rotate-mobile
(nessun video da visualizzare)

Dal Veneto a Kharkiv gli aiuti per le città liberate dove si ricostruisce malgrado le bombe

Arrivano gli aiuti, in Ucraina? E perché si ricostruisce se c'è ancora il conflitto in atto? Siamo stati in una delle città liberate dall'occupazione russa per vedere perché si aprono cantieri nonostante i bombardamenti e per capire dove vanno le donazioni che partono dalla nostra regione

Arrivano gli aiuti, in Ucraina? E perché si ricostruisce se c'è ancora il conflitto in atto? Sono semplici quesiti che ci si pone tutti, forse perché è sempre difficile immaginare cosa sia la guerra. Dove ci troviamo, a Kharvik, la seconda città del paese dopo Kiev, hanno vissuto le peggiori situazioni. I carri armati in città, i bombardamenti, gli incursori russi asseragliati in edifici pubblici, come nel caso di una delle scuole della città dove si è consumata una sanguinosa battaglia. Due giorni per respingere il nemico, difficile pensare a superstiti tra le file russe visto anche com'è ridotto l'edificio. Siamo a una ventina di km dalla Russia. A una decina di minuti di auto da questo che è uno dei luoghi simbolo di questa guerra, soprattutto in questa città, c'è un grande quartiere popolare. Edifici alti, tantissimi appartamenti in ognuno. Centoventi di questi sono stati bombardati. Con i civili dentro. Non c'è una ragione al mondo che autorizzi dei soldati, neppure il guerra, a puntare le armi sulla popolazione. Eppure accade sempre. Chi sopravvisse a quei giorni di attacchi è scappato via. Indimenticabili le immagini delle persone che cercavano di guadagnare un posto sul treno per raggiungere la salvezza. Dal 24 febbraio 2022 molto è cambiato, da quanto nel settembre dello stesso anno è stata liberata. Molti sono tornati indietro. Ci sono cantieri ovunque. Dove si è bombardato si vuole ripulire e ricostruire, se si può. Quando cade un missile in città, fatto assolutamente plausbibile ogni giorno, anche se fortunatamente altre armi impediscono la maggior parte delle volte che questi possano andare a bersaglio, si rimuove tutto immediatamente. Come se si volesse voltare pagina immediatamente. Ed è una delle risposte alla seconda delle due domande iniziali. Irpin, bombe sui quartieri (Ph. Ivan Grozny Compasso

Per quanto riguarda la prima, gli aiuti arrivano eccome. E vengono subito distribuiti. In città è stato aperto un nuovo centro di raccolta dalla Fondazione Hope Ukraine che funge da punto di connessione per 560 comuni, consentendo la collaborazione e lo scambio di informazioni con altre organizzazioni, enti pubblici e volontariato per le attività a sostegno delle persone colpite dalla guerra. «L’apertura di questo hub a Kharkiv si aggiunge a quelli già operativi di Kyiv e Chernivtzi ed è un altro passo in avanti nella collaborazione tra Italia e Ucraina. Questa nuova apertura ci permette di compiere un’azione ancora più capillare e rapida nel far arrivare aiuti a chi ne ha bisogno», dichiara Marco Toson, Presidente Fondazione Hope Ukraine. Tantissimi i donatori. Ci sono anche le 8 mila scarpe donate da parte dall'azienda calzaturiera Geox. Le scarpe donate sono state distribuite nella regione di Kharvik, con particolare attenzione alle scuole.Ci sono più di 20 pallet di beni confiscati, tra cui vestiario, giocattoli, cibo e acqua, che sono stati donati da parte dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dal Quadrante Europa di Verona. Prodotti di buona qualità che l’autorità giudiziaria ha destinato ad un utilizzo per finalità sociali. E poi ci sono tanti medicinali raccolti anche da comuni, come quello di Abano Terme ad esempio. «C'era bisogno di tutto qui, all'inizio - spiega Leonid Kolonavov - anche se ora le cose vanno decisamente meglio. Però non dobbiamo pensare solo alle grandi città, perché lì è più facile fare arrivare gli aiuti. Ma sono i piccoli municipi, i villaggi, che avevano bisogno di ricevere ciò di cui c'è bisogno. Per questo è importante che ci sia una terza hub. Noi qui ci stiamo dando una mano tra noi, ma senza l'aiuto che è arrivato da fuori sarebbe stato impossibile». Kolonavov è un imprenditore e presidente del club Rotary della città. Ha coinvolto tutti i soci in attività di supporto. Mentre ci parla suona l'allarme che avverte di un nuovo attacco sulla città. Succede ogni giorno, più volte. «Tu dici che ci può abituare a questo? Certo, si può fare ogni giorno come se nulla fosse. Andare a lavorare, fermarsi a bere un caffé. Ma ci sono le sirene e il coprifuoco che ci ricordano come siamo costretti a vivere in Ucraina. Ma non è vero che ci si abitua, ci si adatta, ma non ci si abitua». 

Kiev, la vita e la guerra (Ph. Ivan Grozny Compasso

Video popolari

Dal Veneto a Kharkiv gli aiuti per le città liberate dove si ricostruisce malgrado le bombe

PadovaOggi è in caricamento