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Per ripartire: la nascita del biodistretto della Conca di Amatrice porta la firma di un padovano

Tra gli artefici c'è Marco Santori, che ora vuole esportare il modello di “pratica virtuosa di ecologia e di rinascita” in tutto il territorio nazionale, Veneto in primis

Ambiente, agricoltura, ricostruzione. Tre parole che messe assieme possono creare un futuro diverso, soprattutto in alcune zone del paese (Veneto compreso). L’esempio viene dalle zone terremotate di Amatrice, ma “la mano” è quella di un padovano che oggi guarda all’agricoltura biologica come modello per un ambiente diverso, più sano e più a dimensione naturale, che diventa anche riscatto e ripartenza per molte persone e territori. Come nel caso della conca di Amatrice, a tre anni dal terremoto.

Marco Santori

Uno degli artefici della nascita del biodistretto agricolo post sisma è Marco Santori, originario di Amatrice trapiantato a Padova, impegnato da anni in progetti di microcredito attraverso Etimos Foundation (di cui è il presidente), fondazione che si occupa di finanza etica ed economia sociale, finanza per lo sviluppo e microcredito. Sempre con la fondazione ha sviluppato esperienze di post emergenza in Sri Lanka, Abruzzo ed Emilia promuovendo tramite la finanza inclusiva modelli innovativi di ricostruzione del tessuto economico locale. Santori ha poi un’altra “giacca” da indossare in questo campo, ossia quella di presidente di Fan, una nuova società per azioni operante nella produzione e nella commercializzazione di prodotti da forno biologici di alta qualità legata alla galassia Alce Nero. Tre anni fa Marco Santori ha fatto partire - poco dopo la tragedia del terremoto - il Comitato Amatrice Terra Viva, un comitato misto di due regioni Veneto-Abruzzo che ha voluto essere l’inizio di un lavoro a medio e lungo termine per non abbandonare una terra già fragile e non sempre capace di reagire e che ha promosso negli anni reti e partenariati oltre a varie iniziative nel comprensorio.

Conca Amatrice 2-2

Il biodistretto

Uno dei primi step è proprio questo, il biodistretto allargato, che ha l’obiettivo di contribuire alla rinascita economica della conca di Amatrice partendo dalle 14 aziende agricole del territorio che aderiscono ad una associazione ed una impresa sociale nate grazie alla collaborazione tra il comitato originario, Alce Nero e Legambiente. Dalla terra a un prodotto trasformato, dalle fiere locali alla commercializzazione anche all’estero il passo è stato “breve” grazie alla figura di Santori, che ha tessuto le fila delle tre realtà che rappresenta. E che ora plaude al lavoro silenzioso degli agricoltori «perché soltanto grazie alla loro tenacia e al coraggio con i quali hanno continuato ad arare e seminare durante le scosse siamo riusciti a commercializzare i primi prodotti ottenuti dalle coltivazioni bio». Prodotti che il prossimo autunno Alce Nero venderà addirittura in Giappone , in particolare il frollino mela e cannella ottenuto dal grano Solina coltivato nel comprensorio che oggi già troviamo nei supermercati italiani a marchio Alce Nero. «Il progetto - prosegue Marco Santori - è nato per solidarietà ai contadini messi in ginocchio dal terremoto, ora prosegue con successo perché i loro prodotti sono ottimi e vendono a prescindere dal fatto che provengono da una zona martoriata».

I commenti

Plaude all’iniziativa anche Rossella Muroni, deputata di Leu ed ex presidente di Legambiente: «La politica dovrebbe cominciare ad ascoltare le esigenze dei territori a volte considerati marginali. Ecco perché spero che presto il Senato approvi in via definitiva la legge sul biologico votata alla Camera. Nella prossima legge di Bilancio invece dobbiamo riuscire ad ottenere misure ad hoc» spiega riferendosi all’Iva al 4% che potrebbe essere applicata agli imprenditori che operano in zone difficili. In loco il sindaco di Amatrice, Antonio Fontanella, chiede «una zona franca di almeno 8 anni con una fiscalità agevolata per i nostri imprenditori» e spera di replicare l’idea del bio-distretto in chiave turistica per offrire ai visitatori una esperienza non soltanto legata all’agro-alimentare ma anche alla bellezza e alla ricettività di Amatrice. Aggiunge il consigliere regionale Fabio Refrigeri: «La sfida ora non è soltanto la ricostruzione, è la costruzione assecondando la natura del territorio, che era stata violata ben prima del terremoto». Chiude Cristiana Avenali, direttrice dell'ufficio di scopo per i Piccoli Comuni della Regione Lazio: «Siamo la prima regione italiana ad essersi dotata di una legge sui bio-distretti, essenziale per risollevare le sorti dell'economia delle zone centrali italiane». Un modello, quello di Amatrice, che oggi dunque può fungere da esempio anche in altre parti del paese e che lo stesso Santori vuole esportare presto anche nella sua regione, il Veneto, e neò bellunese in primis, dove si sta lavorando proprio al biodistretto delle Dolomiti.

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