente dei costi correnti con il maggior incremento di spesa: dai 2.896 euro medi all’anno, ad azienda, ai 7.819 euro (+170%). Con punte di oltre 10mila euro per le imprese ortofloricole. Per i mangimi, la spesa corrente passerà dai 4.043 euro ai 7.682 euro (+90%), mentre il gasolio agricolo dai 2.833 euro ai 6.544 euro (+129%). Se lo scenario non dovesse mutare da qui alle prossime settimane, i costi delle sementi e delle piantine si innalzeranno dai 2.643 euro ai 5.022 euro (+90%). I prodotti fitosanitari subiranno una variazione, al rialzo, del 15%: dai 1.359 euro, in media, all’anno, ai 2.107 euro. E non è finita qui. Tutti quegli agricoltori che si rivolgono a terzisti per la coltivazione dei terreni vedranno le loro spese correnti ai massimi storici: da un’uscita media di 1.359 euro a 2.107 euro (+56%). Picchi stimati di 5.455 euro per le imprese con granivori e 4.383 euro per quelle specializzate nella coltivazione dei cereali.

Incrementi

«I maggiori incrementi – osserva Trivellato – si stanno verificando nelle aziende che si occupano di seminativi, cerealicoltura e ortofloricoltura a motivo dell’effetto congiunto dell’aumento dei costi energetici e dei fertilizzanti. L’inevitabile innalzamento dei prezzi finali dei prodotti può compensare solo in parte gli aumenti dei costi che ogni singolo agricoltore è tenuto a sostenere. Da qui la richiesta che Cia ha avanzato al Governo, ovvero che il comparto agricolo sia destinatario nel breve periodo di specifici aiuti: “Durante la pandemia abbiamo affermato che per superare un momento di gravità eccezionale servivano interventi dello Stato altrettanto eccezionali. Lo stesso vale adesso, a più di tre mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina. Le nostre aziende hanno bisogno di agevolazioni e sostegni diretti. Fra le misure immediatamente attuabili, la garanzia del prezzo di vendita del prodotto: Le uscite sono certe, non, appunto, il prezzo di vendita finale, dato che in questa fase il mercato è estremamente volatile. Posto che - conclude Trivellato - al di là delle oggettive difficoltà di reperimento delle materie prime agricole, e dei prezzi in crescita in maniera esponenziale, sono in atto dei fenomeni di speculazione che non sono giustificabili. Il Governo stesso è chiamato a monitorare la situazione».

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