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Martedì, 23 Aprile 2024
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Movida, l'amministrazione boccia i misuratori del rumore. Residenti sul piede di guerra

Padova Futura: «E' emerso un modo completamente diverso di visione della città: c'è chi la vuole chiusa e chi aperta»

L'amministrazione dice di noi ai fonometri nelle piazze. La proposta della consulta del quartiere centro di acquistare delle centraline per misurare i decibel della musica e del rumore prodotto dalla movida notturna, è stata bocciata per motivazioni legali. Secondo gli uffici di Palazzo Moroni non è di competenza musicale la misurazione nè l'acquisto. La scelta ha fatto infuriare i residenti, che durante l'ultima riunione (alla quale era presente l'assessore all'ambiente, Andrea Ragona) hanno mostrato tutta la loro rabbia e promesso di non fermarsi qui.

Padova Futura

C'è chi però si schiera dalla parte dell'amministrazione o quantomeno ne comprende l'atteggiamento. Come l'associazione Padova Futura, che alle scorse elezioni era una lista politica a sostegno di Giordani. Così come altre liste civiche che invece sulla questione movida si stanno muovendo contro le scelte del sindaco. «Anche stavolta il tema ci riguarda, e anche stavolta qualcuno ha puntato il dito sui giovani e sulla necessità di meccanismi di controllo, come i fonometri - scrivono in una nota - .L’amministrazione ha spiegato le problematiche tecniche di acquistarli, ma oltre a questo, pensiamo che sia necessaria una riflessione di tipo politico sull’idea di città verso la quale ci si vuole muovere. Alla fine dei conti, alla Consulta Centro di martedì, non sono emerse posizioni diverse sui fonometri, ma due vere e proprie visioni opposte di città».

Movida

Il tema tocca uno dei punti cari a Padova Futura, che nella scorsa campagna elettorale aveva avanzato proposte per i giovani, tra cui paternità e i micronidi di prossimità, e ora siamo alla movida: «Il tema è più ampio della movida: parlare, incontrarsi, dialogare significa vivere. E sono cose che tutti facciamo fuori dall’orario di studio e di lavoro. Dal nostro punto di vista, ogni azione dell’amministrazione deve essere rivolta a far convivere le diverse anime ed esigenze della città. Sono stati recuperati i Giardini dell'Arena e creati i Navigli; il Parco della Musica è stato reso un altro luogo di incontro tra i giovani: tutto ciò ha già contribuito molto ad attenuare il congestionamento serale del centro storico. Possiamo quindi ammettere che alcuni residenti soffrono i rumori della vita notturna? Non l’abbiamo mai negato. Ma le colonnine servono solo a rendere oggettivo un tema che nessuno nega. Una città dev’essere a misura di tutti. Il messaggio che è emerso martedì, da parte di alcuni, è la volontà di arrivare a una città chiusa, poco frequentata, meno attrattiva e con conseguenti danni per la sua immagine, l’Università e il commercio. Non ci piace il fatto di enfatizzare piccole isolate situazioni, per dare forza alla tesi di chiudere e militarizzare il centro. Se l’obiettivo è questo, non ci stiamo assolutamente. Crediamo invece che Padova debba continuare ad aspirare a un modello di città aperta, accogliente, universitaria, di ispirazione europea. Casomai dobbiamo incentivare la presenza di maggiori eventi e di intrattenimento in luoghi adatti, in centro e nei quartieri, con l’obiettivo di coinvolgere i residenti e non certo disturbarli. Come è stato fatto appunto per i Giardini dell’Arena e al Parco Milcovich, in precedenza luoghi degradati. Ad esempio pensiamo bene al futuro della Prandina stessa, dove si è tenuta la Consulta: su quell’area c’è una situazione di stallo da anni. Sicuramente l’integrazione tra residenti e studenti, vita notturna e riposo è una sfida, ma una sfida importante che va affrontata con il dialogo politico e che con la finalità della mediazione e dell’integrazione delle parti. La storia dimostra che le zone frequentate da persone civili portano vita e allontanano la criminalità»

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