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Anziani non autosufficienti e disabilità, dalla Regione 10 milioni per interventi nelle strutture

La Giunta regionale ha approvato la delibera in cui sono determinati i criteri e le modalità per la presentazione delle richieste da parte di soggetti pubblici e privati senza scopo di lucro per la realizzazione di interventi sugli immobili destinati all’erogazione di servizi destinati all’assistenza di persone anziane non autosufficienti e persone con disabilità

La Giunta regionale del Veneto, su proposta dell’assessore alla sanità e ai servizi sociali Manuela Lanzarin, ha approvato la delibera in cui sono determinati i criteri e le modalità per la presentazione delle richieste da parte di soggetti pubblici e privati senza scopo di lucro per la realizzazione di interventi sugli immobili destinati all’erogazione di servizi destinati all’assistenza di persone anziane non autosufficienti e persone con disabilità. Il provvedimento deve ora ricevere il parere alla Commissione consiliare competente per poter essere approvato in via definitiva.

Fondo di rotazione

L’assessore regionale alla sanità e ai servizi sociali ricorda che nel 2017 è stato reintrodotto lo strumento del fondo di rotazione per interventi nel settore sociosanitario. Il fondo di rotazione è una modalità utile per sostenere gli enti abbattendo i costi dei prestiti, ancorché i soggetti debbano restituire alla Regione i fondi anticipati. Per venire incontro alle difficoltà economiche dovute alla pandemia, recentemente, il Consiglio regionale ha previsto l’allungamento del periodo di restituzione che da dieci è stato portato a quindici anni. Inoltre, il prestito senza interessi e la modalità “a rotazione” permette di utilizzare nel tempo le risorse finanziarie a disposizione, via via che gli enti beneficiari restituiscono le rate dei finanziamenti ricevuti, reinvestendoli in altri progetti.

10 milioni

«Per il 2021 - riferisce l’assessore - si metteranno a disposizione 10 milioni di euro. Andranno a finanziare quegli interventi sugli immobili che prevedono un miglioramento delle condizioni di sicurezza per le persone che usufruiranno dei servizi. Oltre ai lavori mirati a contenere la diffusione del virus, sono finanziabili quelli di adeguamento alla disciplina antincendio e antisismica, quelli sugli spazi necessari all’erogazione dei servizi, compresa la dotazione impiantistica per i gas medicali, nonché per il completamento di interventi di ristrutturazione già in corso laddove si proceda con un nuovo lotto funzionale. Con la pandemia il sistema formato dai soggetti pubblici e privati nell’ambito dei servizi sociali e socio-sanitari, è stato messo in forte difficoltà. Non solo ha registrato maggiori oneri di prevenzione, sanificazione e strutturali, dettati dalle necessità di isolamento, contenimento del contagio e adozione di speciali misure di sicurezza per gli ingressi di routine e per le visite dei familiari, ma ha dovuto misurarsi anche con una flessione del numero di nuovi ingressi di ospiti con conseguente riduzione degli introiti. Una situazione che ha reso più difficile anche la conclusione degli adeguamenti già avviati. Con questa opportunità di finanziamento miriamo a procedere con una ulteriore azione di sostegno allo sforzo che vede protagonisti i centri sevizi e, quindi, dare ancora un segno concreto di attenzione alla persona e alle famiglie».

Interventi

L'esperienza maturata negli anni precedenti, ha determinato la scelta di concentrare l’80% degli interventi nel settore anziani per migliorare gli edifici dove si svolge attività in residenzialità e semi residenzialità ed il rimanente 20% nel settore che vede nell’assistenza alle persone con disabilità un’opportunità per migliorare le condizioni di ambienti come le comunità alloggio ed i centri diurni. La copertura dei fondi, attraverso il contributo a restituzione, è fissata all’80% delle spese ammissibili (solo per le IPAB non commissariate la copertura potrà essere del 100%). Il contributo massimo è stabilito in 1.000.000 di euro per il settore “anziani” e di 200.000 per il settore “disabili”. Ogni domanda non potrà prevedere una spesa inferiore a 100.000 euro.

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