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Venerdì, 19 Aprile 2024
Attualità Ospedaletto Euganeo

Baratto, Amici Bambini Chernobyl: «Dobbiamo prepararci ad accogliere minori traumatizzati dalle bombe»

ABC Onlus ha sede a Ospedaletto Eugano e dal 1996 si occupa di orfani ucraini offrendo esperienze di accoglienza in famiglia, cure mediche e sostegno per bambini che spesso sono abbandonati a causa della povertà e dell'alcolismo che dilaga in Ucraina

L’acronimo ABC sta per Amici Bambini di Chernobyl. Il 26 aprile del 1989, in quella che si chiamava ancora Unione Sovietica, esplodeva il reattore numero quattro della centrale nucleare. Una tragedia che sconvolse l’Europa e aprì di fatto a quella che sarebbe stato la dissoluzione dell’Urss, che per la prima volta in quella occasione mostrò al mondo tutte le sue fragilità. L’inizio della fine. Ora in Ucraina anche se occupata dai militari russi, la cittadina di Chernobyl era stata costruita dai sovietici proprio per ospitare i tecnici, gli operai e i militari che avrebbero poi prestato servizio all’impianto. Migliaia di famiglie.

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Quella tragedia mise in evidenza la difficile situazione della popolazione, soprattutto i minori. Per questo in tantissimi in tutta Europa si sono prodigarono per dare loro una mano, negli anni successivi. Chi li ospitava nei periodi estivi, chi li sosteneva a distanza. ABC onlus nacque proprio per aiutare tutti questi bambini ed è frutto dell’unione di diversi comitati che si adoperavano in tal senso in quegli anni. Con sede a Ospitaletto Euganeo, l’associazione nasce nel 2002 ma già nel 1996 aveva cominciato a operare per aiutare bambini bisognosi. Oggi tanti di quei ragazzi hanno a loro volta dei figli e con loro vivono sotto le bombe. «Siamo in contatto con gli accompagnatori dei minori che lavorano nei vari orfanotrofi e ci raccontano il dramma che stanno vivendo», ci spiega Leonardo Baratto, che è una delle anime di ABC. «Noi ci occupiamo solo di orfani, anche se non tutti hanno davvero perso i genitori. Sono orfani sociali, finiscono in questi istituti per via della povertà da un lato e dall’altra perché c’è un grave e diffuso problema di alcolismo che coinvolge e sconvolge sia uomini che donne. E le conseguenze sono queste». 

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Uno degli istituti più grandi è quello di Buča, che fu trasformato dal suo direttore in un Liceo Linguistico, è quello con cui ABC cominciò a lavorare. Poi la collaborazione si è allargata a numerosi altri istituti del Paese. Il supporto è anche medico sanitario oltre che fatto di progetti e di collaborazione, e poi ovviamente c’è l’accoglienza. «Lavoravamo – spiega Leonardo Baratto -  con 17 istituti, poi nel 2012 una legge ne fece chiudere alcuni per cominciare con gli affidamenti famigliari ma non tutto è andato per il meglio. C’erano famiglie infatti lo facevano, di farsi affidare minori, solo per ottenere i contributi dallo Stato ma non sempre rispondendo ai bisogni dei bambini, che spesso di lì scappavano. E se non lo facevano era perché costretti a rimanere».

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Tra interventi, donazioni e cure sanitarie, sono tanti gli interventi promossi da ABC: «In Italia abbiamo ospitato i bambini fino a quando non si è palesato il Covid. Passavano qui il periodo estivo e le vacanze di Natale, ma molti avevano bisogno di cure e per questo si è arrivati a ospitarli fino a dieci settimane. Con gli Istituti e i loro responsabili abbiamo sempre avuto ottimi rapporti. Abbiamo accolto circa un migliaio di minori facendoli venire qui in Italia, nella provincia di Padova, Rovigo e Mantova. In questi giorni siamo in contatto con il nostro referente che è sul posto, stiamo cercando di portare in salvo le ragazze che anni fa sono venute qui bambine. Ci stiamo provando, ma lì c’è la guerra. Manteniamo comunque anche i contatti con diversi Istituti che ancora esistono nonostante la legge del 2015». Già 2014 la situazione in Ucraina si fece pesante, con la guerra nel Donbass: «Nel 2015 insistemmo per portare qui i bambini proprio da quella regione, circa una quarantina famiglie si dissero disponibili a ospitarli. Riuscimmo a portarne qui solo diciotto. Abituati alle bombe, di notte si svegliavano per nascondersi sotto i tavoli. Dobbiamo prepararci ad accogliere persone, quindi anche bambini, che questo trauma lo stanno vivendo proprio adesso».

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