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Giovedì, 25 Aprile 2024

Da Budomierz al seminario di Rubano, il racconto di chi ha portato in salvo i piccoli orfani ucraini

Per farli arrivare qui l’azienda Cavinato oltre a mettere a disposizione i due pullman ha anche fornito gli autisti, cinque, che si sono offerti volontari. Due di loro, Simone Buson e Mirco Righetto fanno anche parte della spedizione organizzata e lanciata da Confapi

Tremiladuecento km hanno percorso i due pullman dell’azienda Cavinato che il primo marzo sono arrivati al seminario di Rubano. Partiti da Budomierz, tre notti e quattro giorni di viaggio per portare più di sessanta bambini al riparo dalle bombe. Sono chiamati orfani sociali perché quasi mai hanno perso davvero i genitori, nella maggior parte dei casi invece o sono stati da loro stessi abbandonati o sono state le autorità a toglierglieli, a fronte di situazioni colme di miseria e violenza, nella maggior ragione parte dei casi alimentati dall’abuso di alcool. Poi è arrivata pure la guerra. Per questo si è aperta per loro questa opportunità, di poter cominciare una nuova vita. Per farli arrivare qui l’azienda Cavinato oltre a mettere a disposizione i due pullman ha anche fornito gli autisti. Cinque, che si sono offerti volontari. Due di loro, Simone Buson e Mirco Righetto fanno anche parte della spedizione organizzata e lanciata da Confapi alla quale hanno aderito anche Croce Verde e Protezione Civile.

«A un certo punto ci siamo resi conto che la notizia dell’arrivo di questi bambini fosse su tutti i giornali. Comprendevamo ci fosse una grande attenzione ma noi eravamo concentrati solo su quello che dovevamo fare. Portare in salvo questi ragazzini. Si è fatto di tutto per proteggerli, anche da voi media», scherza Simone. Mirco ci mostra sulle mappe il percorso fatto. «Sono stati bravi per tutto il viaggio, che poteva essere molto stancante anche per degli adulti, figuriamoci per dei bambini. Sono stati bravissimi invece». Obbligata la tappa a Varsavia per visti e documenti, indispensabili per poterli accogliere. «I bambini erano stremati dalle tante ore di attesa. Ma sono stati stupendi. Qualcuno parlava anche qualche parola d’italiano. C’era chi da noi c’era stato per brevi periodi. È bello saperli al sicuro», dice sorridendo Mirco. «Lo scenario che abbiamo trovato lì sul confine, era davvero drammatico. Mamme e donne soprattutto, con tutti questi bambini. C’erano file e file di passeggini abbandonati. Per fortuna c’era chi ha pensato di organizzare la distribuzione di pasti caldi, di fornire una prima assistenza. Uno scenario davvero desolante, tanto buio ma pieno di persone speranzose di mettersi in salvo».

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