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La siccità fa schizzare i prezzi del cibo: per i padovani 160 euro pro capite in più

Sottolinea Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova: «Frutta e verdura quest’anno costeranno complessivamente alle famiglie padovane 33 milioni di euro in più e precedono sul podio pane, pasta e riso con un aggravio di 27 milioni di euro, e carne e salumi per i quali si stima una spesa superiore di 25,5 milioni rispetto al 2021»

La siccità con il taglio dei raccolti spinge l’inflazione nel carrello della spesa alimentare con un aumento complessivo del +9,6% tra prodotti freschi, come frutta e verdura, e lavorati in una situazione resa già difficile dai rincari legati alla guerra in Ucraina che colpiscono duramente le imprese e le tavole dei consumatori: è quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione a luglio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Aumenti

L’aumento dei prezzi scatenato dal mix esplosivo dell’aumento dei costi energetici e del taglio dei raccolti a causa del clima costerà nel 2022 alle famiglie italiane quasi 9 miliardi di euro soltanto per la spesa alimentare, secondo l’analisi della Coldiretti. Pertanto per le famiglie padovane si parla di almeno 150 milioni di euro di maggior spesa, il che significa 160 euro a testa. Sottolinea Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova: «Frutta e verdura quest’anno costeranno complessivamente alle famiglie padovane 33 milioni di euro in più e precedono sul podio pane, pasta e riso con un aggravio di 27 milioni di euro, e carne e salumi per i quali si stima una spesa superiore di 25,5 milioni rispetto al 2021. Al quarto posto la frutta, con 15 milioni, che precede latte, formaggi e uova (12 milioni), pesce (11,5 milioni) e olio, burro e grassi (10 milioni) che è però la categoria che nei primi sei mesi del 2022 ha visto correre maggiormente i prezzi. Seguono con esborsi aggiuntivi più ridotti le categorie “acque minerali, bevande analcoliche e succhi”, “zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci”, “caffè, tè e cacao” e “sale, condimenti e alimenti per bambini».

Prezzi

Se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea. «Le nostre imprese agricole - aggiunge Bressan - registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio». A spingere i rincari è anche l’aumento della dipendenza alimentare dall’estero è il fatto che nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari dell’estero, dal grano per il pane al mais per l’alimentazione degli animali, sono cresciute in valore di quasi un terzo (+29%), aprendo la strada anche al rischio di un pericoloso abbassamento degli standard di qualità e di sicurezza alimentare, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi cinque mesi dell’anno. «Come abbiamo ribadito in occasione dell’assemblea nazionale di Coldiretti - aggiunge Bressan - nella quale abbiamo indicato le cinque priorità strategiche per i primi 100 giorni del governo che uscirà dalle elezioni del 25 settembre, occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni. Intanto nell’immediato bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro, grazie alle risorse del Pnrr. In questo contesto è importante l’apertura del Governo alla nostra proposta sulla defiscalizzazione del costo del lavoro».

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