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«La nostra Università accolga i giovani afghani»: l'appello del presidente del Consiglio degli Studenti

«Se fossi nata in Afghanistan ora sarei in preda alla paura»: comincia così l’appello di Emma Ruzzon, presidente del Consiglio degli Studenti

«Se fossi nata in Afghanistan ora sarei in preda alla paura»: comincia così l’appello che Emma Ruzzon, presidente del Consiglio degli Studenti dell'Università di Padova, ha voluto pubblicare sul proprio profilo social.

Afghanistan

Aggiunge Emma Ruzzon: «È passata ormai una settimana dalle tragiche scene a cui abbiamo assistito inermi e scioccati dai nostri telefoni, eppure non è stato fatto ancora nulla. Se fossi nata in Afghanistan sarei passata dall’essere studentessa e donna a vedere la mia identità completamente annullata. Sarei stata espulsa dalla mia Università; sarei stata licenziata; non sarei più uscita di casa senza un accompagnatore di sesso maschile e ogni manifesto ritraente un volto femminile sarebbe stato strappato, annullato come tutte le donne. Gli afghani hanno già pagato a caro prezzo i danni di decenni di politiche imperialiste perpetrate dagli Stati occidentali e ora, nel momento del bisogno, questa tragedia sembra non toccarci. Se l’Europa è davvero patria dei diritti come si vuole sempre definire, è giunto il momento di dimostrarlo: creiamo corridoi umanitari, accogliamo e aiutiamo il popolo afghano costretto ad abbandonare la propria terra e smettiamo di nasconderci dietro messaggi di cordoglio e solidarietà che lasciano il tempo che trovano».

Richiesta

Emma Ruzzon conclude l’appello con un’accorata richiesta all’Università di Padova: «Spero che anche il nostro Ateneo possa cogliere questo appello: 'Universa Universis Patavina Libertas' recita il motto della nostra Università, che dalla sua fondazione ad oggi si è sempre schierata a favore dei più deboli e a difesa della propria libertà accademica. Oggi, come Ateneo, abbiamo ancora una volta la possibilità di fare una scelta di parte, aiutando migliaia di giovani afghani a fuggire dalla propria terra e a ricostruire qui il proprio futuro: agiamo ora, prima che sia troppo tardi».

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